Il recupero delle periferie, la valutazione “insufficiente” dell’Amministrazione Raggi, l’Expo come opportunità da non perdere. Di questo e molto altro ha parlato – nell’intervista a L’OpinioneMario D’Ambrosio, candidato al Consiglio comunale di Roma nella lista civica a sostegno di Enrico Michetti (centrodestra).

Che voto dà all’operato dell’Amministrazione Raggi? Un’eventuale vittoria del centrodestra alle elezioni capitoline può rappresentare un input decisivo per una coesione della coalizione, a livello nazionale, in vista della prossima tornata elettorale?

L’Amministrazione Raggi ha sicuramente fatto tutto il meglio secondo le proprie capacità. Nonostante questo, tuttavia, occorre convenire che la valutazione è sicuramente insufficiente. È chiaro che le elezioni amministrative di Roma costituiscono un momento emblematico che può consolidare la coalizione di centrodestra, laddove essa trovi anche a livello nazionale il candidato giusto per il Governo, un candidato capace di raccogliere il consenso delle tre forze maggiori che sostengono in queste elezioni amministrative la candidatura di Enrico Michetti.

Lei vanta trent’anni di esperienza ai vertici di aziende pubbliche e private nei settori della Sanità, dei Trasporti e dei Servizi informatici. Quale contributo, nello specifico, può portare come consigliere comunale?

Il mio contributo, come già dichiarato più volte e trasmesso nel tempo anche ai miei più vicini collaboratori, è costituito da capacità organizzative e analitiche, di individuazione delle scelte più appropriate e delle risorse adeguate e dall’abilità di attribuzione delle responsabilità specifiche a chi deve portare a termine i compiti assegnati. Nel caso di una mia presenza all’opposizione, tale contributo sarebbe esattamente lo stesso chiedendo che la maggioranza operi secondo percorsi chiari e definiti.

Tra le piaghe della Capitale c’è la questione rifiuti: quale è la sua ricetta per risolvere l’annosa criticità?

La questione rifiuti è un tema molto critico in quanto è estremamente tangibile e di forte impatto per i cittadini. Esiste un piano del 2012 non ancora attivato, ma una riorganizzazione e un salto in avanti nell’esecuzione dei processi di raccolta differenziata e nella gestione delle infrastrutture, consentirebbe a Roma di allinearsi alle più importanti capitali straniere. È chiaro che ci vuole un lavoro lungo, organizzato e molto ben finalizzato che non può prescindere in alcuna maniera dalle tecnologie più avanzate; così come è indispensabile l’interazione con la Regione e un incremento nell’efficienza dei processi organizzativi. È necessario, inoltre, un cambio di prospettiva nell’individuare nei rifiuti urbani una risorsa anziché un problema, utilizzando nella maniera più efficace possibile e maggiormente oculata la raccolta differenziata così che questa possa divenire un volano, anche economico, di materie, le quali, altrimenti, andrebbero soltanto a far parte degli scarti e a riempire le discariche.

Nella Città eterna spesso si parla di mancanza di decoro: è un problema di assenza di manutenzione o di scarso senso civico dei cittadini? Come è possibile cambiare la rotta in tal senso?

Il decoro è un tema di estrema importanza, perché riguarda la dignità e il senso civico del cittadino, ma anche la sua salute in quanto coinvolge l’igiene dell’ambiente. Strade pulite, curate, giardini in ordine, raccolta dei rifiuti efficiente, sono un segno di civiltà e un obiettivo da perseguire con forte impegno. Questi non solo caratterizzano l’habitat di tutti i cittadini, ma anche svolgono un’importante azione educativa nei confronti dei giovani. È un dovere civico e sociale far crescere i nostri giovani in un ambiente decoroso, nel rispetto dell’ambiente e della persona, nel suo senso più elevato. Il decoro, infatti, è senz’altro collegato al senso civico dei cittadini: in una città con uno scarso decoro urbano, nelle strade dove manca manutenzione e quindi in assenza di ordine e di pulizia, i cittadini sono più portati a buttare una carta per terra o a maltrattare un’area verde, in quanto si perde proprio il senso del “bene comune”, nella generale trascuratezza. Occorrono anche competenze e decentramento, data l’estensione della città, attraverso la figura di un Green manager, la promozione delle autonomie dei Municipi, attrezzature ad alta tecnologia ed ottimizzazione del numero dei giardinieri.

Tra i punti del suo programma c’è lo sviluppo, con un occhio attento alle periferie. Da dove bisogna partire per diminuire il “gap” tra centro e i territori?

Un punto di partenza è senza alcun dubbio l’organizzazione logistica, a iniziare dai collegamenti e dalla viabilità, del decoro abbiamo già trattato. Questo permetterebbe di movimentare al meglio tutte le aree delle periferie, a partire dal recupero di quelle dismesse che possono diventare un valore molto importante. Sempre dal punto di vista organizzativo, che rappresenta una personale prospettiva nodale, è necessario istituire un ruolo dedicato alla rivitalizzazione di tali aree, rovesciando la prospettiva da “area marginale” ad area di spazi aperti e di incontro dove individuare proposte attrattive culturali, scientifiche e tecnologiche per turisti, studenti, sportivi, in linea con molte capitali europee. Non si tratta, quindi, solo di una rigenerazione urbana tangibile ma anche di una nuova valorizzazione culturale. Occorre, poi, come per il resto, per tutta Roma, una grande opera di comunicazione e di trasmissione a tutti gli interessati delle ottime opportunità di investimento proprio nelle periferie romane. Aree, queste, che potrebbero offrire spazi di creatività digitale tipo i “fab-lab” diffusi nelle zone mondiali a elevata componente intellettuale come Londra o New York e così offrire importanti opportunità occupazionali ai nostri giovani che sono dotati di grade vivacità intellettuale.

Lei parla di una interazione tra Municipi, Città Metropolitana, Comune e Regione: può spiegare meglio? In che ambito dovrebbe essere implementata tale rete?

“Roma” è un territorio complesso, caratterizzato da una stratificazione di competenze amministrative che dovrebbero interagire e non ostacolarsi o sovrapporsi come, invece, accade spesso. Quindi, bisogna iniziare dal definire al meglio i processi operativi, le competenze, le responsabilità e i perimetri su cui bisogna sviluppare la corretta e proficua interazione dei diversi livelli amministrativi, coordinandone ed ottimizzando le risorse, le procedure e le attività.

Idea Vigile di quartiere: in che cosa consiste?

È un’idea che riprende proprio quella del poliziotto di quartiere, vale a dire una presenza di pubblica sicurezza continuativa e costante, capace di rappresentare una figura di riferimento che rassicura i cittadini, i commercianti, tutti coloro che vivono nella zona. Il Vigile di quartiere conosce, proprio perché quotidianamente circola e interagisce, tutto ciò che avviene in quel territorio. È chiaro che quando si parla di vigile, non si parla di un singolo vigile ma di più persone che si muovono lavorano costantemente e quotidianamente su quel territorio e ne diventano in un certo qual senso i “custodi”.

Lei si candida nella Lista civica a sostegno di Enrico Michetti: cosa pensa delle dichiarazioni del ministro Giancarlo Giorgetti (Lega), secondo il quale il candidato giusto sarebbe dovuto essere Guido Bertolaso?

Giancarlo Giorgetti è una persona di altissima competenza personale, professionale e politica e che ha, pertanto, tutta la capacità di esprimere le sue corrette valutazioni, certamente col senso più costruttivo possibile. Personalmente, ritengo che forse Giorgetti si esprima a livello di rinomanza e conoscenza della persona ma Enrico Michetti secondo me è una scelta perfetta in quanto è avvocato, docente di Diritto amministrativo e consulente di centinaia di Comuni proprio nell’area amministrativa. Se il problema principale di un grande Comune come Roma è di rimettere in movimento la macchina organizzativo-burocratica ecco che meglio di Enrico Michetti non c’è nessuno.

Il premier Mario Draghi ha firmato per la candidatura di Roma per l’Expo 2030. È d’accordo? Che vantaggi può trarne la Capitale? Quali errori non devono e non dovranno essere commessi?

Assolutamente d’accordo con il Premier: si tratta di un’opportunità straordinaria da non perdersi. Il successo di Milano Expo 2015 ce l’ha dimostrato e confermato. Poi, se noi pensiamo a Roma come la città più importante al mondo per turismo, per storia, per archeologia e arte e per l’insieme di possibilità di sviluppo di attività economico-commerciali e turistiche attraverso le sue “immense bellezze” è chiaro che uno spot di presentazione del brand Italia/Roma come un Expo risulta il migliore in assoluto. Indubbiamente, i passi giusti da fare sono una programmazione, una pianificazione e una scelta appropriata del management dando loro i tempi, le risorse e le responsabilità necessarie per arrivare agli obiettivi prefissati.

Aggiornato il 29 settembre 2021 alle ore 12:20