Spot omosessuali, vietato porgere l’altra guancia

Il Ddl Zan o, come la chiamano, la legge contro l’omotransfobia. Siete preoccupati? C’è di peggio e senza alcun voto e consenso parlamentare. Chi segue L’Opinione si sarà accorto dell’impegno e dell’approfondimento sul tema. Tra i numerosi articoli uno a firma Dimitri Buffa racconta di uno spot che sta andando in onda sulle reti Rai realizzato da Pubblicità e Progresso, una fondazione del 1971 per campagne pubblicitarie gratuite su problemi morali, civili ed educativi. Cosa mostra?

“Due belle ragazze si incontrano come per caso nella metropolitana e vanno l’una incontro all’altra come nelle scene dei film d’amore. Ovviamente alla fine del campo lungo ci sta un abbraccio e un bacio, nella fattispecie ostentatamente saffico. A fianco di una di esse, seduto nel sedile, si vede un signore con la faccia un bel po’disgustata che fa per alzarsi e andarsene. Non è che le insulti o le picchi. Prova ad andarsene. E basta”.

Così Dimitri Buffa ha descritto lo spot. Poi l’ho visto coi miei occhi. Ed è peggio. E il peggio del peggio è lo slogan che parte quando l’uomo infastidito sta per spostarsi: “Fermati. Non farti condizionare dai pregiudizi, cresci, ragiona”. Puntini-puntini. Perché il seguito probabilmente sarà che, se non ti adeguerai, a breve il Ddl Zan interverrà a condannarti. Avete capito bene. Lo spot non biasima la violenza e la discriminazione, ma suggerisce di non provare più disapprovazione, fastidio, prendere le distanze, semplicemente evangelicamente voltarvi dall’altra parte. Non lo potrete più nemmeno pensare, perché è disdicevole verso gay, lesbiche e trans. Dovrete sorridere, ammiccare, fare l’occhiolino, perché i gay – diciamolo – sono esibizionisti e hanno bisogno di esibirsi. Le vostre idee, sentimenti, tradizioni, il vostro credo è definito un pregiudizio, non conterà più nulla. Per legge dovrete approvare le relazioni più scandalose, pericolose e oltraggiose.

E questo ancora spero si possa scrivere, anche se forse per poco. Perché quello che non contempla la legge è la riprovazione e la contrarietà verso “rapporti contro natura” di tanta biologia, scienza, fede e cultura, i quali risalgono dai secoli e hanno segnato civiltà. Primo fra tutti il Vangelo. C’è una lettera di Paolo ai Romani (Il peccato dei pagani) inequivocabile su questo, che termina dicendo: “Pur conoscendo il giudizio di Dio, che cioè gli autori di tali cose meritano la morte, non solo le commettono, ma anche approvano chi le fa”. Questo è il punto cruciale rispetto alle declinazioni legislative. Personalmente sono contrarissima alle violenze contro gay e chiunque e quindi credo nella necessità, oggi, di una legge che punisca anche severamente chi alza la mano, disprezza o solo inveisce, ma al di fuori di questa tutela civile non può essere imposto nessun altro pensiero.

Invece, mentre è ancora in alto mare al Senato il Ddl e ci sono altre proposte, lo spot delle due ragazze che si baciano va in onda sulle reti del servizio pubblico radiotelevisivo secondo le regole delle pubblicità progresso. Vuol dire che c’è il consenso-assenso di tutti i partiti, tutti i leader e tutte le istituzioni. E vuol dire che è quello che genitori, nonni e insegnanti sono costretti a sostenere. Senza che ci sia stato né un dibattito, né un libero confronto, né una legge approvata, né la promulgazione del capo dello Stato.

È inibita cioè la possibilità culturale, oggettiva e morale di educare a rapporti eterosessuali. Gli effetti li abbiamo visti, ossia il diluvio di accuse e calunnie contro chi difende la famiglia, come è accaduto recentemente ad Antonio Tajani, vicepresidente di Forza Italia. E la crisi politica è proprio quella di movimenti che non hanno più un respiro universale e il forte radicamento nei valori fondamentali della civiltà e della storia italiana. Non solo la Democrazia Cristiana, che alla fine tutti cercano di imitare e riesumare, ma ricordo che il Movimento Sociale è stato il terzo partito italiano ben prima di Fratelli d’Italia, che rispetto a queste battaglie sono ipocriti e privi di storia.

E quelli come me, che sono la stragrande maggioranza, chi li tutela e chi li rappresenta? Mi riferisco alla rappresentanza di tutte le idee, cioè detta con un parolone, la democrazia. Il problema non è quanti sono pro o contro un referendum. Lo abbiamo visto con il divorzio nel 1975 come è andata. Il problema è la rappresentanza di milioni di persone. Il problema è un arco parlamentare che non solo non rispecchia il voto degli italiani, come dice chi punta alle elezioni, ma gli ideali e i moti dell’anima. E questo non mentre “va tutto bene” ed è tutto “arcobaleno”, mentre infuriano crisi e pandemie, mentre la cronaca gronda sangue, botte, morte, casi orribili. Lo spot sacrosanto” non mostra due discretissimi signori o giovanotti o donne o amiche che si scambiano un gesto d’affetto, anche intimo, mentre un energumeno, un troglodita insulta o picchia. Questo mai. Lo spot vuole imporre un’idea contro la religione e la sensibilità.

Aggiungo che a mio parere ci sono età, quali la pubertà e l’infanzia, come l’età degli anziani, in cui è grave sporcare i pensieri di innocenti con le materie sessuali. Il sesso è il privato, ma la società deve essere di individui tutti uguali, tutti rispettabili secondo leggi giuste, che si qualificano per valori fraterni e si segnalano per il talento, l’opera, l’impegno e l’amore. Non entro neppure nel merito dei matrimoni omosessuali e dei figli da maternità surrogate, perché sono aberrazioni neppure commentabili.

Dare di tutto questo la colpa ad Alessandro Zan è sbagliato. Alessandro Zan, e quelli come lui, fanno benissimo a battersi per i diritti in cui credono. Cosa si vuole: internare i gay, curarli, torturarli? Il problema, però, è un Parlamento di tutti. Che significa affrontare la questione non solo come vorrebbe Zan, secondo i suoi occhi, ma con lo sguardo dei bambini, degli stranieri, degli anziani, per cui in primis vengono il pudore e il decoro, che sia etero od omo non cambia. E invece tutti “zitti e buoni” rispetto a un pensiero unico e parziale. Si tratta di salvare il diritto a un pensiero libero e naturale. Neppure porgere l’altra guancia, al momento, è garantito.

Aggiornato il 01 giugno 2021 alle ore 12:52