Il profeta Non so

Premessa filosofico-religiosa. Esistono concezioni filosofiche e concezioni religiose le quali sostengono che il male finisce con il servire il bene, percorsi contorti, spesso, per cui sembra che il male vinca. Ma alla lunga rispunta vincente il bene. O che il male impegna l’uomo alla dimostrazione del suo valore.

Stoicismo, cristianesimo cattolico, e ancora prima zoroastrismo, ebraismo, in formulazioni differenti hanno espresso tali convinzioni, riprese da talune concezioni storiche ossia non affidate alla Provvidenza o a Dio ma all’andamento delle vicende puramente umane, storiche, appunto. Tra qualche anno molti o pochi diranno che la Pandemia è stata assai utile facendoci considerare i temi ambientali, la conversione verde, la miglior cura della salute e dell’organizzazione che la riguarda e quant’altro. Da rilevare un effetto immediato: la “scoperta” di quanto sia infida e pericolosa la Cina. Persino l’Unione europea se ne avvede, il che è sorprendente giacché la Cina apparve fino a pochi mesi trascorsi portatrice del mercato libero mondiale, più liberista e capitalista dei Paesi inventori del capitalismo e del liberismo i quali, offuscati che siano, hanno adesso compreso che la Cina, immune dal Virus. Mentre l’Europa ne soffre, e con cifre monetarie da comprarsi pianeti, stava acquistando l’Europa, ed in modo sgarbato ossia con aiuti di Stato, il che è vietato nell’Unione europea.

Sicché, infine, ha deciso l’Unione europea di generalizzare il divieto degli aiuti di Stato che valgono non soltanto per i Paesi membri dell’Unione ma per chiunque. Le imprese che intendono acquistare o penetrare nell’Ue devono dichiarare se, o meno, hanno ricevuto aiuti nei tre anni passati. E se vi fossero false dichiarazioni o non si rispettasse tale obbligo si avranno accertamenti e sanzioni. Infatti, gli aiuti di Stato permetterebbero alle imprese, cinesi o non cinesi, di vincere la concorrenza disponendo di maggiori somme.

Anche se la decisione sorge in Europa, la spinta è statunitense. La nuova Amministrazione americana esalta il pericolo cinese quando pure afferma che bisogna collaborare. Il segretario di Stato americano, Antony Blinken, così come il presidente Joe Biden, insistono reiteratamente nel proclamare il contenimento sia della Cina sia della Russia. Ma la questione è problematicissima. I mali del capitalismo o dell’economia vengono da una escrescenza di capitali che esigono investimenti. Di capitali ve ne sono fino all’eccesso.

Come impegnarli profittevolmente? Gli Stati Uniti cercano di aprire le porte strette della Russia, non disponibile ai capitali stranieri ma ricchissima di materie prime; cercano di contenere l’espansionismo dei capitali cinesi, i quali devono essere investiti altrimenti la Cina è strangolata dai propri capitali inutilizzati. La Cina potrebbe investirli all’interno, ma non lo fa abbastanza, è più remunerativo conquistare l’Occidente. D’altro canto, l’Occidente deve investire, ha scoperto il “debito buono”, mari di soldi in debito pur di investire. Che avverrà tra debito occidentale investito e la straricca Cina che vuole investire è noto soltanto al profeta Non so. Rischiamo una deflagrazione da sotterrare i vivi ed i morti. Intanto pensiamo in forme meno apocalittiche. Il bisogno di investire servirà a qualche opera per il Sud ed a qualche rioccupazione. E probabilmente a farci uscire di casa.

Siamo in una rinnovata rivoluzione del capitalismo, il quale nel sembrare smorto concepisce vie di salvezza ossia di investimento con profitto. Le privatizzazioni, la finanza speculativa, ed oggi e per qualche decennio l’economia verde. Qualcosa uscirà da questa giravolta, ma accanto all’economia verde vi sono fenomeni il cui esito è insospettabile. Che occupazione avremo se cresce la produttività, immettiamo robot e intelligenza artificiale, adoperiamo la Smart economy, la vendita on-line, i grandi organismi produttivi, distributivi eroderanno le piccole e medie imprese? Vi sarà una falcidia nell’occupazione o economia verde, servizi sociali, cura ambientale risarciranno l’occupazione? Soprattutto che avverrà con l’esuberanza di capitali da investire utilmente, fino a quale grado si spingeranno i conflitti per ottenere spazi e luoghi di investimento?

Il capitalismo occidentale, lo statunitense sopra tutti, ha compreso che stava perdendo i luoghi di investimento e stava diventando terra di investitori (cinesi). Ma impedire la colonizzazione cinese non risolve che noi dobbiamo investire a nostra volta. La Russia non si spalanca né è intenzionata ad aprirsi ai capitali stranieri, la Cina ha dimostrato che sa magnificamente utilizzare per sé i capitali stranieri. L’Europa cerca ora di investire su se stessa. E gli Stati Uniti? E la Cina? Si disputeranno il pianeta? La Cina deve collocare i propri massicci capitali, deve espandersi: troppa popolazione, troppa produzione, troppa esportazione, troppi capitali, irrefrenabile imperialismo. Se suscitiamo sbarramenti che avverrà? E che avverrà se non suscitiamo sbarramenti?

Intanto il proletariato occidentale non concepisce alternative al grande capitale. Dovrebbe rendersi imprenditore e concepire, dicevo, orari, salari, profitti in modo da fare impresa e reggere la concorrenza. Al dunque, un conflitto interno al capitalismo, quello cinese è anomalo ma è capitalismo. Questo conflitto penombra un distinto cambiamento, il tramonto radicale della cultura, della civiltà umanistica. L’evento non è meno drammatico degli investimenti di capitali. Anche in tal caso si tratta di investimenti di capitali... culturali, investimenti di civiltà.

Noi siamo chi siamo, perché ereditiamo la civiltà greca, la civiltà romana, aspetti del Cristianesimo specie in terreno estetico, ed il liberalismo con venature sociali. Se la cultura classica greco-romana viene recisa, noi scadiamo in un universalismo indifferenziato, in un insieme di gente che non sa chi essere. La scienza va bene. La tecnologia va bene. Ma se non rientrano nell’umanesimo non ci danno persone culturalmente identificabili. È il rischio sommo del nostro momento. Da valutare con passione.

L’ennesima riconversione dei sistemi produttivi non deve coincidere con lo strappo dalla cultura classica, la “nostra” civiltà. Purtroppo, esistono avvistamenti a proposito. Scogli da scansare. La civiltà umanistica regge le valutazioni etiche, estetiche, il che non compete alla tecnica ed alla scienza. L’uomo è una entità valutativa, la scienza e la tecnica sono avalutative, sono descrittive, coniano un individuo neutrale. Da riguardare con urgente apprensione.

Aggiornato il 07 maggio 2021 alle ore 09:19