La politica, la buona politica, è tutta un plastico adattamento alle diverse situazioni, che cambiano sempre. C’è però una costante in Italia che altri Paesi pure hanno, ma in modo meno asfissiante. Almeno da mezzo secolo l’ansia di ogni governo, di qualsivoglia colore, è una sola: posto l’esplosivo livello del nostro debito pubblico che abbiamo “come andrà la prossima asta dei Bot (Buoni ordinari del tesoro) e Cct (Certificati di credito del tesoro)? Che livello di interessi il mercato vorrà per comprarli?”. Questo è il nostro dramma. Perché noi –iniziando dalla fine degli anni Ottanta del secolo scorso – abbiamo cominciato a vivere con ottimismo, ben al di sopra delle nostre reali possibilità.
Solo due sono stati gli uomini che sono saliti in groppa a quel potente destriero, cercando di domarlo: Bettino Craxi e Romano Prodi. Due figure diversissime, però con un carattere forte, che avevano capito una cosa: solo domando quel cavallo avremmo potuto riprenderci la nostra sovranità politica. Perché questo è il vero macigno che grava sulla testa di qualsivoglia maggioranza politica (di destra o di sinistra non importa), che deve porsi – prima di tutto – il problema di come collocare i titoli di Stato e a quanto venderli con una certa credibilità. Perché è il livello del debito pubblico (buono o cattivo non importa) che traccia il terreno dove può esercitarsi la sovranità politica. Meno debito c’è e più si possono fare scelte politiche, più ce n’è e più sei chiuso dentro un recinto palizzato. Questo è. È come se tu all’inizio del mese avessi già la busta paga prenotata dalle rate dei debiti che hai contratto, per acquistare quei beni che non potevi permetterti di pagare tutti insieme al negozio.
Così – da sempre – vivono gli Usa. Ma questa cultura non ha mai fatto parte del nostro essere. Mario Draghi ha di fronte questo Ciclope (che non fa altro che il suo dovere, beninteso) e ha solo una fionda in mano per contrastarlo. C’è chi non lo capisce e c’è chi, pur avendolo capito, fa della bassa speculazione sulle nostre disgrazie, confidando di passare all’incasso. Il liberale ha da sempre combattuto contro l’eccessiva ingerenza dello Stato in economia e non può che fare, a Mario Draghi, i migliori auguri.
Aggiornato il 05 febbraio 2021 alle ore 11:50