Lavoro, Treu (Cnel): “Il Protocollo smart working è una buona notizia”

Tiziano Treu non ha dubbi: il protocollo sullo smart working è “una buona notizia”. Il presidente del Cnel, in un’intervista alla Stampa, si dice soddisfatto dell’intesa perché indica delle linee guida senza “ingabbiare tutto con una legge”, che al momento sarebbe “prematura”. Per Treu, “è una buona notizia anche perché segna la ripresa di una forma di relazioni sindacali molto opportuna. Un protocollo a maglie larghe – spiega – che indirizza la futura regolamentazione. È molto utile che sia così, siamo di fronte ad un istituto ancora sperimentale, in crescita, ma in un contesto molto mobile. È bene non ingabbiare tutto con regole troppo strette, tantomeno legislative. Mettere una regolamentazione per legge è prematuro”.

E in merito allo sciopero generale, Treu non nasconde la propria perplessità. “Io come tanti – afferma – sono rimasto sorpreso. Fare uno sciopero in un contesto così critico, tra l’altro rompendo dopo tanto tempo l’unità sindacale, è già di per sé molto grave. E poi, nel merito – prosegue – capisco c’è la richiesta di migliorare una serie di cose, ma c’è già tantissimo per le fasce più deboli nel Pnrr e nella legge di bilancio. Lo sciopero generale mi sembra sproporzionato, è uno strumento estremo. Speriamo recuperino, qualcuno ci sta provando”.

Renato Brunetta dice la sua sul telelavoro. “Smart non – sostiene il ministro per la Pubblica amministrazione – mi è mai piaciuto, io preferisco lavoro agile, perché la legge prevede questo termine, chiamiamolo come prevede la legge”. Ai microfoni di a Radio anch’io, su Radio 1, Brunetta sottolinea: “Quello che abbiamo fatto nel settore pubblico e nel settore privato, in maniera contemporanea e con molta intelligenza insieme al ministro Orlando, è stato di dire, è finita la pandemia, sta finendo la pandemia, torniamo a lavorare con regole e che il lavoro agile sia una modalità tra le tante di prestazione della propria professionalità”.

Per il ministro, “organizzazione per obiettivi, rotazione e cioè non tutto a casa o tutto in presenza. Ma io dico nel settore pubblico, ma lo dico anche per il privato, i dirigenti no, non ho mai visto un dirigente che faccia il dirigente da casa da casa”. Brunetta smentisce che con lo smart working la produttività sia aumentata: “Questa affermazione non è assolutamente vera. Nessuno l’ha mai misurata perché non era misurabile, né nel settore pubblico che nel privato. È una leggenda metropolitana falsa. Forse il lavoro da casa, il lavoro smart, ha in qualche maniera conciliato meglio le esigenze tra lavoro e famiglia, lavoro e spostamenti, ma alla lunga anche questo tipo di convivenza ha lasciato il tempo che trova”.

Aggiornato il 09 dicembre 2021 alle ore 13:54