L’idea che esista una correlazione molto forte tra l’istituzione della proprietà privata e le libertà delle persone non è nuova, ma Richard Pipes, nel suo libro “Proprietà e libertà”, è stato il primo a validare questa idea attraverso un’approfondita indagine di taglio storico.
Il libro di Pipes, pubblicato da Ibl Libri, è stato presentato l’altro ieri durante un webinar a cui hanno preso parte Luigi Marco Bassani (professore ordinario di Storia delle dottrine politiche, Università di Milano), Claudio Martinelli (professore ordinario di Diritto pubblico comparato, Università di Milano Bicocca) e Marco Natalizi (professore associato di Storia dell’Europa orientale, Università di Genova). L’incontro è stato introdotto e coordinato da Giuseppe Portonera (Forlin Fellow, Istituto Bruno Leoni). Natalizi ha messo in rilievo l’importanza di Pipes come storico nel dare un contributo fondamentale agli studi sulla Russia. Pipes è stato infatti il direttore del “Russian Research Center” di Harvard e non è un caso che Ronald Reagan, una volta entrato alla Casa Bianca, abbia chiesto la sua collaborazione per fronteggiare la minaccia rappresentata dall’Urss. Nei suoi libri sulla Russia, Paese del quale si è occupato analizzando sia il periodo tra il Medioevo e la caduta dell’ancien régime, oltre che la storia dell’Unione Sovietica nel Novecento, ha fornito giudizi illuminanti sull’intellighenzia russa. Ed è stato netto nel giudicare l’immaturità di questo ceto, a cui ha attribuito importanti responsabilità nella mancata evoluzione e nell’arretratezza di quel Paese.
Per Martinelli è interessante notare come Pipes, nel suo libro, abbia preso in considerazione i due estremi che esistono, a livello storico, quando si parla del rapporto tra proprietà e libertà, ovvero il Regno Unito e la Russia. Nel libro analizza la proprietà in senso giuridico, ma anche il desiderio di proprietà che contraddistingue l’uomo e la sua storia. La proprietà fondiaria ha avuto un ruolo politico, soprattutto nel porre un argine al potere dei sovrani. Questi elementi sono caratteri fondativi del rule of law e della common law, dunque del costituzionalismo inglese.
Secondo Bassani i diritti di proprietà restano ancora un tema aperto. A vent’anni dalla pubblicazione originale in lingua inglese del libro, si può notare come la dissoluzione del regime sovietico non sia bastata a instaurare un sentimento definitivo, in senso favorevole, verso la proprietà. La disputa sulla legittimità della proprietà è iniziata addirittura con la Repubblica di Platone e arriva fino ai nostri giorni, in cui nel dibattito politico attuale ci sono schieramenti e pensatori che non fanno mistero di essere sfavorevoli a un riconoscimento pieno del diritto di proprietà.
(*) Il libro è acquistabile sul sito IBL
Aggiornato il 02 aprile 2021 alle ore 11:14