
Mentre a certe latitudini – quelle soporifere – impazza il dibattito sulla rottura tra Beppe Grillo e Giuseppe Conte (nessuna scissione dell’atomo, sia chiaro, non siamo davanti a un dialogo tra premi Nobel) a Roma la maggioranza pentastellata è un ricordo lontano, per certi versi anche sbiadito: quattro consiglieri hanno salutato il Movimento Cinque Stelle, lasciando così Virginia Raggi con le pive nel sacco. I ribelli (all’anagrafe Donatella Iorio, Marco Terranova, Enrico Stefàno, Angelo Sturni) in tempi non sospetti si erano già dichiarati contrari alla ricandidatura dell’attuale primo cittadino. E adesso, a fine mandato, hanno fatto i bagagli consacrando l’addio al M5S e annunciando la nascita di un nuovo gruppo: “Il piano di Roma”.
“Bello, bellissimo” ripeteva in catalessi una splendente Raggi cinque anni fa, quando conquistò la fascia tricolore. Adesso nella Città Eterna di “bello, bellissimo” è rimasto solo il patrimonio artistico, sempre sia lodato. Il resto è una battaglia a colpi di like, dissidi, vecchie ruggini. Il pallone si è sgonfiato, la boria di qualcuno anche. E tutto con le elezioni ormai all’orizzonte. I dissidenti hanno riferito del loro addio all’inizio dell’Assemblea capitolina. Niente di nuovo, nel senso che la svolta a “U” era nell’aria. Però è chiaro che il sindaco romano adesso dovrà sudare non poco, e non per il caldo.
Mentre i rifiuti hanno preso casa sulle strade della Capitale, i grillini di Palazzo Senatorio ormai hanno iniziato la conta. I numeri sono risicati e il terreno è sempre più instabile. Qualche talebano M5S dirà “se stiamo così è colpa di chi c’era prima”. Ovvero di ex Cinque Stelle. Mai una gioia in riva al Tevere: il clima è quello di congedo. Se con disonore o meno lo scopriremo solo vivendo.
Aggiornato il 02 luglio 2021 alle ore 09:57