
Basterebbe pensare che hanno votato 70mila persone per capire a che punto la politica sia giunta: qualche decina di migliaia di persone per tenerne in pugno 60 milioni. E per lasciare in sala d’attesa un Governo che tutto può permettersi, fuorché la perdita del tempo. Per non parlare del quesito sottoposto al voto, presentato in un modo che anche nella peggiore delle ipotesi avrebbe sciolto il nodo del problema grillino. Cioè di offrire alla sua gente “panem et circenses”, un piatto di lenticchie. Una presa in giro, insomma, pur di salvare la faccia dalla milionesima giravolta. Perché sia chiaro: quando Mario Draghi era alla Banca D’Italia e soprattutto alla Banca centrale europea (Bce), di lui – Beppe Grillo e i grillini – ne hanno dette di ogni colore, neanche fosse il peggiore. Come di cotte e di crude ne riservavano alla Unione europea e all’euro: siamo al festival dell’ipocrisia grillina e giallorossa.
Per farla breve, tra grillini, cattocomunisti e gli eredi di quel “criminale” di Palmiro Togliatti, c’è stata gara per le giravolte, dove peraltro i figliocci del Partito Comunista italiano sono maestri. Del resto, fino a qualche giorno fa Nicola Zingaretti tuonava “o Conte ter oppure il voto, perché il Partito Democratico ha una parola sola”. Alla faccia dell’impegno. Per non parlare delle promesse solenni del segretario Pd sulle alleanze politiche, sulle fasi nuove necessarie, sui programmi e così via. Una teoria di sbugiardamenti da paura, tutto rinnegato come fosse niente nel più classico stile comunista. Del resto scusate, dai vertici del Pd è partito un fuoco di fila contro la Lega perché starebbe camuffando il sovranismo e l’anti-europeismo pur di entrare nel Governo Draghi. Ora, è vero che la politica sia l’arte dell’impossibile, ma arrivare ad una faccia tosta tale ci vuole una spudoratezza illimitata. Parliamoci chiaro: se c’è un partito che ha camuffato tutto, dal nome alla bandiera, dal simbolo alle origini, alle verità storiche, è il Pci-Partito Democratico della sinistra-Democratici di Sinistra-Pd. E il peggio vuole che l’abbia fatto per nascondere le vergogne intollerabili del comunismo e del suo numero 1, quel Palmiro Togliatti che vicino a Stalin e a Tito ha mandato a morte una enormità di poveri innocenti, italiani compresi. Per non parlare di quello che è stato capace di fare il Pci-Pds-Ds-Pd dopo la caduta del Muro comunista. E pensate che questi svergognati attaccavano Donald Trump per il muro del Messico che, oltretutto, fu voluto da Bill Clinton. Senza dimenticare quello che hanno fatto durante Tangentopoli, a partire dagli attacchi infami e ignobili a Bettino Craxi.
Pensate che fino ad allora, parliamo dell’inizio degli anni Novanta per i comunisti del Pci, tutti compresi, dichiararsi socialista era una vergogna, un tradimento politico spregevole. Mentre da tangentopoli in giù, guarda caso, non hanno fatto altro che cambiare nome per definirsi democratici e socialisti e liberali, che ipocriti. Ma il colmo dei colmi è stato quando, per completare il camuffamento, si sono fusi con i pezzi della Democrazia Cristiana di sinistra, quella che con Togliatti condizionò la Costituzione al cattocomunismo. Perché, a guardare bene, la nostra Carta si vede eccome quanto abbia ripreso da quella sovietica, così come dalla pietas e caritas cattolica. Insomma, parliamo della fusione delle ipocrisie. Da una parte quella cattolica, che inizia con “la falsa donazione di Costantino”… basterebbe rileggere Lorenzo Valla. Dall’altra quella comunista, 16 secoli dopo, con la Rivoluzione d’ottobre di Lenin. Tutte e due, infatti, dicono di lottare contro emarginazione e povertà, ma in realtà ne hanno bisogno. Perché senza non avrebbero ragione d’esistere, tanto è vero che il comunismo ha generato e genera ovunque fame, disperazione, emarginazione e crimini. Su ciò che, invece, abbia generato nei secoli la Chiesa cattolica apostolica romana vi risparmio. Basterebbe leggere la storia dei Papi fino ad oggi, ovviamente.
Insomma, il voto Rousseau sul Governo Draghi, le affermazioni del Pd sulla partecipazione della Lega, le manfrine di Liberi e Uguali sull’inclusione del centrodestra, sono la comica politica più ridicola del secolo. Anche perché, piaccia o meno, Draghi non è condizionabile se non dai suoi convincimenti. Tanto è vero che nel ministero voluto dai grillini metterà un uomo o una donna di sua fiducia, così come nei posti cosiddetti chiave. Per farla breve, i giallorossi devono mettersi in testa che Draghi non è Giuseppe Conte, non solo per diversità di capacità, preparazione, esperienza e importanza a livello mondiale. Ma per carattere: tanto è vero che gli show, le passerelle, le dirette Facebook, le paginate d’interviste, gli strusci nelle vie del centro, con Draghi non ci saranno. Nemmeno per sbaglio. Come non ci saranno quei discorsoni da teatro shakespeariano, quegli attacchi in tv di scarsissima eleganza contro questo o quello, al secolo Matteo Salvini e Giorgia Meloni, quelle scene impettite delle dirette a reti unificate trasformate in tormentoni. Insomma, con Draghi poche chiacchiere e tanto lavoro. Il premier incaricato è uomo del fare, ecco perché piace a Silvio Berlusconi, altro instancabile e infaticabile personaggio.
Dopo la comica finale della piattaforma che oltretutto è riuscita a spaccare i grillini, tale per cui alle prossime elezioni – ringraziando Dio – scompariranno o quasi, perché gli italiani hanno capito che enormità d’errore abbiano commesso votandoli, Draghi potrà partire a razzo per portarci fuori dalle secche. Dovrà farlo in un anno più o meno, perché poi è destinato al Colle per sostituire Sergio Mattarella. Dunque, il programma sarà super concentrato su stimoli, crescita e Recovery. Quanto basta per riportarci a galla, per correggere gli orrori giallorossi che hanno buttato al vento quasi 200 miliardi pubblici. Dopodiché, andremo al voto e a quel punto più della matita servirà la memoria. Perché sbagliare è umano, insistere è diabolico. Evviva l’Italia, la democrazia, il pensiero liberale. Abbasso il fascismo e il comunismo.
Aggiornato il 12 febbraio 2021 alle ore 11:23