
Nel braccio di ferro in Senato sul Ddl Zan, col Partito Democratico di Enrico Letta in testa che punta a portare al voto il testo così com’è e il centrodestra che cerca un rinvio, ha fatto irruzione la senatrice di Forza Italia, Barbara Masini. Visto il “politicamente corretto” imperante uno pensa a una Giovanna d’Arco azzurra pronta a sfidare l’omologazione e a dare testimonianza con un atto di coraggio e un guanto di sfida. Per niente affatto.
La senatrice Barbara Masini all’inizio di luglio ha pensato bene di fare coming out rivelando di avere una fidanzata. E ieri, nell’Aula di Palazzo Madama, ha preso la parola e si è sciolta in una liquida commozione: “Quando capì di me mia madre mi disse che aveva paura per me. Tutti i genitori hanno paura per i propri figli. Per il loro futuro, per la loro salute, per un incidente, per una casualità amara del destino. Ma non tutti sono costretti ad avere paura per una società immatura, che ritiene che tuo figlio o tua figlia possano o debbano essere un soggetto più vulnerabile per quello che sono”.
L’ultima strategia dei fautori del Ddl Zan sull’omotransfobia è la propaganda della paura per i gay e le lesbiche che si proclamano, che escono allo scoperto, che mirano alla coppia e al matrimonio e, chissà, ad adottare bambini. Lo credo che sono preoccupati e immagino che ci sia dell’apprensione da parte delle famiglie: non è semplice affrontare una relazione omosessuale. Soprattutto per chi ne conosce le conseguenze. Però, sinceramente, pensavo che almeno nel centrodestra prevalessero i timori, le angosce, le preoccupazioni di tutti quei genitori, quelle famiglie, quei giovani e quelle persone per cui se il Ddl Zan diventerà legge sarà impossibile dissentire e obiettare pena l’accusa di omofobia, la denuncia e i processi.
In pratica sarà obbligatorio dire e pensare solo “sì”, essere favorevoli a qualunque bizzarria, assecondare ogni assurda fantasia e ingoiare le più spregiudicate invenzioni. E se figli e bambini saranno oggetto di indottrinamento omosessuale nessun genitore e nessuna famiglia potranno battere ciglio. Perché saranno denunciati. Queste mamme e questi papà chi li rappresenta in Parlamento?
Capito che furbi questi influencer gay! Temendo le insurrezioni fanno i piagnistei in pubblico. Come quella giovane lesbica che si è messa a strepitare perché cacciata di casa, poi ha raccolto sul web 140 mila euro di solidarietà con cui si è comperata una Mercedes e un cane da 2.500 euro, col fratello che gliene ha dette di tutti i colori. Per carità, la senatrice Masini sarà stata sinceramente commossa, ma che centrodestra è questo?
Povero Silvio Berlusconi, a lui dovevano capitare tutte queste divergenze di stampo comunista, perché sono i comunisti che manovrano dietro. Sono il fallito Pd con Enrico Letta all’ultima spiaggia Zan e i Cinque Stelle appesi al processo per stupro del figlio di Beppe Grillo stritolati nella parodia di Giuseppe Conte, che un giorno s’inceppa e l’altro brinda. Che miserevole teatrino!
Purtroppo il centrodestra ha smarrito la sua identità: è un po’ azzurro, un po’ giallo, un po’ nero, un po’ laico, un po’ recita il rosario con Matteo Salvini e un po’ contraddice ogni credo. E se la senatrice Masini può fare coming out mentre lo schieramento sta lottando e facendo muro, la collega azzurra Antonia Parisotto di Cesano Boscone, nel Milanese, è finita minacciata per aver criticato la sponsorizzazione del suo partito al Gay Pride di Milano con questa frase: “Ma è cultura questa?”.
Fosse solo la cultura appesa al ridicolo, visto che in Germania la comunità Lgbt si è accorta che dire “signori e signore” è discriminante per le coppie omosessuali per cui meglio limitarsi al solo “buonasera”. Ormai ci prendano in giro, oppure sono veramente folli. Una follia virale, però, come il Covid con le sue varianti visto quello che sta accadendo all’Ungheria e alla Polonia da parte della Comunità europea appiattita sul progressismo sessista.
La Commissione Ue ha di recente lanciato due procedure di infrazione. Una contro Budapest per la recente legge che limita l’accesso dei minorenni a contenuti che promuovono o rappresentano la “divergenza dall’identità corrispondente al sesso alla nascita, il cambiamento di sesso e l’omosessualità” e contro un disclaimer sui libri per bambini con contenuti Lgbt. Il Governo ungherese ha spiegato che la normativa mira a combattere la pedofilia e include emendamenti che vietano altre forme oltre l’eterosessualità nei programmi di educazione nelle scuole, nei film e nelle pubblicità rivolte giovani sotto i 18 anni.
Poi c’è il caso della Polonia, che ha istituito “zone libere dall’ideologia Lgbt” in regioni e Comuni dove non sarà possibile fare propaganda omosessuale rivolta all’infanzia e ai minorenni. Budapest ha fatto sapere che non intende fare il minimo passo indietro, perché “l’educazione sessuale dei figli è prerogativa dei genitori”. E la Polonia sbarra la strada a qualunque pubblicità pro-gay e contro la famiglia naturale. È tanto strano e scandaloso?
Aggiornato il 16 luglio 2021 alle ore 14:03