Passano i giorni ma di inversione di marcia c’è poco o forse niente, anzi c’è una tendenza a rafforzare la politica di sinistra sullo statalismo e i privilegi pubblici, esattamente l’opposto di quello che servirebbe e che ci aspettavamo, sia perché Mario Draghi aveva parlato di spesa buona e produttiva e sia perché al Governo, adesso, ci sono Lega e Forza Italia.
L’apparato pubblico non solo è pagato per aiutare ed affiancare la società nel suo complesso, ma funziona sulla base del principio del civil servant, piuttosto che del settore privilegiato come succede da noi. Del resto, negare che il posto di Stato – quello fisso per l’eternità – abbia avuto e abbia ancora una quantità di privilegi rispetto al privato, sarebbe una blasfemia. Anche perché c’è una serie storica di leggi per benefici e vantaggi solo agli statali che è un unicum nostrano rispetto al mondo. Come se non bastasse, dentro l’apparato pubblico ci sono settori che godono di contratti esclusivi rispetto agli altri e, soprattutto, rispetto al segmento del lavoro privato. Per non parlare del fatto che la caratteristica dell’impiego pubblico è sempre stata, o quasi, dell’inamovibilità a prescindere e della produttività incontrollata. Insomma, il fenomeno devastante e diffuso dei furbetti del cartellino riguarda il pubblico mica il privato: ci sarà un motivo. Come ci sarà un motivo se l’Italia, per qualità e quantità di servizi offerti ai cittadini, è tra le ultime nonostante l’apparato sia gigantesco.
Da ultimo, se c’è un lamento che si sente ovunque è dell’inefficienza degli uffici pubblici. Sia chiaro, non ci riferiamo certo alle encomiabili forze dell’ordine, militari e in larga parte della sanità ma all’apparato in generale, che per noi – anziché centrale, come dice Draghi – è funzionale al sostegno del Paese. Oltretutto, non va dimenticato che i costi dello Stato pesano sul privato, proprio perché l’apparato deve restituire servizi di qualità e sostegno, efficienti e veloci al consesso civile, alle attività. Ebbene, si faccia una domanda agli italiani per sapere la risposta in termini di giudizio sui servizi pubblici.
Senza scomodare Max Weber, lo Stato con i suoi uffici dovrebbe essere il fiore all’occhiello di ogni Paese, non fosse altro perché almeno da noi costa un botto a suon di tasse. Ecco il motivo per cui, tra l’altro, la presenza pubblica dovrebbe essere limitata allo stretto necessario. Anzi, non solo limitata all’indispensabile ma condizionata al principio della sussidiarietà, un principio fondante dell’Europa di cui oramai si parla poco ma dovrebbe essere prevalente, perché in troppe cose la funzione pubblica dei servizi ai cittadini “non funziona” per niente.
Per farla breve, mentre l’Italia sprofonda perché il settore della produzione è fermo per via del Covid, il privato rischia un milione di posti di lavoro. Le aziende, gli artigiani, gli autonomi rischiano i libri in tribunale, le attività sono al collasso da chiusura. Ritrovarsi a vedere i soliti statali tutelati, coccolati ed elogiati francamente stona, soprattutto con il centrodestra al governo. Qui non si tratta di sottovalutare l’importanza dell’apparato pubblico e di confermare che in molti settori vi siano contratti, mezzi e strumenti da migliorare ed aggiornare anche in confronto col resto d’Europa, si tratta di valutare la realtà e soprattutto la fase storica e sociale.
Ebbene, la realtà ci dice che da noi vi sia troppo Stato, da decenni si parla di chiusura di Enti inutili, aziende colabrodo, di privatizzare municipalizzate fallimentari dai risultati mortificanti. Così come la fase storica ci dice che ora è il privato che va aiutato, sostenuto e ristorato al meglio prima che muoia, altro che pubblico. La realtà è che da noi se per decenni si è parlato tanto e fatto poco per riconvertire in qualità e quantità uno Stato da socialismo reale che è andato peggiorando e funzionando sempre più male, è proprio per la presenza assolutista cattocomunista e sindacale che l’ha impedito. E addirittura, in certi casi, protetto ed aggravato.
Ecco perché da noi c’è troppo Stato, infilato ovunque, che costa tanto e restituisce troppo poco. Se la burocrazia è diventata il nemico numero uno ci sarà un motivo. La burocrazia è cosa pubblica mica privata, parte dalle leggi demenziali e arriva alla necessità di uffici pubblici per la gestione. Uffici che in certi casi vengono creati ad hoc solo per assegnare posti e poltrone: è così che nascono i cosiddetti “Enti inutili”. Da questo governo ci aspettiamo qualcosa di nettamente diverso dalla politica statalista spreca danaro, assistenzialista a go-go, precedente e giallorossa. Altrimenti, saremmo passati dalla padella alla brace. Con Draghi premier, più Lega e Forza Italia nell’esecutivo, sarebbe incredibile. Impensabile soprattutto per la storia di Forza Italia, che ha fatto della rivoluzione liberale, dell’anticomunismo, statalismo, sussidiarietà e privatizzazioni, le sue bandiere. Senza dimenticare la lotta alla burocrazia e al Leviatano di sinistra come la sua battaglia principale. Basterebbe rileggere i discorsi di Silvio Berlusconi e i programmi di Forza Italia dal 1994 ad oggi, non scherziamo.
Per questo diciamo che a ben vedere hic et nunc il Governo stenta. L’Italia che lavora e produce fatturato affonda, il tempo stringe. Chi vivrà vedrà ma se tanto mi dà tanto, anziché bene, potrebbe andare ancora male.
Aggiornato il 11 marzo 2021 alle ore 10:22