
Mese decisivo per i vertici di Viale Mazzini. Il nuovo Consiglio di amministrazione per il prossimo triennio sarà deciso sulla base della vecchia legge di nomina, quattro consiglieri scelti ancora dai partiti. Con una novità. Il premier Mario Draghi e il suo braccio destro, il ministro dell’Economia Daniele Franco, indicando Marinella Soldi come presidente e Carlo Fuertes come amministratore delegato, hanno sfruttato la prerogativa del ministero del Tesoro di azionista di maggioranza dell’azienda del servizio pubblico con una quota del 99,6 mentre il restante 0,4 è detenuto dalla Siae, la società che rappresentano gli autori.
Il toto-nomine andava avanti da mesi sia per la scadenza del triennio della coppia Foa-Salvini sia per le bordate polemiche che si sono abbattute su alcune decisioni del Consiglio uscente in merito al pluralismo e alla scelta della nuova sede Rai di Milano, che è apparsa una struttura costosa. Su alcune vicende indaga la Procura della Corte dei Conti. Sotto i riflettori anche le spese per alcuni appalti esterni dal Festival di Sanremo agli spettacoli all’Arena di Verona, dal rinnovo del contratto con Bruno Vespa per Porta a Porta al ruolo della società di Fabio Fazio per Che tempo che fa di cui è conduttore e autore. Il timbro di vertice scelto dal Mef indica esponenti del mondo economico-finanziario, con esperienze manageriali, anche internazionali. Ma guardando al di là della facciata si scoprono manovre e alleanze che hanno portato al blitz di Draghi-Franco.
Per la presidenza tutti davano per scontato il nome di una donna. E così è stato. Il curriculum e le esperienze di Marinella Soldi sono di grande livello ma il suo decennale percorso al vertice di Discovery e l’attuale presidenza della Fondazione Vodafone ha lasciato perplessità nel “partito Rai”. Un secondo aspetto di perplessità sta nel legame toscano con il leader di Italia viva Matteo Renzi che già nel 2015 da presidente del Consiglio l’aveva proposta alla guida di viale Mazzini. La sorpresa maggiore arriva dalla designazione dell’amministratore delegato. Il manager della cultura Carlo Fuertes viene dalla direzione del Teatro Petruzzelli di Bari, dell’Arena di Verona e del Teatro dell’Opera di Roma a cui era stato chiamato d’urgenza per risolvere i debiti della loro gestione. Per rimettere in sesto la gestione dei tre enti si è duramente scontrato con i sindacati (dura lotta con gli orchestrali dell’Opera). Ora passa alla sfida di Saxa Rubra. Per la sua designazione si è passati per una triangolazione che ha visto impegnati il ministro della Cultura Dario Franceschini d’intesa con Walter Veltroni e Goffredo Bettini del Pd e con Gianni Letta, il braccio destro di Silvio Berlusconi.
Siamo ancora alla prima fase. Il passaggio della presidente in Commissione parlamentare di vigilanza è delicato essendo necessari 27 voti, di cui 7 leghisti. Finché non si cambia la legge di nomina quattro esponenti vanno ai partiti che dovrebbero indicare: Francesca Bria, il Pd, Igor De Biasio per la Lega, Giampaolo Rossi per Fratelli d’Italia. Rappresentante dei circa 13mila dipendenti resta confermato Riccardo Laganà, scelto dai sindacati di sinistra. Metodo Draghi a metà, poi la cascata delle altre nomine dal direttore generale al Tg1 per il quale sono in pole position Antonio Di Bella o Gennaro Sangiuliano: sinistra o destra. A livello di editoria sta maturando la vicenda Inpgi. La data del commissariamento è stata spostata al 31 dicembre e nominata una commissione per lo studio dei bilanci.
Aggiornato il 12 luglio 2021 alle ore 12:47