Il legno storto del Reddito di cittadinanza

“Se sei momentaneamente in difficoltà, il Reddito di cittadinanza (Rdc) ti aiuta a formarti e a trovare lavoro permettendoti così di integrare il reddito della tua famiglia. Il Rdc ha inoltre l’obiettivo di migliorare l’incontro tra domanda e offerta di lavoro, aumentare l’occupazione e contrastare la povertà e le disuguaglianze”.

Così recita il sito ufficiale del governo sul Rdc. Le grandiose aspettative di Roma si sono infrante a Cremona (per citare la truffa che sta riempiendo le pagine dei quotidiani nazionali in questi giorni), ma anche a Genova, Catania, Treviso, Napoli, e chi più ne ha più ne metta. Al di là delle truffe di cui tanto si parla, il Rdc, che costa circa 8 miliardi di euro all'anno a favore di 1,7 milioni di nuclei familiari, presenta molte storture. La relazione del Comitato scientifico per la valutazione del Rdc, guidato dalla professoressa Saraceno, evidenzia i limiti della misura, che riguardano i criteri di accesso, le iniquità nel sostegno al Rdc a seconda della composizione della famiglia, la realizzazione dei patti per il lavoro e per l’inclusione sociale, ma anche l’obbligo di spendere il Rdc nel mese e il sistema sanzionatorio.

Le novità più rilevanti introdotte dalla legge di bilancio, oltre all’addio ai navigator, prevedono, da un lato, la possibilità che le agenzie per il lavoro private possano supportare i centri per l’impiego nella mediazione tra domanda e offerta di lavoro; dall’altro lato, si rafforzano i controlli e si obbliga ogni beneficiario del Rdc, se occupabile, a presentarsi una volta al mese a un centro per l’impiego per verificare le offerte di lavoro disponibili.

Al primo rifiuto di un’offerta “congrua” l’assegno verrà decurtato di 5 euro (sic!) al mese. Al secondo, il Rdc viene tolto. Stando al Governo, in particolare al ministro Renato Brunetta, in una recente intervista al Corriere della Sera quest’ultimo intervento sarebbe la soluzione all’“accozzaglia di confusione, ideologismi, soluzioni improbabili” del Rdc precedente. In verità la misura pare più una reazione agli scandali riportati dai giornali, che non un vero tentativo di cambiare le storture del Rdc. Oltretutto, gli “occupabili” sarebbero solo circa un terzo dei beneficiari attuali del Rdc.

Concentrarsi sugli scandali è come guardare il dito ignorando la luna. In Italia è l’intero sistema degli istituti assistenziali a essere una accozzaglia di confusione, ideologismi, soluzioni improbabili. Il Rdc potrebbe contribuire a semplificare il sistema, sostituendo molti degli istituti assistenziali attuali (tra cui le innumerevoli detrazioni e deduzioni), a favore di una maggior equità tra cittadini capienti e incapienti. La pezza al buco degli scandali rischia solo di confondersi nell’accozzaglia.

(*) Fellow Istituto Bruno Leoni

Aggiornato il 16 novembre 2021 alle ore 12:27