Le menzogne sui vaccini che colpiscono bimbi e famiglie

È  ormai evidente che le misure anti-Covid stiano esasperando gli animi. Soprattutto che il dissenso verso il governo, monotematico e monocolore, non è più rappresentato solo dai cosiddetti No-vax, ma anche da tutti i colpiti da una politica d’esclusione che accompagna ogni provvedimento capestro dell’esecutivo come di Regioni ed anti-locali vari. Si va da proposte come il licenziamento di massa dei non vaccinati (categoria che comprende anche chi non può farsi iniettare il siero per patologie importanti) sino alla vaccinazione dei bambini sotto i dodici anni, e a costo di sottrarli per sempre alle famiglie che s’opporrebbero e per poi inserirli in comunità gestite dal servizio pubblico. Sconcerta che la politica, che dovrebbe fungere da mediatore, favorendo la pacificazione nazionale, invece getti benzina sul fuoco: parlando di militari che dovrebbero coadiuvare le polizie nel sequestrare bambini o nell’internare eventuali non vaccinati in strutture di detenzione anti-Covid.

Quasi che le emergenze si risolvano inasprendo gli animi e, soprattutto, favorendo la guerra tra cittadini, lacerazioni sociali che guariscono dopo decenni o secoli. Basterebbe rileggere i provvedimenti presi dal governo britannico (Pese che passa per faro di civiltà) tra fine Settecento e primi Novecento per capire come certe politiche generino solo esclusione ed odio verso la classe dirigente: e andiamo dalla condanna all’impiccagione d’un bambino povero per il furto d’un cucchiaio d’argento (l’episodio sconvolse Charles Dickens, che per questo volle occuparsi solo del romanzo sociale) al sequestro dei bambini alle famiglie indigenti, per poi inviarli ai campi lavoro degli orfanotrofi australiani.

L’iniziativa (o progetto) dell’assessore pugliese Pierluigi Lopalco, che vorrebbe sequestrare i bambini per scopi rieducativi, è apparsa su molti organi di stampa, e oggi sta generando accese proteste nella Regione governata da Michele Emiliano. A quest’ultimo certamente non sfuggiranno i riferimenti storici (o guai) fatti dai regimi che predicavano i bambini appartenessero allo Stato e, soprattutto, che dovessero essere educati ad odiare a morte i genitori.

Per esaminare quanto male starebbe facendo questa politica, e la vulgata che la circonda, la prossima settimana L’Opinione tivù intervisterà Daria Cascarano, fondatrice del “Comitato articolo 34, Genitori per la scuola”. Daria Cascarano ha recentemente portato all’attenzione dell’autorità giudiziaria alcuni fatti in cui si potrebbero configurare illeciti penali. “Ogni cittadino resta confuso dalle informazioni che provengono dai media – dice Daria Cascarano – notizie che frequentemente restano contraddittorie. Si è oramai colpiti, e da più parti, da una informazione a volte anche violenta. E, da mamma di un bimbo di dodici anni, mi chiedo perché io non possa essere presente alle decisioni importanti da assumere nell’interesse del mio piccolo. Faccio riferimento alla dibattuta questione del vaccino anti-Covid – spiega Daria – sul quale i dibattiti sono molto accesi, sia riguardo alla inoculazione in favore delle varie fasce d’età per adulti che, da ultimo, anche per le fasce d’età più giovane. L’attenzione – continua la madre – verso le decisioni da assumere anche nei confronti dei propri figli minori richiede, e deve essere, necessariamente elevatissima: ragione per la quale ho costituito nel 2020 un Comitato dei genitori, e per fornire loro un aiuto d’informazione sui vari provvedimenti che direttamente o indirettamente colpiscono i minori. Le fonti che consulto non possono che essere quelle ufficiali, presupponendo che anche le testate giornalistiche non riproducono sempre con esattezza la vera ragione e motivazione di questo o di quel provvedimento”.

Daria Cascarano esamina e dibatte dei provvedimenti legislativi già efficaci ed estesi anche ai minori: in particolar modo il Green pass, che resta presumibilmente obbligatorio per la frequentazione della scuola, benché non sia stata ancora resa obbligatoria l’inoculazione del vaccino. “Il dibattito sulla non obbligatorietà del vaccino – continua Daria Cascarano – è argomento che esula al momento dall’oggetto del mio esposto. Io mi concentro invece su quanto l’Istituto Superiore di Sanità ha reso pubblico sul suo sito, fornendo una notizia del tutto falsa. I media hanno scritto e detto che il vaccino Comirnaty della Pfizer-BioNTech ha terminato la sua fase sperimentale e potrebbe conseguirne l’obbligatorietà della sua inoculazione, poiché è garantito il profilo di sicurezza. Il vaccino in questione è, invece, ancora nella fase sperimentale, ciò che è stato autorizzato dalla Fda, Food and Drag Administration (agenzia americana che vigila sui farmaci), è l’approvazione rilasciata in data 23 agosto 2021 per il solo uso emergenziale della licenza del siero Pfizer-BioNTech negli individui di età superiore ai 16 anni. Tale assunto è desumibile – spiega Daria – da una fedele traduzione della lettera originale inviata dalla Fda all’azienda produttrice del siero”.

Quindi Daria Cascarano nota che, la stessa pubblicazione ufficiale dell’Istituto di Sanità afferma “per confermare l’efficacia e sicurezza di Comirnaty, il titolare dell’autorizzazione all’immissione in commercio deve fornire la relazione finale sullo studio clinico relativa allo studio C4591001 randomizzato, controllato verso placebo, in cieco per l’osservatore e ciò entro la data del mese di dicembre 2023”.

Emerge che i cittadini vengono tratti in inganno sia dai media che dalle pubblicazioni dell’Istituto Superiore di Sanità, e perché la data della conclusione della sperimentazione è dicembre 2023, e noi siamo ancora nel 2021. Malafede o faciloneria di pubblica amministrazione, classe dirigente e politica? Resta il fatto che, non si possano prendere provvedimenti punitivi contro le famiglie che rifiutano di offrire i propri minori alla sperimentazione scientifica. Poi c’è l’ipocrisia e la doppiezza, perché l’assessore Pierluigi Lopalco sa benissimo che la sperimentazione termina nel 2023. Possiamo chiudere più d’un occhio sul virologo Roberto Burioni che sfila alla Mostra del cinema di Venezia, ma non sulla volontà di potere dei tanti piccoli dittatori.

Aggiornato il 03 settembre 2021 alle ore 10:24