
Si dice che come tutti i farmaci anche il vaccino contro il Covid-19 ha i suoi effetti collaterali, e sarebbe impossibile che non ce li avesse. Da dove nasce però lo scetticismo di parte della popolazione verso questo vaccino? La differenza sostanziale sta principalmente in uno dei pilastri su cui si poggia il pensiero medico: il calcolo rischio-beneficio.
La maggioranza dei cosiddetti no-vax in realtà consiglia ai propri genitori e soprattutto ai propri nonni di fare il vaccino. Per le persone più anziane il rischio di finire in terapia intensiva è maggiore del rischio di avere danni da vaccino (almeno per quanto ne sappiamo al momento). Quindi per loro vaccinarsi può essere considerata la scelta più giusta andando a guardare il rapporto rischio-beneficio. Per quanto riguarda i più giovani, i quali è dimostrato dai dati che in percentuale irrisoria, finiscono in terapia intensiva o subiscono la malattia in maniera seria, vaccinarsi diventa più che altro un gesto di solidarietà sociale. Un modo per sentirsi tutti sulla stessa barca e cercare in qualche modo di combattere il virus.
Quello che non si capisce è l’ossessione da parte del Governo nel far vaccinare i più giovani (tra l’altro si parla di obbligo vaccinale per gli studenti delle scuole superiori). Il dovere morale invocato da Sergio Mattarella è un controsenso ideologico e una profonda bugia, avente l’intento di nascondere la realtà dei fatti. Il nostro presidente della Repubblica invoca spesso la vaccinazione, dicendo che bisogna farla soprattutto per i più fragili e per coloro che non si possono vaccinare. In questo sta dicendo una bugia, perché molto spesso chi non si può vaccinare non riesce nemmeno a ottenere l’esenzione, trovandosi costretto a scegliere se rinunciare a molte attività oppure mettere a repentaglio la propria salute.
Facendo un confronto con una delle classi di farmaci che danno maggiori effetti collaterali, ossia gli psicofarmaci, il paragone continua a non reggere. È vero, tra gli effetti collaterali degli psicofarmaci c’è addirittura la morte improvvisa, il colpo al cuore, il diabete, problemi di natura sessuale, obesità e tanti altri ancora. Il trattamento però continua a essere una questione individuale, in quanto il soggetto soppesa i benefici e i rischi e sceglie di iniziare o proseguire la terapia. Con il vaccino anti-Covid, invece, per i giovani la componente individuale scompare: rimane solo quella del benessere collettivo e a quella si appigliano i governi delle maggiori potenze.
La questione è molto più intricata di quanto possa sembrare, mette alla luce il confronto tra la libertà individuale e il benessere della collettività nel suo insieme. Come società riteniamo giusto anteporre la salute collettiva a quella individuale? Questo è un ragionamento da fare, e su cui bisogna stare molto attenti, perché poi lo stesso modo di pensare può essere applicato in molti campi della nostra vita.
Aggiornato il 08 settembre 2021 alle ore 13:03