Le ragioni dell’astensione e il nume tutelare

Secondo alcuni umori il partito in crescita sarebbe quello dell’astensione. Tanti sarebbero gli elettori, soprattutto di centrodestra, disorientati. E in particolare in quel ceto medio tradizionalista e moderato sconvolto nelle ultime ore dalle indiscrezioni sugli scandali dei festini del braccio destro social di Matteo Salvini, ma anche dalle posizioni antigovernative e in odore di preoccupanti nostalgie della destra di Giorgia Meloni. In più, alcuni candidati sindaci, a cominciare da quello di Milano Luca Bernardo e da Enrico Michetti a Roma, sono rimasti mezzi sconosciuti e non forniti dall’appeal che occorre per vincere. Su questo quadro nefasto occorre registrare l’uscita forte di Silvio Berlusconi, il quale di strategia scandalista se ne intende. In una intervista fiume a La Stampa, poi parzialmente smentita dallo stesso interessato, il Cavaliere avrebbe detto la sua sul fronte caldo: “Stiamo sempre a parlare di lesbiche e omosessuali. In fondo Morisi che ha fatto? Ha solo il difetto di essere gay”. E ha continuato: “È un danno per la Lega e con la droga ci si fa sempre male. Per questo sono pronto a tornare in campo”. Quindi ha concluso con una risposta spiazzante. Alla domanda su chi vedrebbe a Palazzo Chigi se Draghi andasse al Quirinale, ha detto: “Salvini? Meloni? Ma non scherziamo”. Beh, non sarebbe una cattiva notizia per i possibili astenuti!

Nella tempesta della vigilia Silvio Berlusconi fa la quercia, osando – seppure in modo ufficioso – quello che non hanno fatto altri di fronte alle vicende scabrose. Cioè affrontare lo scandalo per dimostrare l’ambigua manovra della sinistra: scaricare nel fronte avversario l’onta e la vergogna e tenersi il primato del libertinaggio che da anni impongono coi loro modelli sessisti e delle tolleranze su droga e consumo. Non ha ragione Berlusconi? In fondo, il demonietto social leghista che avrebbe fatto se non che attuare quel paradigma a sinistra continuamente sbandierato fino agli educational dei loro beniamini sulla famiglia libera dai generi dei festini bebè coi trucchi, gli smalti e i tacchi? Di là sono sesso e soldi e di qua invece diventano gogna e denunce?
Io non sono così disinvolta, mal per me. L’idea che ci siano rumeni, o stranieri della valanga di immigrati, che vengono dalle madri patrie in tutti i modi, compresi quelli illegali, a rubare redditi di cittadinanza e al contempo fare gli escort per gli incontri gay mi spiace anche per le generazioni di quelle nazioni che cercano di sollevarsi dai bisogni e dai passati. E che il centrodestra sia coinvolto, ondeggiando dall’intolleranza alla repressione, non mi rappresenta nemmeno un po’. Non è l’economia a cui auspico, per di più che i costi da salasso di questi vizietti ricadono su quei 20 milioni di italiani, tra cui la sottoscritta, che stanno pagando tutto. Materialmente e moralmente. Sarebbe a dire stipendi, spese, redditi e i mille bonus che permettono a questi signori e signorini di usare droghe estreme a piatti e fare la “bella vita”.

E poi ci chiediamo da dove venga la scia dei femminicidi e della violenta cronaca nera? Per me i festini a base di sesso e droga sono ancora uno scandalo e un reato, soprattutto se avallati direttamente o indirettamente da leader che non vigilano e di fronte ai fatti fanno la faccia indifferente e rincarano l’amicizia. Come è reato l’immigrazione clandestina favorita spavaldamente dell’ex sindaco di Riace, Domenico Lucano, a cui sono stati comminati 13 anni. E pensare che a sinistra gridano allo scandalo per quello che secondo loro sarebbe “il santo dei clandestini”. E non mi dite che ora si stia cercando di arrestare veramente il latitante dei latitanti Matteo Messina Denaro, dopo che è finita come è finita la questione giudiziaria sulla Trattativa Stato-Mafia.
Quindi, che si fa? Io non ci sono in queste elezioni. Lo dico oggi e non domani. Per la prima volta nella mia vita non voterò, dovendo votare a Roma. Non perché non voglia o non riconosca il dovere e diritto. Ma il mio profilo di cattolica, di moderata, di conservatrice, di persona nata, cresciuta e vissuta secondo i principi dell’etica, della famiglia e della distanza categorica da droga, sesso e omosessualità, non è contemplato. Ne prendo atto e in buon ordine mi ritiro. D’altro canto questa non è la mia Italia e non è la mia politica. Però, se debbo segnalare un’appartenenza, sicuramente va a Forza Italia e a Silvio Berlusconi in persona per i suoi recenti richiami, in questo disastro da apocalisse di Giovanni, a rimettere al centro il valore vincente per secoli dell’identità cristiana, quello che manca a questa compagine fascio-comunista imperfetta e pericolosa.

Il suo richiamo allo spirito cristiano come progetto e come futuro il Cavaliere lo ha scritto in editoriali su autorevoli testate, spiegando che non intende riferirsi solo a religione e chiesa, ma ha citato il celebre saggio del 1942 di Benedetto Croce per rammentare che “la virtù rivoluzionaria e libertaria dell’umanità sono i principi cristiani”. Per l’Italia e per l’Europa. Estimatori, ma anche parecchi furbetti, hanno fatto derivare da questo proclama identitario una sorta di autocandidatura di Berlusconi al Quirinale, subito accompagnata dalle bordate giudiziarie di una magistratura politicizzata pronta a scattare come in passato. Come se Berlusconi non conoscesse queste tecniche. Ciò che sfugge, secondo me, è il fatto che non è Berlusconi ad aver bisogno del Quirinale. Perché tutti quei rapporti privilegiati che gli si attribuiscono, le moral suasion coi capi di Stato di mezzo mondo, il ruolo di peso presso i più alti organismi mondiali e le cancellerie europee, il leader azzurro li ha in prima persona.

Presidenza o non, è lui il riferimento autorevole insieme con le personalità di Stato nei ruoli apicali, tanti uomini e donne delle istituzioni e degli apparati. Non tutti forse, i deviati ci saranno come ci sono già stati. Ma Berlusconi è “quel nume tutelare” che in questa fase oscura e decadente può contribuire a ricostruire una politica inossidabile con un raggruppamento sano e virtuoso. Per cui per chi vota, lo dico chiaro, c’è una sola via: rafforzare Forza Italia, sperando e pregando per il futuro.

Aggiornato il 01 ottobre 2021 alle ore 12:25