
La tesi che intendo sostenere può essere, come tutte le tesi, discussa e magari rigettata. Tuttavia, non credo sia del tutto infondata. Essa si basa sul principio popolare secondo cui è inutile chiudere la stalla quando i buoi sono già scappati. Più seriamente, si tratta di riconoscere che senza una sia pur minima lungimiranza è difficile evitare situazioni dannose dalle quali sarà poi estremamente costoso uscire.
Nelle ultime settimane le notizie sulla pandemia, sia sulla stampa sia nei telegiornali italiani, sottolineavano con malcelato compiacimento come la situazione, in Italia, fosse “sotto controllo” e comunque assai migliore di quella di quasi tutti gli altri Paesi europei. Ogni volta, dopo aver preso atto di una notizia di questo tenore, aggiungevo fra me e me “già, per ora!”. Da qualche giorno il contenuto di queste notizie sta cambiando, come prevedibile, e non certo positivamente. Sono sicuro che non pochi italiani se l’aspettassero, dato che solo un ingenuo può ancora pensare che se la diffusione virale riprende quota in Austria o in Germania l’Italia possa durare a lungo nel suo stato di grazia. Inoltre, già l’anno scorso l’ottimismo si era infranto piuttosto rapidamente ma la lezione, evidentemente, non è bastata o la memoria è svanita.
A ogni modo, se nessuno può pretendere maggiore consapevolezza dalla gente comune, non si capisce perché tanta lentezza decisionale da parte della politica e del Governo in particolare. O, meglio, si capisce, perché in democrazia le decisioni penose sono controindicate e nessun governante le assume volentieri. E qui però si vede emergere il vero valore dell’uomo politico assieme, come dicevo, alla sua lungimiranza. Il problema è chiaro e, idealmente, lo è anche la possibile soluzione. La situazione attuale dell’Italia in fatto di pandemia è per ora migliore che in altri stati per circostanze comprensibili, prima fra tutte l’abbondante vaccinazione di massa. Abbondante, ma non completa e, per di più, alla mercé delle varianti virali e della scarsa durata dell’efficacia dei vaccini. Ora, non ci vuol molto a capire che la circolazione del virus è ancora in atto e che il fatto che stia riprendendo vigore in vari Paesi vicini rende assai probabile un’impennata anche da noi, come pare stia già preannunciandosi.
La conseguenza ovvia mi pare dunque essere il ricorso a immediate restrizioni che aiutino l’efficacia della vaccinazione. In effetti, sembra davvero, per dirla garbatamente, molto imprudente attendere che i dati confermino del tutto una nuova crisi di elevato livello per poi ricorrere alle misure più pesanti e costose quando forse, agendo subito, si potrebbero evitare sia sul piano sociale sia su quello economico. La logica di tutto questo mi sembra solida: o forse quando abbiamo solo qualche linea di febbre aspettiamo, per ricorrere a qualche rimedio, che arrivi a quaranta gradi? O forse quando la nostra automobile tossicchia e procede con qualche incertezza aspettiamo che si fermi del tutto e non riparta più per rivolgerci ad un’officina?
Si dirà che, adottando misure urgenti di restrizione in assenza, per ora, di dati fortemente preoccupanti, da un lato moltissimi italiani non capirebbero e, dall’altro, il Governo perderebbe stima e fiducia. Probabilmente è vero, ma ciò fornisce solo la misura della superficialità dei primi e della vista corta del secondo.
Aggiornato il 09 novembre 2021 alle ore 15:17