I vaccini, dunque, saranno inoculati anche in farmacia. È la strada giusta. Abbiamo una rete che è un residuo del passato (non possono neppure essere sfrattate, in nessun modo, per una vecchia legge). Sfruttiamole allora sollecitamente per nuovi compiti, in attesa che divengano – come molte in parte sono già, e saranno di certo in futuro – dei veri ambulatori, per le cure pre-ospedaliere. Sono tante le incrostazioni del vecchio Stato corporativo e i notai ne sono un altro esempio (non per niente ci sono solo in Italia). Tanto a loro che agli avvocati possono essere affidate nuove funzioni, per (piccole) compravendite veloci, per le volture catastali elementari.
È solo il caso di vincere con decisione, senza chiacchiere, le resistenze. Ricordate le Poste? Ci abbiamo messo trent’anni – con tutti i grossi e potenti manager che abbiamo visto passare – a capire che potevano essere una nuova rete di sportelli bancari (poi l’hanno capito, finalmente, ma le hanno utilizzate solo per la raccolta, come sanguisughe: ma senza fare credito, se non proforma, funzionano a scartamento ridotto). Le banche vere fanno raccolta e credito (e per questo dovrebbero esservi speciali facilitazioni, che si aggiungano a semplificazioni in larga scala anziché continue, inutili, complicazioni a cominciare dagli intralci nell’attività bancaria, che arrivano dall’Europa che ne fanno, come col divieto di distribuzione dei dividendi, degli istituti eterodiretti, ma sempre non toccando le responsabilità, che restano rigorosamente degli amministratori italiani).
La pandemia, dal canto suo, ha giovato: gli italiani hanno avuto un comportamento, e un senso di responsabilità, esemplari ma il governo non muove un dito – né a Roma né in periferia – contro il medievale potere dei Consorzi di bonifica, che a Piacenza chiama a votare, per un rinnovo di consiglieri che è tanto farlo adesso come fra tre mesi, in zona rossa, 150mila persone. Cosa devono pensare gli italiani, tutti in mascherina tutti i giorni, che alle disposizioni anti-Covid hanno creduto? Stessa cosa per le Fondazioni, bancarie e non bancarie: scatoloni vuoti, autoreferenziali, ma piene di soldi pubblici, spese in famiglia da enti predestinati, una volta per tutte, decenni fa (quando gli enti locali dicono di languire). Per non parlare delle Camere di commercio: nello stato unitario elettive, oggi prigioniere di categorie coi piedi al caldo e che, come i Consorzi di bonifica, fanno sapere che esistono solo per le tasse che riscuotono.
Il nuovo governo, dunque, è sulla strada giusta per vaccini ed altro. Ma recida prontamente ogni legame – diretto o indiretto – col passato, o si prende una strada o se ne prende un’altra. Certe titubanze non giovano, fanno anzi un doppio male in sé perché tolgono l’impressione – che gli italiani devono invece avere – che si è imboccata una nuova via. Solo in questo modo, ritornerà la fiducia. Luigi Einaudi insegna: con una circolare di poche parole assicurò gli italiani (contro il parere del potente, allora, presidente di Confindustria, Angelo Costa) che avrebbe difeso, come per la linea del Piave, la stabilità della lira. E pose le basi del miracolo economico, che arrivò infatti puntualmente.
Vanno nel verso totalmente sbagliato segnali come quello del continuo rinnovo del blocco degli sfratti. È un armamentario bolso, per chiamarlo come lo chiamava sempre Einaudi. Fu inventato dalla Curia pontificia per vietare gli aumenti di canone che i romani facevano negli Anni Santi. Poi, gli aumenti in quell’anno furono vietati e allora i romani correvano ad aumentarli l’anno precedente e così via, senza scampo. Non sono mai serviti a niente se non al vero populismo. Tanto più dopo che (ministro Maurizio Lupi) era stato tolto il blocco e nulla di drammatico è successo per cinque anni. Avere bloccato, da parte del ministro (tecnico) della Giustizia, una forte inversione di tendenza che la (famigerata, a volte troppo) politica aveva già trovato, è stato un altro segnale sbagliato, sbagliatissimo. La gente ha subito pensato: inutile sperare, non cambia nulla.
Lo stesso per il blocco dei licenziamenti e così via. Anziché demolire, passo a passo, questi vecchi arnesi lì si è (senza fatica) confermati, e basta. La gente ha ritirato la fiducia che aveva già concesso per la fiducia in sé che ha per Mario Draghi, una scelta giusta del capo dello Stato (giusta e basta: indipendentemente dai motivi che l’hanno ispirata) ma la strada della libertà e delle liberalizzazioni anti-corporative o la si imbocca con decisione o non lo si fa. E allora è meglio lasciar perdere, andare avanti con il tran-tran di sempre e che Dio ce la mandi buona.
Aggiornato il 07 aprile 2021 alle ore 10:32