
Sul destino di Mario Draghi, Giovanni Toti e Giorgia Meloni concordano. Il premier non dovrebbe ambire alla presidenza della Repubblica. In caso di sua elezione al Quirinale, le elezioni anticipate non potrebbero essere escluse. Per queste ragioni, il governatore ligure si augura che “Draghi rimanga a Palazzo Chigi il più possibile. Dal Quirinale la politica la si affronta da arbitri, da Palazzo Chigi la si affronta da capitano della squadra che gioca in campo”. Il cofondatore di Coraggio Italia, intervistato da Radio24, è convinto che “nessun altro possa spronare la politica, non tanto per gli investimenti del Recovery, quanto per le riforme che sono indispensabili alla sua applicazione. Ci sono molte centinaia di provvedimenti che devono cambiare profondamente il Paese, c’è bisogno di un’ampia maggioranza e non so quanti altri esponenti politici sarebbero in grado di garantirla in questo momento”.
Giorgia Meloni, rispondendo alla domanda su chi sceglierebbe come capo dello Stato tra Mario Draghi e Silvio Berlusconi, in una conferenza stampa a Roma, esprime chiaramente il suo pensiero. “Il tema del Quirinale – afferma – non lo tratterei così. È una questione estremamente seria e non si sta giocando alle figurine”. La presidente di Fratelli d’Italia sottolinea: “Quando mi dicono che sono sostenitrice di Draghi al Quirinale, ricordo che siamo l’unico partito che non gli ha votato fiducia al governo. Ma se andasse al Quirinale, ragionevolmente, si dovrebbe andare a votare e questo è un punto a favore di Draghi. Se Berlusconi si candidasse figurarsi se FdI non lo sosterrebbe ma è una questione complessa e poi c’è il voto segreto”.
Giorgia Meloni ripropone il nome del leader di Forza Italia. “Berlusconi – dichiara convinta – è la nostra prima scelta. Secondo noi avrebbe le carte in regola per fare questo lavoro, ma bisogna vedere se ci sono i numeri e cosa voglia fare Draghi. È una questione seria, non un gioco di tifoserie e questo non aiuta in un passaggio estremamente delicato perché in assenza di modifiche sostanziali, la prossima sarà una legislatura molto complessa. Ormai il governo lavora solo con i decreti e il Parlamento di fatto non esiste più a oggi. A oggi non è ancora arrivata la manovra, rischia di fare la fine del Pnrr”.
Il sottosegretario alla Giustizia Francesco Paolo Sisto ai microfoni di Rai News24 esprime i propri dubbi sulla corsa al Quirinale: “Questa è l’elezione più difficile e più incerta degli ultimi anni, ma ipotizzare oggi le candidature al Colle significa solo lanciarsi in un war game di cui il Paese non ha bisogno”.
Aggiornato il 09 novembre 2021 alle ore 15:14