
“Una squallida manifestazione che nulla ha di culturale”. Antonia Parisotto, consigliera comunale di Forza Italia a Cesano Boscone, comune del Milanese, ha infranto l’omologazione culturale e ha osato criticare i Gay Pride. “Chiunque abbia un po’ di sale in zucca – ha esordito – sa benissimo che questi sono ritrovi di disadattati, soggetti schizoidi, in piena crisi dissociativa. E i ragazzini, invece, confusi e manipolati, lungi dall’aver alcun valore politico, hanno molto di psichiatrico e qualcosa di sulfureo. Questi spettacolini, se non avessero l’aiuto dei forti poteri occidentali, resterebbero dei fenomeni folcloristici, risibili”. Ebbene sì, qualcuno lo ha detto. Sembrava impossibile, ma è accaduto. Sarebbe stato lo stesso se fosse già legge il Ddl Zan? In apertura del Consiglio comunale l’avvocatessa azzurra ha chiesto la parola per contestare il sostegno alla manifestazione di sabato scorso a Milano deciso dalla collega alle Pari Opportunità, Ilaria Ravasi. Nessuno si aspettava che la pasionaria potesse sfoderare termini tanto negativi e definizioni così irriverenti. Sarà che Antonia è un avvocato e il suo studio legale a Cesano Boscone va a ritmi serrati e che di colpi di scena e di coraggio ne ha già dimostrati quando sposò Roberto Sandalo, l’ex terrorista di Prima Linea deceduto nel 2014 nel carcere di Parma dopo una serie di attentati a moschee islamiche. Le reazioni al suo attacco sono state furiose. I Sentinelli di Milano, il movimento contro le discriminazioni, hanno chiesto le immediate dimissioni, ma la Parisotto non si è scomposta e ha articolato il suo pensiero.
Cosa faranno a Forza Italia? Silvio Berlusconi difenderà la linea della Parisotto o cederà la sua testa? Prevarrà l’omologazione omosessuale oppure è l’innesco di una sterzata? Insomma, il centrodestra che punta a diventare unico riconosce temi e battaglie identitarie, oppure moriremo tutti comunisti Lgbt? Dico la verità, non la penso tanto diversamente da Antonia Parisotto. Nel senso che non ci trovo molto di culturale in queste manifestazioni in cui l’esibizione si mescola a blasfemie nei confronti di simboli e sentimenti religiosi. In più quest’anno si navigava nelle acque agitate delle critiche del Vaticano al testo Zan secondo il Concordato e i Patti Lateranensi, che perfino Fedez ha considerato una zavorra. Non mi piace il modo in cui la fede e il credo di un popolo sono attaccati ed etichettati da questa lobby e dai loro sostenitori. Non c’entrano solo la Chiesa e il Papa, il potere temporale e la laicità dello Stato, ma la sensibilità e lo spirito di una nazione, i fondamenti della sua etica e le sue regole al centro di una dissacrazione per cui le frasi di Antonia Parisotto diventano robetta.
Da che parte vogliamo stare? Coi Gay Pride o con la storia? Perché è ora di uscire dall’ambiguità, dalla manipolazione sessista, dalla finta libertà delle società in cui la natura umana è spacciata per una percezione capricciosa. Il problema non sono le parole della Parisotto, ma gli attacchi e le etichettature di chiunque non si conformi a un’ideologia misogina e deviata. Esclusa la violenza sempre punibile, altro è il discernimento. E che i gay siano tutti sani e santi è una sintesi alquanto imperfetta. È di questi giorni la beffa di Malika Chalhy, la ragazza lesbica che ha denunciato i genitori che l’avevano cacciata di casa per la sua relazione omosessuale, la quale con la raccolta di fondi online per sostenersi si è comperata prima una bella Mercedes di lusso e poi un cane da 2.500 euro. “Mi sono voluta togliere uno sfizio!”, ha minimizzato. Cosa dobbiamo prevedere “il reddito Lgbt” per i capricci gay? E questi paraventi sono gli impeccabili a cui dovremmo concedere ogni resa legale e morale come prevede il Ddl Zan? Ma la cronaca nera che ogni giorno segnala casi raccapriccianti di relazioni malsane, di istinti depravati, di psicologie pericolose non suggerisce al contrario investimenti sulla struttura morale, sulle coppie e sulla famiglia? L’emergenza educativa, la droga e la violenza non impongono di uscire al più presto dal caos del sessismo? Quanti hanno la forza di Antonia Parisotto di obiettare “è cultura questa?”.
Aggiornato il 02 luglio 2021 alle ore 13:26