
Ma chi vuole veramente le urne, me lo dite? E poi, sicuro che sarebbe l’unica soluzione? Si citano spesso i sondaggi, stavolta però le rilevazioni dicono il contrario. I dati di Swg, ad esempio, dimostrano che ben l’80 per cento degli italiani è di parere decisamente negativo. Ah, non conta stavolta la demoscopia? I partiti di centrodestra martellano per andare al voto, in particolare Giorgia Meloni di Fratelli d’Italia, la quale ha escluso che “mai-mai” parteciperà a un governo di larghe intese e ha fatto fallire qualunque dialogo. Più possibilista per una guida subito di centrodestra sarebbe la Lega: “Se il centrosinistra non ha i numeri, noi siamo pronti a governare”, ha detto Matteo Salvini. Quanto a Forza Italia, con Silvio Berlusconi ancora saldamente alla guida della coalizione, non può dirsi esclusa la partecipazione azzurra a un esecutivo di “unità” con l’imprimatur del Colle. Ma Conte ter o mai più Conte, ciò che incuriosisce è che non sia il Paese bloccato, spaventato e deluso, a pretendere la fine del teatrino delle maggioranze, rivendicando soluzioni secondo mandato popolare. I critici lamentano che, dopo tanta ansiogena comunicazione, anzi dopo tanto terrorismo virale, gli italiani non riconoscono più le elezioni come la via maestra. Le obiezioni le conosciamo: si vota in tutto il mondo, dall’America a Israele, non è vero che non si possono gestire piano vaccinazioni, virus e consultazioni. Ma io credo che non sia questo il punto.
Sarò controcorrente, forse sbaglio, ma ho capito che la rigidità dell’elettorato riguarda la sfiducia enorme verso la classe politica. Nonostante propagande e tifoserie, l’affidabilità verso i partiti è pressoché zero. Dopo la gigantesca frustrazione del Movimento 5 Stelle, i cittadini non credono più nelle rivoluzioni elettorali. I grillini sono stati l’ultimo partito in cui, bene o male, gli italiani hanno puntato per un radicale rinnovamento. Ricordate l’anticasta, le battaglie contro il sistema, “mai con questo e mai con quello”, i V-day in tutte le piazze, i “vaffa”, le grandi promesse “apriremo il Parlamento come una scatoletta”, che hanno determinato i quasi plebisciti di Roma, Torino, di tante regioni che hanno puntato sul il civismo e sulla democrazia diretta? Quello che resta è il più spregiudicato abbraccio tra nemici, l’esecutivo giallorosso dell’avvocato Giuseppe Conte che, via Matteo Salvini ed esplosa la pandemia, ha rinnegato ogni rivoluzione, al punto che l’invisa destra si sente legittimata a pretendere la guida. E non fa bene, dopo la compravendita di voti, il circo dei voltagabbana, oltre tutti i paradossi, gli errori, gli sprechi della gestione sanitaria che ci ha segregati e impoveriti? Ora si parla di vincolo di mandato e di nuova legge elettorale, tardi e scontato. Poi, diciamolo chiaramente, dopo la tanto sbandierata riduzione del numero dei parlamentari chi veramente vuole le urne per perdere la poltrona? Aveva ragione Giulio Andreotti che diceva “il potere logora chi non ce l’ha” e così il risultato è un attaccamento sconsiderato ai privilegi.
Tuttavia, questi sono ancora calcoli politici. Secondo i sondaggi emerge qualcosa di più forte: gli italiani non credono che col voto si risolverebbe questa crisi. Non solo perché dopo le contestate e violente elezioni Usa coi brogli denunciati da Donald Trump e le censure dei democratici sul Gran Reset anche la trasparenza delle urne è crollata amaramente. Il Paese annusa che c’è dell’insano in questa pressante manovra pro-elezioni. Primo, perché non è vero che non si può votare, che non ci fanno votare, che è in atto una sorta di golpe. Si voterà nel 2023 a scadenza naturale. Si sarebbe dovuti andare alle urne qualora le consultazioni precedenti avessero segnato una rimarchevole differenza tra la volontà dei votanti e la maggioranza. Ma dove sta questa differenza smaccata, se il Paese è diviso in due? E dove e quando il centrodestra ha vinto così nettamente, tanto più che dove poteva dare “la spallata” non lo ha fatto? E secondo loro, adesso, andare alle urne rimetterà in piedi l’Italia, risolverebbe la pandemia e bonificherebbe la politica? Sapete cosa temono gli italiani: che dopo mesi di campagna saremo allo stesso punto, ma a maggioranze ribaltate, cioè l’opposizione rabbiosa che c’è ora a destra passerebbe a sinistra e così il teatrino non finirà mai.
La soluzione allora? C’è una via? Rispetto al disastro ci sarebbe solo da piangere. Ma proprio per questo la strada non potendo essere “via tutti” può diventare “tutti responsabili”. Ma non per le poltrone, per le ideologie, per il potere, bensì per guidare il Paese nel più rapido piano dei vaccini, perché solo così potremo aspirare alla libertà, tornare a lavorare e a vivere. Dunque, un governo non politico e neppure un governo solo tecnico alla Mario Monti per la stangata, ma un governo di “responsabili veri” per l’emergenza sanitaria ed economica. Che sia una istituzione, ma non di una parte come il grillino Roberto Fico, una istituzione di garanzia, perché la gestione dei fondi del Recovery non può essere né di centrodestra né di sinistra e tanto meno estremista impuntata sui gender con la parrucca al potere. Chi pensa al sesso Lgbt ora si qualifica da solo. Matteo Renzi con Italia Viva e la sua formazione politica di tradizione ha fatto benissimo a far cadere questo governo su punti di gestione a cui ancora nessuno ha dato adeguate risposte. La questione non sono le maggioranze assolute, di cui i partiti sono alla spasmodica ricerca, ma un governo di “salvezza”, io direi di “decoro” rispetto a questa Norimberga, per cui non sia più possibile al bue dire cornuto all’asino. Cioè mai più un esecutivo che consenta a un fronte di strafare e all’altro di recriminare senza che cambi nulla e ad esclusivo loro vantaggio. Il teatrino, le zuppe, la voce e i puntigli questi campioni invece che sui media e in tv vadano a farli ai tavoli dove si decide, ciascuno col suo carico e ruolo. Vedo che si sta formando un gruppo di “contestatori” di qua e di là, che chiedono abilità e qualità. Bene. Con questa compagine di nostalgici sinistri comunisti e destre ancora col braccio alzato, che si rinfacciano ora Stalin e ora Adolf Hitler, siamo al disastro post regimi. Ci sono virus e crisi, ma c’è anche lo spillover, cioè il salto culturale, ambientale e tecnologico. Via via da questo sfasciume.
Aggiornato il 29 gennaio 2021 alle ore 12:49