“O Franza o Spagna, purché se magna”

Oggi sul Corriere della Sera nella sua rubrica il “Caffè”, il giornalista Massimo Gramellini parla del senatore Luigi Vitali di Forza Italia e lo paragona a quel trapezista di un circo cinese che riusciva a cambiarsi d’abito, nelle sue evoluzioni piroettanti, da un trapezio all’altro. Da sempre l’Italia è stato un Paese di trasformisti, di persone che hanno cambiato casacca, anzi direi camicia. Sempre pronti a salire sui carri dei vincitori, pronti a tradire il proprio alleato, magari facendolo fuori, per sceglierne uno più forte. La storia del nostro Paese ne è una continua dimostrazione. A partire dal detto “o Franza o Spagna, purché se magna” attribuita al fiorentino Francesco Guicciardini, ambasciatore presso la corte di Spagna, alleato prima della corte di Madrid e poi alleato con i francesi, durante il periodo delle guerre d’Italia, tutto pur di salvare la corte di Firenze.

Forse il fatto che, con la caduta dell’Impero romano di Occidente, l’Italia sia stata arata dalle invasioni di quasi tutte le popolazioni barbariche e poi dai Longobardi e dai Franchi e nel sud da Arabi e poi dai Normanni, ci ha resi nel Dna nazionale disponibili a venire a compromesso, pur di non essere spazzati via. Un Paese debole militarmente e disunito, con una tradizione culturale enorme e culla del diritto romano, ha offerto così i propri servigi, riuscendo a penetrare nei gangli del potere degli occupanti. E le occupazioni della nostra terra si sono susseguite per secoli, fino al nostro primo Novecento, con l’ultima guerra di liberazione contro L’Austria, che è stata la Prima guerra mondiale, e che ha portato i confini a ridosso dell’arco alpino.

Oggi ci ritroviamo di fronte ad una scena già vista altre volte, nel passato recente, una commedia drammatica o piuttosto una farsa. La caduta del governo di Giuseppe Conte ripropone questo nostro essere amanti del tradimento e del trasformismo, della ricerca di rimanere al potere, nonostante tutto. In questo psicodramma abbiamo un cattivo: Matteo Renzi, il traditore, una specie di Giuda che tradisce il “Salvator Mundi”, nella visione distorta del Movimento 5 Stelle e del Partito Democratico. In realtà, Renzi ha inferto già il suo secondo stiletto nel corpo molle di questa alleanza, prima nel 2019 fondando Italia Viva, che strappa un manipolo di deputati e senatori al Pd, ed adesso con la sfiducia al governo, motivandola correttamente con la mancanza di un programma serio e condivisibile. Abbiamo poi il principale attore, ora ex capo del governo, Giuseppe Conte che come trasformista ci ha fatto vedere quanto vale, riuscendo a costruire due maggioranze l’una l’opposto dell’altra. La vittima eccellente che cerca ancora di risalire su quella poltrona, non importa con chi, disposto ad annegare chi l’ha protetto fino ad adesso, il Movimento 5 Stelle.

E poi abbiamo il coro dei famosi “trasformisti”, il cui interesse non è il bene pubblico, ma solo quello privato e personale della posizione sociale, assicurata dal fatto di sedere nei banchi della Camera dei deputati e dei Senatori. Persone come il senatore Vitali e come tanti altri che hanno una sola logica, quella del “tengo famiglia”. Dove gli alti ideali, dove la fedeltà al mandato elettorale? Dimenticati, forse mai avuti, per paura di perdere tutte le prerogative che scaturiscono dalla fine della legislatura. E con la scusa di “salvare l’Italia”, pur di non andare a votare, vendono serenamente le loro coscienze al miglior offerente. Vi invito ad immaginare questi personaggi, gridare nel loro intimo: “Destra o Sinistra purché si guadagna!”.

Ecco mi auguro che si ritorni ad un nuovo modo di far politica, dove prevalgano davvero gli interessi della “Res publica”, dove ci siano degli ideali forti che facciano da guida nelle scelte da intraprendere. Qualcosa si sta muovendo, occorre però far presto perché la Patria ha bisogno di cambiare il proprio stile di governance, l’idea di barcamenarci ci rende solo deboli rispetto agli altri paesi europei. L’ora del trasformismo, il circo dei trapezisti ha fatto il suo tempo, per cambiare davvero occorre partire dall’idea di dirittura morale.

Aggiornato il 29 gennaio 2021 alle ore 12:48