La Pubblica amministrazione d’inciampo

Che cos’è La Politica? Gli anglosassoni per la stessa radice Polis utilizzano due concetti complementari e adiacenti: Policies e Politics. Intuitivamente, i primi sono i punti di un grafico, mentre i secondi rappresentano le linee che li congiungono, formando una struttura continua e complessa, sintetizzabile in un unico disegno strategico (il destino di una società), che si svolge nel tempo e nello spazio storici. I percorsi tra un punto e l’altro possono essere lineari (e, quindi, il tracciato è ottimizzato), oppure contorti, con uno o più loop i quali danno luogo a inviluppi non lineari che assorbono molte energie, e ritardano anche notevolmente i tempi per il raggiungimento dell’obiettivo prefissato (policy) dalla politica (politics).

Questo tipo di procedimento è assai comune alle democrazie rappresentative, in quanto i suddetti percorsi annodati sono il risultato dell’intermediazione di burocrazie elefantiache, inefficienti, auto-rappresentative e auto-perpetuanti. Queste ultime, non più animate come nel secolo XIX dal più puro spirito di servizio (in cui, cioè, servire lo Stato per perseguire il bene pubblico era considerato un onore, al quale si applicavano le classi agiate gratificate dall’attribuzione conseguente di status), perseguono dalla fine dell’Ottocento in poi una logica perversa, che consiste nell'invadere con l’iper-regolamentazione progressiva tutti gli spazi in cui si esercita l’azione pubblica, aumentando così oltre ogni limite fisiologico i livelli di intermediazione tra apparati pubblici e cittadini, in modo da attribuire più potere a burocrati sempre più numerosi, considerati illicenziabili, in quanto protetti da un corpus normativo privilegiato.

L’avvento dell’era moderna (e della digitalizzazione) non ha minimamente scalfito il Moloch burocratico italiano, sovrapponendo alla dittatura cartacea immensi Big Data di file e di record immagazzinati in una rete sterminata di memorie di personal computer non collegati tra di loro, o connessi in network all’interno di centri di elaborazioni dati che utilizzano software (applicativi) proprietari, e rifiutano l’interscambio delle informazioni in loro possesso con altre strutture informatiche della Pubblica amministrazione e dello Stato, al fine di mantenere la propria posizione privilegiata di potere.

La Pubblica amministrazione italiana (simile a quella esistente nelle altre democrazie rappresentative) si presenta come una organizzazione incontrollata e incontrollabile dato che, per principio, mentre sui suoi atti esistono ben due magistrature amministrative (Tar e Consiglio di Stato) e una giustizia contabile per la verifica delle attività dei centri di spesa, non vi è in nessuno Stato democratico una Authority esterna che ne verifichi e sanzioni gli aspetti dell’organizzazione amministrativa interna. Quest’ultima rappresenta una Black-Box: all’esterno vengono immessi in input volumi enormi di risorse (umane, strumentali e finanziarie), per registrare in output un risultato sempre del tutto insoddisfacente e striminzito della montagna che partorisce il topolino.

Tutto ciò accade perché le filiere “produttive” (di atti di pubblica utilità per cittadini e imprese, che hanno quindi rilevanza esterna) non hanno nessun indicatore di processo, che consenta a un controllo dall’esterno di dare una risposta chiara e oggettiva al seguente interrogativo “ai fini prestabiliti di una procedura o di un procedimento amministrativo del quale è responsabile la mia struttura organizzativa, è utile, essenziale e ottimizzato ciò che sto facendo, soprattutto dal punto di vista dell'impiego delle risorse a mia disposizione? O le mie attività sono anche in parte ridondanti, se non inutili e, quindi, dannose dal punto di vista della qualità e della tempestività del risultato prefissato, perché non gratificanti per il personale impiegato i cui profili professionali e la relativa formazione sono del tutto, o in parte, inadeguati riguardo ai processi di competenza?”.

Nessuno mai ha poi saputo e voluto dare risposta alla seguente domanda fondamentale: “Qual è la spesa complessiva per le attività di auto-amministrazione (produzione di atti e documenti che hanno solo un fine di comunicazione interna) che non rivestono interesse alcuno da parte del cittadino?”. Perché è a questo livello che si gioca l’aspetto dell’auto-perpetuazione degli apparati e della loro crescita elefantiaca nel tempo. Nessuno mai che si sia minimamente posto il problema di come ottimizzare l’attività amministrativa di uffici che svolgono le stesse funzioni, senza mai essere comparati tra di loro per efficienza/efficacia.

Un esempio indicativo è dato dall'insieme di Enti locali di pari dimensione e complessità territoriale, che garantiscono gli stessi servizi con costi, risultati, profili professionali e tempistiche completamente differenti, perché scollegati da qualsiasi controllo esterno di benchmarking (copiare da chi fa meglio, in modo da stabilire sui migliori risultati uno standard organizzativo ottimale) e, soprattutto, di customer satisfaction al fine di creare una statistica del gradimento espresso dall’utenza e di calibrare sui conseguenti risultati un sistema premiale oggettivo, ai fini dell’accertamento del merito collettivo e individuale, rendendolo impenetrabile alle logiche egalitarie e deleterie dei sindacati di categoria. Invece, che combina il Governo di Mario Draghi? Si mette d’accordo con questi ultimi, rinunciando a equiparare i contratti degli impiegati pubblici con quelli ben più flessibili e meno garantiti a vita dei privati.

Si sceglie così di coprire le lacune del turn-over attraverso una sorta di reclutamento iper-semplificato esterno (con contratti a tempo determinato) per le professionalità emergenti non integrabili nei ruoli organici attuali della Pubblica amministrazione, mentre si continua a non avere la minima idea di come riorganizzare (anche ai fini dello smart-working generalizzato) gli apparati amministrativi pubblici sul modello della programmazione per risultati, con il conseguente, rigoroso accertamento del rapporto tempi/qualità della produzione amministrativa. Saranno, ancora una volta, soldi (tanti, troppi!) buttati al vento. L’Europa stavolta non ce lo perdonerà!

Aggiornato il 15 marzo 2021 alle ore 09:35