La sindrome della divisa

L’antimilitarismo è una vecchia attitudine che ha sempre persuaso solo una non vasta frazione di persone le quali, però, si sono sempre date un gran daffare in varie occasioni. Ciò che è sempre risultato irritante nella sicumera di costoro è l’atteggiamento, appunto, di pretesa superiorità morale che li accomuna come se fossero portatori di una scoperta – la malvagità della guerra – che gli altri, poveri tapini, non riescono a cogliere. In realtà, essi se la prendono con i militari secondo una illogica presunzione secondo la quale, eliminando gli eserciti, elimineremmo la guerra. Come dire: eliminiamo i medici e avremo eliminato le malattie.

In questi giorni, in Italia, abbiamo assistito ad un paio di esemplificazioni pratiche a questo riguardo. La prima riguarda la scrittrice Michela Murgia, rigorosamente di sinistra, la quale si è detta stupita negativamente e impaurita dalla divisa che il generale Francesco Paolo Figliuolo porta in ogni occasione. Una posizione che, come si diceva, avrà sicuramente trovato d’accordo una certa quantità di “intellettuali”. Sicuramente la vita quotidiana di costei deve costarle sofferenze continue: se incontra sul marciapiede un militare cosa fa, si precipita sull’altro lato della strada? E quando vede un blocco stradale operato da una pattuglia di carabinieri cosa le succede, suda freddo? Immagino poi quanto sarà indignata e preoccupata scoprendo che persino le donne svolgono, in divisa, varie attività nell’Esercito, nell’Aeronautica e in Marina per non parlare delle forze dell’ordine. Ma la crisi più violenta le sarà senz’altro piombata addosso vedendo l’immagine di Deng Xiaoping vestito con la “giacca maoista”, che Mao aveva copiato dalle giacche dei cadetti militari prussiani.

L’altro caso è quello di Vincenzo De Luca, presidente della Regione Campania, che se l’è presa con il succitato generale affermando che, portando la divisa, Figliuolo rende difficile il dialogo e la critica del suo operato. A parte il fatto che la divisa, in quanto tale, non impedisce in alcun modo a un cittadino di discutere le azioni di un ufficiale soprattutto se, questi, è chiamato a svolgere una funzione pubblica civile, il buon De Luca, a forza di uscirsene con continue battute, spesso peraltro divertenti, cade in una evidente contraddizione. Quando ha affermato che, se avesse saputo di feste di laurea affollate, avrebbe inviato i carabinieri “con il lanciafiamme” pensava di inviarli in giacca e cravatta o in divisa?

Insomma, ce n’è abbastanza per sorridere amaramente. Il sorriso è dovuto al fatto che l’antimilitarismo genera argomentazioni e atteggiamenti che, alla fine, appaiono francamente ridicoli prima ancora che insidiosi, ma c’è anche amarezza perché, evidentemente, tuttora vi è in giro gente che scambia la saggezza con l’utopia, finendo, fra l’altro, per avanzare pretese assurde e a loro volta comiche, come quando, nel ‘68, i contestatori di piazza chiedevano a gran voce che la polizia non portasse armi. Altrimenti, sembrava dicessero, come si poteva fare la rivoluzione in santa pace?

Aggiornato il 05 luglio 2021 alle ore 10:52