La Procura di Verona chiederà a breve l’archiviazione, per particolare tenuità del fatto, dell’inchiesta partita ad agosto scorso su Luca Morisi, ex responsabile della comunicazione di Matteo Salvini. In buona sostanza, non fu Morisi a procurare la droga per il festino con i due giovani romeni, bensì fu uno dei due ragazzi ad introdurre la sostanza stupefacente nell’abitazione di Luca Morisi. Quest’ultimo non dovrà affrontare alcun processo e le cose sembrano essersi chiarite per lui, ma rimane un danno enorme, personale, psicologico e politico.
Per una vicenda che può anche concludersi in nulla, com’è stata di fatto quella riguardante Morisi, bisognerebbe aspettare qualche mese almeno prima di accendere i motori della macchina del fango, a reti unificate e sui giornali. Ma ci troviamo nel Paese dell’uso politico della giustizia, soprattutto da parte della sinistra ai danni di tutti coloro i quali possono in qualche modo ostacolarne il cammino, e della costruzione di scandali o scandaletti forzati da cavalcare a fini strumentali. Non importa se poi il malcapitato non va in galera o viene persino assolto, l’essenziale è raggiungere in breve tempo obiettivi politici attraverso la demolizione dell’immagine di uno o più personaggi. E Morisi è servito per guastare anzitutto la campagna elettorale del centrodestra per le Amministrative dello scorso ottobre.
E chissà se questo piccolo scandalo non sia servito anche a intimorire Salvini all’interno del Governo. Fino a quando l’Italia non si libererà della giustizia a orologeria, essa non sarà mai un Paese normale.
Aggiornato il 01 dicembre 2021 alle ore 10:04