
Le Camere vivono giornate di fibrillazione. Prima di affrontare l’elezione del nuovo presidente della Repubblica, il Parlamento deve concedere il via libera definitivo alla manovra. Entro il 31 dicembre. Perché va assolutamente scongiurato il rischio dell’esercizio provvisorio. Dopo aver già blindato il decreto fiscale, il passo successivo è mettere in sicurezza con la doppia fiducia il decreto sul Piano di ripartenza e resilienza e, infine, il decreto che ha istituito il Super Green pass. Questo il timing dei lavori di Camera e Senato, almeno fino a metà gennaio. Ciò che al momento è certo è il rush finale del Parlamento per “liberare” i calendari dai provvedimenti urgenti: la legge di Bilancio, il decreto Pnrr e il Super green pass.
Intanto, la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, ai microfoni Radio 24, sostiene che al vertice del centrodestra “il tema Quirinale credo verrà anche affrontato, ma parleremo anche di altre cose. Di cose da parlare ce ne sono sempre tante. Non si può parare solo di Quirinale, si comincia a votare dopo il 15 gennaio”.
Il presidente della Regione Liguria e leader di Coraggio Italia, Giovanni Toti, punta a costruire un nuovo grande centro “una nuova Margherita di centro con tanti petali che unisca noi di Cambiamo, con l’idea di Quagliariello, gli ultimi fuoriusciti di Forza Italia, l’anima veneta di Brugnaro, ma anche Mastella, Lupi fino ad arrivare a Renzi e pure Calenda, anche se pare un po’ riottoso”. Lo dice intervistato da Repubblica. Interpellato sul Colle e sull’incontro di Giorgia Meloni con Letizia Moratti, risponde: “Non conosco i dettagli, ma capisco che abbia scatenato l’ipersuscettibilità del mondo politico che guarda al Quirinale. La verità è che c’è grande incertezza su chi sarà il king e chi il king maker dell’elezione”.
A suo avviso “questa volta è più difficile rispetto a quella precedente. Allora c’era un Pd forte, con Matteo Renzi, e un clima da nuova era. Oggi ci sono coalizioni più fragili, con un Parlamento balcanizzato come mai visto prima. Capisco che l’incontro Meloni-Moratti possa scatenare curiosità e inquietudini, ma non credo che questo sia il piatto forte del pranzo”. Sull’ipotesi Berlusconi al Colle, Toti commenta: “Credo che intanto sia utile capire cosa ne pensi lui. Certo che ha le caratteristiche per esserlo”, ma “una cosa è certa”: che “il centrodestra da solo non ha i voti per eleggere il presidente”. Secondo Toti “con Renzi e con tanti altri il dialogo può essere su più temi, a partire dalla scelta per il Quirinale che deve riguardare una personalità che possa rappresentare la parte più ampia del Paese”. “Io vorrei un’aggregazione che sia un grande contenitore federale e con liberali, socialisti riformisti e popolari”.
Durante la conferenza stampa di fine anno, Mario Draghi risponde a una domanda sulla possibile candidatura di Silvio Berlusconi al Colle. “Non sta a me – replica il premier – dare queste valutazioni. Non l’avrei fatto nemmeno da presidente della Bce e non avrei dato valutazioni di questo tipo che esondavano dal mio compito allora e oggi”. Secondo il presidente del Consiglio, “non è questione di cui preoccuparsi: l’ideale sarebbe che tutto funzioni, che il Parlamento rappresenti esattamente le forze politiche nel Paese e che elegga presidente della Repubblica”, ma “ci sono stati tanti momenti della storia d’Italia in cui questo non era vero, non ci si può far niente, questa è la situazione se ne prende atto e basta”. Per Draghi, “se l’elezione fosse spostata di due anni le condizioni sarebbero diverse ma, poi capita quando capita”.
Aggiornato il 22 dicembre 2021 alle ore 14:46