
Che il tempo rappresenti uno dei grandi, forse il più inestricabile, tra i misteri dell’universo è noto a tutti. Le implicazioni scientifiche della teoria della relatività, se accostate all’ineffabile concetto di eternità, rendono evidente a chiunque che comprendere il tempo non equivale alla sua misurazione. E, tuttavia, lasciata a filosofi e scienziati la complessa questione, con il tempo dobbiamo fare i conti, ogni giorno, non fosse altro che per fissare un incontro. Insomma, non possiamo cancellarlo, anche se non sappiamo che cosa sia. Soprattutto, non possiamo manipolarlo, piegarlo alle nostre esigenze, ovvero ai nostri desideri. Cosa che, come mi accingo a dire, piace tanto ai pentastellati.
Nel tentativo di superare l’ostacolo rappresentato dal limite dei due mandati (non plus ultra), si sono inventati il mandato zero, quello che non vale, nel quale il tempo non trascorre e, quindi, non si conta. Poi, sono passati all’abolizione della prescrizione, riuscendo in quello in cui tutti avevano fallito: trasformare l’eternità in un istituto giuridico da applicarsi – esclusivamente – ai presunti disonhesti (con l’h energetica). Non c’è niente da fare: il fenomeno va adeguatamente studiato. Possibilmente, al Max Planck Institute, fuori dai confini nazionali.
Aggiornato il 08 luglio 2021 alle ore 13:08