
Dopo il naufragio delle “nozze” con il Movimento 5 Stelle (e lo smarrimento che ne è seguito), da più parti ci si chiede se il Partito Democratico avrà la forza di ritrovare una sua autonoma linea politica, e liberarsi definitivamente della subalternità (ove si è peraltro costretto volontariamente), nei confronti del Movimento. Il primo impegno per la segreteria di Enrico Letta coincide con le elezioni amministrative del prossimo autunno che, Covid permettendo, dovrebbero tenersi il 13 ed il 14 ottobre. Tra sondaggi, incertezze e “bizantinismi” vari quello che nel bene e nel male è l’erede di due importanti tradizioni politiche, come quella del Partito Comunista italiano e della Democrazia Cristiana, non gode certamente di buona salute.
La prossima tornata elettorale costituisce una sorta di “partita della vita” per i democratici e per il loro segretario che, dal suo rientro dall’esilio parigino, pare non averne azzeccata una, tanto che da più parti ci si chiede, sia all’interno che all’esterno del Pd, se la cura (Letta) non si sia peggiore del male (Nicola Zingaretti). Le “chimere” postmoderne inseguite dal Pd si sono rivelate, e continuano a rivelarsi fallimentari, tanto che è possibile definire solo come “autolesionistiche” le uscite pubbliche in cui si cimentano con esasperante frequenza e con tono “dottorale” i maggiorenti del partito.
La malattia (incurabile?) che affligge la dirigenza democratica è la “governite acuta”, tanto che un partito che dovrebbe essere vicino agli umori della gente si è trasformato in un “corpaccione” abituato a galleggiare, ma soprattutto a governare, anche quando non vince le elezioni. Chiusi in una “torre d’avorio” dove regna una gaia spensieratezza, i maggiorenti del Pd si cimentano in giochi di potere fini a sé stessi, che erodono sempre più qualsivoglia speranza di ripresa del consenso.
Tuttavia, non dobbiamo sottacere che il Partito Democratico ha dato in passato prova di pragmatismo e di una notevole resilienza. La principale sfida per il Pd va dunque individuata nella necessità, per esso, di recuperare la credibilità perduta, facendosi promotore di proposte serie e concrete, anche superando quei “dogmi” post-ideologici che gli hanno estraniato le simpatie di una cospicua parte degli italiani. Giustizia, Economia e Fisco sono tre delle tematiche dove il Pd può essere definito come “non pervenuto”, rispetto alle giuste istanze dei cittadini, allorquando questi ultimi sono alle prese con una crisi, innanzitutto politica e sociale, le cui origini precedono – e di molti anni – l’arrivo della pandemia.
I democratici si sono infatti visti “dettare l’agenda” da tutti gli altri partiti, rifugiandosi in un comodo attendismo che non ha fatto la fortuna dei primi. Il Pd sarà in grado di riposizionarsi al centro del panorama politico oppure no? Molto dipenderà dall’esito delle prossime Comunali a Roma, che costituiscono un laboratorio politico di principale rilievo, in quanto in esso sono riprodotte tutte le sfumature del più vasto panorama partitico che siede in Parlamento. Di interesse si rivela la prima manifestazione “in presenza” del Pd capitolino, dopo le restrizioni del confinamento dovuto alla pandemia, che si svolgerà il prossimo 21 maggio alle 16 presso la Parrocchia del Sacro Cuore di Gesù in Prati, che avrà come tema C’erano una volta i prati: persone e territori al centro della città che cambia”. Un incontro-dibattito culturale e sociale che analizza il passato ed il presente del tessuto storico, insediativo ed urbano della Capitale, come pure le sfide che attendono i futuri amministratori comunali.
La conferenza vedrà l’intervento di diversi oratori esponenti sia della politica che della società civile quali Don Pasquale Bellanti (parroco della Chiesa del Sacro Cuore di Gesù), Enzo Foschi (vicesegretario regionale del Pd), Giulio Pelonzi (capogruppo del Pd presso l’Assemblea capitolina), Celestino Victor Mussomar (docente presso l’Università Eduardo Mondlane di Maputo in Mozambico), Salvatore Ciocca (Consigliere regionale del Molise nella X e XI legislatura) e Jean Paul De Jorio (docente presso l’Università di Wuhan). Nelle intenzioni degli organizzatori, la partecipazione in prima persona della cittadinanza ai processi ideativi e decisionali in ambito politico è la più importante sinecura per i mali del Pd. Solo ed esclusivamente recuperando un rapporto con i singoli e la collettività, da cui il Partito si è allontanato sempre di più, tanto da essere la forza politica con meno appeal, i democratici saranno credibili e creduti.
Aggiornato il 20 maggio 2021 alle ore 09:34