Copasir nel limbo dell’incostituzionalità

In una nazione in cui nessuna delle problematiche connesse alla Prima Repubblica sono state affrontate e risolte ab origine, nelle cosiddette altre “Repubbliche” che si sono avvicendate emergono progressivamente tutte le sue pericolose illegittimità.

Prima di tutto non è stata mai risolta l’ingerenza del potere giudiziario che da “Tangentopoli” in poi ha cercato di indirizzare ed influenzare la politica, se non addirittura condizionare (sovrapponendosi) il potere legislativo ed il potere esecutivo, forse anche e soprattutto per responsabilità di una classe dirigente politica non altezza e sempre più latente e timorosa della Magistratura, che dopo l’abolizione dell’autorizzazione a procedere per i parlamentari, è così venuto meno quel contrappeso equilibrante e stabilizzante lo Stato di diritto in Italia.

Il “caso Palamara” e il suo prosieguo, il “caso Amara”, oltre ai problemi di ingerenza straniera negli affari di politica interna ed istituzionale, come ad esempio il caso inerente allo spionaggio internazionale, ossia il “Caso Walter Biot-Russia”, oppure quello inerente alla questione degli impianti cinesi di sorveglianza utilizzati negli edifici delle istituzioni italiane, denotano un progressivo arretramento del sistema democratico in ogni sua declinazione.

Premesso quanto finora esposto, dulcis in fundo, recentemente è emerso un caso ancora più sconcertante ed allo stesso tempo inquietante, che riguarda il controllo della sicurezza nazionale, ossia la questione che ha paralizzato il Copasir (Comitato Parlamentare per la Sicurezza della Repubblica), organo che per legge garantisce un ruolo di conoscenza e controllo rafforzato per il Parlamento e le sue forze di opposizione in particolare e questa situazione ha di conseguenza destabilizzato una nazione già con un equilibrio delle istituzioni alquanto fragile e precario.

Il caso è diventato talmente insostenibile per il nostro Stato di diritto e per la nostra Costituzione che 52 costituzionalisti e giuristi hanno sentito il bisogno di rivolgere una lettera aperta ai presidenti delle Camere Maria Elisabetta Casellati e Roberto Fico sui diritti dell’opposizione a presiedere il Copasir, dopo il loro rinvio della questione ai gruppi parlamentari. Dopo tante proteste e dopo averne paralizzato l’attività, finalmente l’attuale comitato del Copasir si è dimesso insieme al suo presidente Raffaele Volpi.

Alea iacta est, il Copasir torna a rispettare la normativa legislativa prevista e torna ad essere legittima, ma il tempo che è trascorso affinché avvenisse questo ritorno allo Stato di diritto, è stato tanto ingiustificabile quanto decisamente pernicioso per la tenuta dell’ordine costituito e per il controllo dell’operatività della sua sicurezza.

Dopo aver preso atto che una parte rilevante dell’organo di autogoverno del potere giudiziario si trova in una stagnante e pericolosa situazione di politicizzazione e disordine, prendiamo atto che il controllo della sicurezza della nostra nazione non è da meno.

Anche da questo “caso Copasir” si evince quanto l’anomia stia progressivamente minando le nostre istituzioni in ogni suo settore e per questo ci auguriamo che si ripristini al più presto quel modus operandi costituzionalmente legittimo non solo nella sua operatività, ma anche e soprattutto nella sua tempistica.

Et posteris judicas.

Aggiornato il 21 maggio 2021 alle ore 11:04