Ddl Zan e propaganda di una sinistra in liquefazione

Ormai è abbastanza chiaro che l’antirazzismo e il mondo Lgbt stanno facendo la fine di Che Guevara. In altri termini, così come per il Che finito sulle t-shirt, nessuno è realmente interessato al tema in sé: interessa il marketing che si sviluppa intorno all’argomento più dell’argomento stesso. E allora si chiede ai personaggi pubblici di inginocchiarsi di fronte al pensiero unico o di dipingere i loghi delle squadre di calcio di arcobaleno per sancire la resa all’omologazione o magari solo come manifestazione grafica buona per capire chi ancora resiste. L’oggetto del contendere (cioè il problema stesso) passa palesemente in secondo piano.

E così, difendere l’uguaglianza con modalità fuori dagli schemi imposti è diventato cheap, quasi irritante per chi ciancia di pluralismo a patto che la tua idea coincida con la sua.

Con la cooptazione a capo del Partito Democratico, Enrico Letta, è stato individuato quale capozona per l’Italia del mainstream, guardiano della rivoluzione come ai tempi dell’Ayatollah Khomeini. Ciò anche se, povero figlio, è così imbranato da non azzeccare una mossa nonostante il mondo che conta sia dalla sua parte. Adesso, cocco di mamma, si è messo a battere le mani a Mario Draghi anche se sul ddl Zan gli ha dato una sonora bastonata. Ma Mister “stai sereno” forse non lo ha capito o ha finto di non comprendere.

Draghi, tirato per la giacchetta all’indomani del dissenso palesato dal Vaticano sul ddl Zan, ha detto: “Senza voler entrare nel merito della questione, rispetto agli ultimi sviluppi voglio dire che il nostro è uno Stato laico, non è uno Stato confessionale. Quindi il Parlamento è certamente libero di discutere”.

Il Presidente del Consiglio non voleva certo difendere la laicità dello Stato, una roba troppo banale per uno come lui. Draghi ha sostanzialmente chiesto quello che noi chiediamo su queste stesse colonne da ormai parecchi mesi: siamo in un Parlamento sovrano e libero di decidere. Come mai in tutti questi anni – stanti le varie maggioranze favorevoli a provvedimenti come quello di Zan – la sinistra non ha mai provveduto all’approvazione di simile legge? A che titolo tirare in ballo il Governo? Ma tutti questi nemici – prima i sovranisti cattivi e adesso il Vaticano – sono forse scuse per mantenere in piedi questa strepitosa macchina da propaganda?

Il dubbio è legittimo e Draghi lo ha palesato sottintendendo un sostanziale “arrangiatevi, anche perché siete in condizioni di farlo”. Se infatti fosse la difesa del mondo Lgbt a interessare, il ddl Zan sarebbe stato discusso con tutte le forze politiche presenti in Parlamento ed emendato – in segno di buona volontà – proprio in quell’articolo 4 che ha creato scalpore. Invece no, il provvedimento non è discutibile, blindato come a voler tenere in ostaggio il tema stesso.

Adesso, dopo gli strali contro le destre omofobe, la scure si abbatte sulla Chiesa. E così il Vaticano, quando avversava Matteo Salvini sui migranti era diventato l’idolo dei progressisti manco fosse Cuba. Adesso, dal Papa in giù, sono un branco di bigotti che dovrebbe pagare le tasse allo Stato Italiano, che dovrebbe guardare ai problemi di pedofilia che affliggono le parrocchie e via infangando. Sono arrivati anche a minacciare le scuole cattoliche e il Concordato a dimostrazione di come intendano costoro il dissenso. A un certo punto – essendo Bergoglio ormai un consolidato idolo della sinistra – si è tentato invano di far passare la tesi secondo la quale il Papa sarebbe stato all’oscuro delle esternazioni vaticane sulla legge Zan.

Evidentemente deve essere sembrata una tesi puerile perfino al Nazareno tanto da essere passata in sordina. Miserie di una sinistra ormai in liquefazione.

Aggiornato il 25 giugno 2021 alle ore 17:46