La disponibilità di Salvini non è un errore

L’incarico affidato a Mario Draghi di formare un nuovo Governo sta generando diverse fibrillazioni un po’ dappertutto nell’arena politica, a sinistra come a destra, passando per i Cinque Stelle. Si prefigura una vastissima maggioranza per il Governo Draghi visto che, con la sola eccezione di Fratelli d’Italia, tutti sembrano orientati a riporre la loro fiducia nello sforzo dell’ex-presidente della Banca centrale europea (Bce). In queste ore è difficile trovare qualcuno disposto ad esprimere anche solo una mezza critica nei confronti di Mario Draghi. Per carità, le qualità dell’uomo sono indubbie, ma si assiste ad un coro conformista vagamente imbarazzante, che forse può rivelarsi insidioso, anzitutto, per lo stesso Draghi. L’altro Mario, ossia Mario Monti, fu a suo tempo osannato allo stesso modo, e l’esperienza montiana non andò e non finì benissimo.

Tuttavia, molti, invece di apprezzare sul serio la caratura di Draghi, esprimono lodi che sanno di ipocrisia, perché in realtà subiscono la figura dell’ex-presidente della Bce e cercano insomma di farsela piacere un po’ in maniera forzata. Senza dubbio, l’ex-premier Giuseppe Conte e tutti coloro i quali, dal M5S al Partito Democratico fino a Liberi e Uguali, hanno provato sino all’ultimo a mettere in piedi un Conte ter, stanno masticando amaro. Ma l’arrivo di Draghi ha provocato dibattiti, dubbi ed inevitabili distinguo, anche nel centrodestra, che di fatto si è nuovamente diviso, con Fratelli d’Italia all’opposizione del Governo Draghi, e Lega e Forza Italia disponibili invece ad entrare nella nuova ed ampia maggioranza. Nuovamente, perché questa non è la prima volta in cui pezzi di centrodestra vanno a governare in maggioranze variegate ed altre componenti della coalizione rimangono all’opposizione. Ciò è accaduto più volte nell’ultimo decennio, ed è sufficiente ricordare i governi di Monti, Enrico Letta e per ultimo, quello dell’alleanza gialloverde, con la Lega al Governo e Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni all’opposizione.

Nonostante le complicate vicende romane, negli Enti locali, a cominciare dalle tante Regioni governate da Lega, Forza Italia e FdI, il centrodestra non si è mai diviso, e anche a livello nazionale le relazioni sono state ricomposte più volte. È possibile, pertanto, che pure in occasione del Governo Draghi il centrodestra, nonostante qualche inevitabile contraddizione, non subisca lacerazioni irrimediabili. Giorgia Meloni ha dalla sua la forza della coerenza, che potrebbe tornare utile in termini elettorali se il nascente esecutivo di Mario Draghi dovesse rivelarsi una sorta di riedizione del Governo Monti, ovvero uno scenario che garantisce solo lacrime e sangue, orchestrato da un tecnico non tenuto a rispondere agli elettori del proprio operato. Se così fosse, la Meloni, a differenza di Matteo Salvini, sarebbe legittimata a sbandierare la propria estraneità all’eventuale ed ennesimo massacro economico-sociale perpetrato ai danni dell’Italia. Ma se al contrario Mario Draghi, magari con la fiducia della maggioranza degli italiani, dovesse riuscire a traghettare il Paese fuori dall’emergenza sanitaria e dal disastro economico, Fratelli d’Italia rischierebbe la marginalizzazione.

Vi sono rischi ed opportunità sia per Giorgia Meloni che per Matteo Salvini. Quest’ultimo potrebbe sì diventare complice di una accozzaglia infelice, ma un partito come la Lega, che rimane la prima forza politica del Paese ed ambisce giustamente a rappresentare una alternativa di Governo, si deve anche assumere dei rischi ed interpretare, in un frangente drammatico come questo, un modo responsabile di fare politica. Al momento, visto che la soluzione migliore, le elezioni anticipate, è stata scartata da quasi tutti, a cominciare dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, l’azione della Lega risulta più utile se inserita all’interno del nuovo Governo – cosiddetto – di unità nazionale. Anche se non è ancora possibile misurare la qualità e la bontà dell’esecutivo che sta per venire alla luce, l’arrivo di Mario Draghi è stato in parte consolante, perché ha comportato anzitutto l’uscita di scena di Giuseppe Conte. E, inoltre, ridimensiona di fatto quelle politiche scellerate, care ai Cinque Stelle e a ministri come Roberto Speranza, alle quali abbiamo assistito desolati dall’inizio della pandemia ad oggi. Però, affinché vi sia una inversione di rotta convincente e duratura, e si possa scongiurare il tentativo di colorare di giallorosso anche il Governo Draghi, è importante che Lega e Forza Italia siano della partita.

Aggiornato il 08 febbraio 2021 alle ore 11:51