La Cedu sulla condanna a Berlusconi: dubbi sull’equo processo

Le vicende giudiziarie di Silvio Berlusconi tornano sotto la lente della Corte europea dei diritti umani. Oggi l’istituzione con sede a Strasburgo (che non ha nessun legame diretto con le istituzioni Ue) ha reso ufficialmente noto di aver dato il via alla fase dibattimentale del procedimento avviato in seguito al ricorso presentato dal Cavaliere contro la sua condanna per frode fiscale nel 2013 nel processo Mediaset.

Secondo la tesi sostenuta dagli avvocati dell’ex presidente del Consiglio, l’Italia ha violato in vari modi il suo diritto a un equo processo, a non essere giudicato più volte per lo stesso reato e a vedersi applicate le attenuanti. La Corte, dopo aver esaminato le informazioni contenute in diversi faldoni già inviati a Strasburgo dal leader di Forza Italia, ha chiesto ora al Governo di rispondere entro settembre a dieci domande molto specifiche, tutte mirate ad acquisire elementi che possano chiarire i possibili dubbi sull’operato della magistratura italiana. L’attenzione della Corte si è concentrata anche sull’ex giudice Antonio Esposito, che al tempo dei fatti era presidente della sezione feriale della Corte di Cassazione che nell’agosto del 2013 emise la condanna definitiva nei confronti di Silvio Berlusconi.

La Corte ha chiesto di sapere se, secondo il Governo, le dichiarazioni alla stampa fatte da Esposito dopo la lettura del dispositivo della sentenza, ma prima che ne fossero depositati i motivi, abbia intaccato il principio d’imparzialità della sezione feriale della Corte di Cassazione. Una richiesta rispetto alla quale l’ex togato si è già detto pronto a prendere parte al procedimento con l’invio di memorie e documenti alla Corte per difendere il suo operato. Ma la procedura resa nota oggi non è l’unica che a Strasburgo riguarda le vicende giudiziarie di Berlusconi.

Sul tavolo della Corte c’è anche il ricorso, arrivato qualche settimana fa alla fase dibattimentale, presentato per il Lodo Mondadori e in cui si ipotizza la violazione del diritto alla presunzione d’innocenza. Già chiusa e archiviata invece la vicenda legata all’applicazione all’ex premier della legge Severino, quella che portò alla decadenza del suo mandato parlamentare in seguito alla condanna del 2013. Il caso era arrivato fino alla Grande Camera della Corte di Strasburgo, ma il Cavaliere decise di chiederne la chiusura prima del verdetto finale.

Aggiornato il 18 maggio 2021 alle ore 09:32