
Non spero di convincere nessuno e tanto meno di avere ragione a tutto tondo, però voglio dire qualcosa sul vituperato reddito di cittadinanza, che sarà una delle questioni importanti e certamente roventi all’attenzione del futuro presidente del Consiglio, Mario Draghi, in tema di Recovery plan e risorse. Soprattutto considerando l’eterogenia – ma forse è giusto dire proprio “accozzaglia” – che rischia di far parte del Governo.
Tutti d’accordo sul reddito di cittadinanza? Matteo Salvini dovrebbe essere già a fare le barricate e, comunque, ci penseranno i Fratelli d’Italia a farsi sentire. Allo stesso modo, il Movimento 5 Stelle dovrebbe impuntarsi fino al limite, visto che questa misura è il fiore all’occhiello delle innovazioni introdotte dai grillini nel sistema. E mi pare che neppure “le stelle” siano così compatte, visto che già il movimentista Alessandro Di Battista guida un gruppo di dissidenti. Ma il punto è: il reddito di cittadinanza ha risolto qualche problema all’Italia e agli italiani? Forse non è facile rispondere a questo quesito, perché le misure di tipo economico vanno poi verificate sul campo, cioè se realmente sono efficaci ed effettivamente migliorano la vita delle persone. È stato così, è successo questo? Ebbene, nonostante le tante polemiche, il reddito di cittadinanza ha risolto un problema che sembrava irrisolvibile e fonte di umori pericolosi, spinte autoritarie e questioni di ordine pubblico. Qualcuno ha verificato chi lo ha usato, e in quale modo, prima di dire “no”? Certo, convengo che quei parlamentari senza nome, che hanno ammesso di aver fatto domanda e forse di averlo pure ricevuto per la nonna, la zia e la mamma, dovrebbero essere nelle ire di tutti. E così tutte quelle categorie che, a pioggia, hanno ricevuto sussidi. Tali per cui, oggi, dicono i titolari delle piccole imprese, che “è difficile trovare manodopera, se la mano dopera può stare a casa con 800, mille, 1.200 euro al mese”, a seconda del numero dei componenti del nucleo. E poi fare pure qualche lavoretto in nero.
Non arrivo a elencare gli scandali, certo non pensati dal legislatore ma attuati, per cui abbiamo vergognosamente scoperto che i tre massacratori del povero Willy Monteiro Duarte avevano ville, auto di lusso, facevano traffici o partecipavano a traffici illeciti. Soprattutto, erano quei soggetti che tutti vedevamo, e in più godevano del reddito di cittadinanza: se non loro direttamente, le loro famiglie. Ma qui la colpa di chi è: della legge, dei Cinque Stelle, dei sindaci, dei burocrati? Di chi lo chiede e non si vergogna, dimostrando un senso dello Stato e della legalità da Paese-barzelletta, non una potenza mondiale che deve stare in Europa alla pari con gli altri. Poi ci lamentiamo di lacci e lacciuoli?
In tema di reddito, c’è da affrontare sicuramente il problema degli immigrati. Intendo quei profughi, stranieri, cittadini di altri Paesi che vengono tutti qui a milioni oltre a quelli che sbarcano. Sono rivestiti, puliti, curati, dotati e finanziati. Operano in nero nei peggiori traffici clandestini o in miserabili commerci. Mi chiedo veramente se Mario Draghi confermerà, come ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, la quale o non ha saputo reggere all’inquinamento estero sulla sicurezza e legalità, oppure non è stata capace. Lo dico con prove, poiché gli stessi romeni segnalano casi gravissimi. Per esempio, che dire di quel trio di balordi scoperti a Bergamo, i quali erano partiti dalla Romania con documenti falsi, avevano fatto la domanda per il reddito pensando di intascarlo e, felicemente, tornarsene a casa. Scoperti e fermati, per fortuna! Chissà chi li ha denunciati, se la polizia italiana o romena. Il fatto è che molti stranieri sono convinti che il reddito di cittadinanza faccia parte dei fondi europei e dunque costoro, sentendosi “cittadini europei”, pensano di riceverlo qui come fossero in patria. Vabbè, i romeni ne sanno sempre una più del diavolo!
Tuttavia, è vero che non c’è stata nessuna introduzione al perché e al per come di questa misura economica finora stanziata dalle risorse del bilancio italiano. Abbiamo ascoltato solo rissa, sfasciume, litigi, accuse. Io stessa ero contrarissima al reddito di cittadinanza per principio, “il lavoro nobilita l’uomo e lo rende libero”. Ma leggendo e rileggendo le teorie di Beppe Grillo e conoscendo personalmente le criticità di alcune comunità presenti sul nostro territorio, alla fine compresi che effettivamente era l’unica soluzione da tentare. Di fatti molti rom, che finalmente hanno fatto richiesta e sono riusciti ad ottenerlo essendo a Isee (Indicatore della situazione economica equivalente) zero, senza sgomberi e vituperio sono usciti dai campi. Hanno iniziato ad avvicinare forme di affitto di abitazioni, pagano bollette, medicine e mandano i figli a scuola, vestendoli con cura e migliorando alimentazione e comportamenti. Prima non era così, prima del reddito.
Prima, noi italiani, spendevamo 45mila euro al mese per un solo nucleo rom. Questa volta proprio dei fondi che l’Europa ci aveva dato esclusivamente per i rom, ma come hanno spiegato nelle aule giudiziarie Salvatore Buzzi & Massimo Carminati quelle somme ingentissime sono servite tutte per affari illeciti. Di sicuro i rom non ne hanno usufruito, perché dentro i campi pagavano anche le baracche buttando i pasti immangiabili. A chi sono andati e come sono state spese quelle somme me lo chiedo, come dovremmo fare tutti. Aiutare i poveri è una missione, così alta e complessa, che occorrono i miracoli. O almeno chi ha quella mentalità, come ha dimostrato quel magistrato romano che alle associazioni indagate e ai loro responsabili nascosti in un sistema di scatole cinesi, ha detto “perché non avete dato a quelle famiglie rom i 45mila euro al mese direttamente. Magari si prendevano un attico ai Parioli e li integravamo”.
Detto ciò, intendo sostenere che con l’attuale composizione a rischio della società italiana, fatta di comunità che vengono “dal nulla”, da gruppi che vengono da dittature, regimi, culture, etnie, mafie, religioni e loro derivati, da continenti e nazioni, da Paesi in guerra e non, dai confini del mondo all’Occidente con l’Oriente che avanza, invade e scuote, la questione del reddito di cittadinanza è un tema serissimo. A Super Mario direi “è la prima questione”, perché in primis vengono la sopravvivenza, la formazione, l’educazione, l’abilità, la fiducia, poi il lavoro. E queste minoranze hanno bisogno di essere accompagnate, per verificare il loro operato, il grado di integrazione e anche la risposta di imprese, ditte, datori e cittadini italiani. Il Pil del futuro è tutto qui, col mondo che grida e che piange. E noi avevamo i romani e il genio italiano, non lo sfasciume culturale, politico, umano.
Aggiornato il 12 febbraio 2021 alle ore 14:02