La partita etica del Ddl Zan è una sfida politica

In questi giorni dilaga il dibattito intorno al Disegno di legge (acronimo Ddl) Zan. Il tema non mi pare eccessivamente entusiasmante, perché tratta di una proposta di legge scritta male che si erge a simbolo della ignoranza giuridica dei redattori. Se venisse approvata, così come è, sicuramente sarà oggetto di censure di costituzionalità per rilievi di violazione di una congerie di principi costituzionali. Ma di questo non ho intenzione di parlare, perché, in realtà, mi pare fuorviare dal tema centrale e ci porterebbe a guardare la superficie, ovvero che l’intenzione della legge è la tutela Lgbt. Mi pare che il nostro ordinamento già tuteli ampiamente i diritti della persona, compreso le libertà nell’ambito della sfera sessuale.

Mi pare di tutta evidenza che non siamo l’Uganda con il proprio regime discriminatorio. Mi domando, allora, perché una pubblicità politica su una legge che al più provocherà non poche sovrapposizioni alle disposizioni attuale e, di conseguenza, problematiche interpretative e potenziali incongruenze? Perché questo clamore, questo eccesso mediatico e non?

Ritengo, fra i profili di introduzione di potenziali reati di opinione, che in realtà ci siano altre questioni irrisolte (così direbbero gli psicologi) in tema di concetti base quali eguaglianza e libertà. Il Ddl Zan, in altre parole, è ampiamente divisivo, perché rappresenta il passaggio epocale del concetto di “sinistra” nella sua connotazione egualitaria: eguaglianza sostanziale (come da tradizione) o eguaglianza delle opportunità (secondo i dettami dei democratici americani e liberal inglesi alla Tony Blair).

Il matrimonio fra sinistra e finanza è avvenuto sul superamento della eguaglianza sostanziale. Ma attenzione: l’eguaglianza delle opportunità si basa sull’idea della accessibilità. In ambito bioetico lo scontro è fra posizioni che ritengono che tutto ciò che è tecnicamente possibile sia lecito (paradigma assoluto dell’accessibilità) e posizioni specularmente avverse o moderatamente (paradigma relativo dell’accessibilità relativo), dove nell’un caso nulla deve ostacolare la fruibilità delle scoperte tecnologiche, negli altri due vi sono delle condizionalità all’esercizio della opportunità tecnologica. Per questo motivo il Ddl Zan per i temi che tratta è divisivo, perché va a toccare i paradigmi fondativi del concetto di sinistra oggi che si manifesta iconoclasticamente nella figura di Enrico Letta, da bigotto a difensore del libertarismo sessuale in una surreale schizofrenia di storia politica ed esistenziale.

Ma il tema in realtà è un altro e ben più profondo. Con il Ddl Zan non si parla tanto e solo della tutela delle diversità, bensì di un ulteriore passaggio che è il seguente: la liceità della modificabilità dell’identità umana in relazione alle tecnologie. Siccome la tecnica (in questo caso medica) consente la modificabilità sessuale si afferma, con la logica Lgbt, che l’identità è manipolabile, è una scelta. Tale scelta deve essere oggetto di tutela, in quanto riconosciuta come libertà. Si apre, quindi, l’epoca del Postumanesimo e del cyber, che altro non è se non la realizzazione dell’anima della eguaglianza quale accessibilità.

La questione riguarda anche altro paradigma politico: la libertà nella sua accezione tradizionale in contrapposizione al libertarismo. Quindi anche la “destra” potrebbe non essere immune da scossoni, ma probabilmente con minore virulenza, perché il neoliberismo è divenuto appannaggio della sinistra. In fin dei conti, pertanto, il tema è di rilevantissima portata, perché coinvolge visioni antropologiche che producono ricadute su tutti gli assetti sociali. Il Ddl Zan con l’introduzione dei reati di opinione, in realtà, cerca di eludere il dibattito interno alla sinistra fra sostanzialisti e libertari.

Pare però inaccettabile che una siffatta tematica sia affrontata con superficialità e partigianeria, in luogo di discernimento riflessivo, perché potremmo aprirci ad un contesto mostruoso di manipolabilità delle identità con la robotizzazione dell’essere umano. Tendenze queste, purtroppo, già in atto in altri ambiti, quali le tecnologie social e smart.

Aggiornato il 25 giugno 2021 alle ore 10:58