
La Corte d’Assise di Taranto ha condannato a 22 e 20 anni di reclusione Fabio e Nicola Riva, ex proprietari e amministratori dell’Ilva. Erano tra i 47 imputati (nel dettaglio 44 persone e tre società) nel processo Ambiente Svenduto relativo all’inquinamento ambientale prodotto dallo stabilimento siderurgico. Rispondono, in sostanza, di concorso in associazione per delinquere finalizzata al disastro ambientale, all’avvelenamento di sostanze alimentari, alla omissione dolosa di cautele sui luoghi di lavoro. L’accusa aveva chiesto 28 anni per Fabio Riva e 25 anni per Nicola Riva.
Tra l’altro, tre anni e mezzo di reclusione sono stati inflitti dalla Corte d’Assise di Taranto a Nichi Vendola, ex presidente della Regione Puglia, sempre nell’ambito del processo per il presunto disastro ambientale negli anni di gestione della famiglia Riva. I pm, peraltro, avevano chiesto la condanna a cinque anni. Vendola è accusato di concussione aggravata in concorso: secondo la tesi degli inquirenti avrebbe esercitato pressioni direttore generale di allora di Arpa Puglia, Giorgio Assennato, per far “ammorbidire” la posizione dell’Agenzia nei confronti delle emissioni nocive prodotte dall’Ilva.
Le parole del ministro Cingolani
Roberto Cingolani, ministro della Transizione ecologica, nel corso di un intervento al webinar di Pcw Italia, ha detto: “Dobbiamo aspettare la sentenza che arriva del Consiglio di Stato e capire cosa succede. Io ho fatto un piano per togliere il carbone all’altoforno, elettrificarlo e passare subito al gas per abbattere la Co2 del 30 per cento, sperando di essere velocissimi sull’ulteriore passaggio all’idrogeno. Se però non si potrà andare avanti – ha notato – è ovvio che questa cosa la dovrò fermare. Taranto va tutelata a tutti i costi, però le sentenze ci diranno che cosa succederà. Per me prima viene la salute, poi viene il Pil, poi viene il resto”.
Le altre condanne
La Corte d’Assise di Taranto ha poi condannato a 21 anni e 6 mesi di carcere Girolamo Archinà, ex responsabile delle relazioni istituzionali e a 21 anni Luigi Capogrosso, ex direttore dello stabilimento di Taranto. Disposta la confisca degli impianti dell’area a caldo che furono sottoposti a sequestro il 26 luglio 2012 e delle tre società: Ilva spa, Riva fire e Riva Forni Elettrici. Lorenzo Liberti, ex consulente della procura, è stato condannato a 17 anni e sei mesi. Giorgio Assennato, ex direttore generale dell’Agenzia per l’ambiente (Arpa) della Puglia, è stato condannato a due anni. Assennato, per l’accusa, non avrebbe detto nulla sulle pressioni subite dall’ex governatore affinché ammorbidisse le relazioni dell’Arpa a seguito dei controlli ambientali nello stabilimento siderurgico. Il pm aveva chiesto la condanna a un anno. Assennato, che ha sempre negato di aver ricevuto pressioni da Vendola, aveva rinunciato alla prescrizione.
Il commento di Vendola
Nichi Vendola, dopo la sentenza, ha dichiarato: “Mi ribello ad una giustizia che calpesta la verità. È come vivere in un mondo capovolto, dove chi ha operato per il bene di Taranto viene condannato senza l’ombra di una prova. Una mostruosità giuridica avallata da una giuria popolare colpisce noi, quelli che dai Riva non hanno preso mai un soldo, che hanno scoperchiato la fabbrica, che hanno imposto leggi all’avanguardia contro i veleni industriali. Appelleremo questa sentenza, anche perché essa rappresenta l’ennesima prova di una giustizia profondamente malata”.
Aggiornato il 01 giugno 2021 alle ore 13:24