Nelle scorse elezioni amministrative, a Milano hanno votato 491.126 persone delle quali 14.366 hanno espresso la loro preferenza per il candidato sindaco Gianluigi Paragone. Anche se ai più il risultato ottenuto dal Robin Hood varesino è sembrato assai misero, il diretto interessato si è dichiarato invece soddisfatto anche perché è riuscito a prendere più voti del M5s. Il Nostro riteneva che qualche settimana di campagna elettorale, qualche occhiolino a No vax e No Green pass e qualche apparizione tivù sarebbero stati sufficienti a fargli scalare il podio più alto di Palazzo Marino. Invece si è schiantato sullo spigolo del primo gradino del Duomo senza neppure raggiungere piazza della Scala: l’aula consiliare del Comune meneghino non la vedrà se non in foto.
Appoggiato da due liste (Milano Paragone Sindaco e Grande Nord) l’ex conduttore tivù non ha mai smesso i panni di grillino della prima ora: atteggiamento supponente (“Io so’ io e voi non siete un c…”), sguardo sospettoso verso qualsiasi suo interlocutore (potenzialmente coinvolto in ogni malefatta), complotti ovunque. Paragone si è messo in proprio e ha fondato il suo partito (e come poteva essere diversamente?) che inneggia fin dal nome all’uscita dell’Italia dall’Europa: come è accaduto in Inghilterra, il nostrano Robin Hood rischia anche di rimanere inesorabilmente a piedi e senza benzina.
Aggiornato il 09 ottobre 2021 alle ore 10:31