Caro Conte ti scrivo, la lettera di Renzi: “No ai pieni poteri”

In un’epoca dove l’apparire è la regola madre ecco Matteo Renzi, leader di Italia Viva, che ha pubblicato su Facebook la lettera scritta al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. “Per trasparenza totale” Renzi ha postato sul grande social-bar la missiva al premier, perché così “si capisce che parliamo di cose serie, non di rimpasti”.

All’interno di una lenzuolata 2.0 Matteo Renzi ha notato: “In questi giorni il racconto fatto dal Palazzo dice che quelli di Italia Viva vogliono le poltrone. È il populismo applicato alla comunicazione. Ma è soprattutto una grande bugia. Noi ti abbiamo detto in Parlamento che quando un Paese può spendere 209 miliardi di euro non si organizzano task force cui dare poteri sostitutivi rispetto al Governo. Non si scambia una sessione del Parlamento con una diretta Facebook. Non si chiede al consiglio dei Ministri di approvare un documento condiviso all’ultimo momento. Perché questi duecento miliardi di euro sono l’ultima chance che abbiamo. Come nota acutamente Mario Draghi il problema è peggiore di quello che appare e le autorità devono agire urgentemente”.

E poi: “La situazione è seria, abbiamo il più alto numero di morti da Covid in Europa. È inutile continuare con la retorica del va tutto bene. Nonostante la dedizione e la qualità dei nostri medici, infermieri, farmacisti, volontari siamo purtroppo sul gradino più alto di questo tragico podio. Non dobbiamo colpevolizzare i cittadini che hanno seguito con disciplina le indicazioni del Governo ma dobbiamo riflettere su che cosa non ha funzionato, a cominciare dal difficile rapporto Stato-Regioni. Abbiamo sostenuto le tue misure, anche quando non le condividevamo, perché in una fase terribile di emergenza non ci si può dividere. Possiamo soltanto auspicare che sul vaccino non si ripetano i ritardi dei tamponi o dei banchi a rotelle: l’Italia deve essere in prima fila per efficienza nella distribuzione”.

Non solo: “Adesso cerchiamo di non essere i peggiori anche sulla ripresa economica. Noi, presidente, vogliamo dare una mano sui contenuti. Perché in discussione sono le idee, non gli incarichi di Governo. Non tiriamo a campare, vogliamo cambiare. Non ci basta uno strapuntino, vogliamo la politica. Sfruttiamo questa opportunità. Decidiamo insieme qual è il posto dell’Italia nel nuovo mondo dell’America di Joe Biden e della nuova Europa”.

Renzi poi ha sottolineato: “Il Next Generation Ue non è un cesto di risorse gratis al quale tutti possiamo attingere a piene mani, con criteri di distribuzione parcellizzati. Le risorse sono vincolate in numerose dimensioni: la destinazione, la tempistica, i risultati, le riforme di sistema che si accompagnano alla spesa. Non è un fondo di 209 miliardi, perché i trasferimenti a fondo perduto sono circa 82 miliardi. Il resto sono prestiti, e quindi equivalgono a risorse a debito. Seppur con due differenze: costeranno meno del nostro debito tradizionale e il rapporto con gli investitori privati è mediato dal bilancio comunitario. Che senso ha spendere 88 dei 127 miliardi dei prestiti europei solo per finanziare progetti che già esistevano? Abbiamo una visione o abbiamo solo svuotato i cassetti dei ministeri con le vecchie proposte? Pensiamo di non avere idee buone da coltivare oggi? Che fine hanno fatto i documenti di Colao che avevi coinvolto con grande eco mediatica? Hai letto i tanti contenuti ottimi che la società civile ti sta mandando, a cominciare da M&M che riunisce un bel gruppo di professionisti che conoscono lo Stato e che Ti allego per comodità? Ci sono progetti che avrebbero bisogno di prendere tutti e 128 i miliardi dei prestiti. Il tuo Governo, il Mef, ha deciso di utilizzare solo 40 miliardi per nuovi progetti: sicuro che questo sia la scelta giusta? Noi pensiamo che se ci sono buone idee, questo è il momento per finanziarle. Si fa debito? Certo. Ma l’unico modo di combattere il debito è la crescita, non i sussidi”.

Ma non è finita qui: “E come è possibile mettere solo nove miliardi sulla sanità? In tre anni il mio Governo ha messo sette miliardi in più, senza pandemia: ancora oggi i Cinque Stelle definiscono “tagli” questo maggior investimento di sette miliardi in tre anni. Dopo una pandemia e con risorse eccezionali mettiamo solo nove miliardi in cinque anni? E come possiamo dire No al Mes che ha meno condizionalità del Recovery fund? Qual è la ragione del nostro rifiuto? I nostri parlamentari hanno proposto una precisa allocazione dei 36 miliardi del Mes. Come si può dire no agli investimenti sulla sanità, caro presidente? Se siamo in emergenza e abbiamo il maggior numero di morti in Europa forse dobbiamo investire di più in Sanità, non credi? Questo rifiuto ideologico del Mes mi appare ogni giorno più incomprensibile. Recuperando i denari del Mes, possiamo allocare i nove miliardi originariamente previsti per la sanità su un settore decisivo per il nostro futuro: la cultura e il turismo. Bisogna smetterla con una visione ottocentesca di musei e teatri, come se questi possano essere considerati meri divertissements per annoiati signori: sono la base della nostra identità. E i professionisti che vi lavorano meritano di essere trattati come tali: gli operatori della cultura non sono quelli “che ci fanno divertire” ma coloro che ci ricordano chi siamo, perché viviamo, perché amiamo, perché siamo ancora capaci di sognare. Se davanti a un piano di 200 miliardi l’Italia mette solo 3 miliardi sulla cultura e sul turismo stiamo perdendo noi stessi. Presidente, hai idea di come stanno soffrendo alberghi, ristoranti, città d’arte, operatori?”

Inevitabile, in una ode a se stesso, il passaggio all’esperienza di Governo di Renzi: “Nella mia esperienza a Palazzo Chigi il momento più esaltante è stata la scrittura di una nuova pagina sui diritti. Dal terzo settore all’autismo, dal caporalato alla cooperazione internazionale, dai diritti civili al dopo di noi. Oggi però occorre uno sforzo in più. Andare oltre la sfera dei diritti per capire che il presunto Terzo settore è già il Primo. Rappresenta infatti i valori fondanti del Paese. L’economia sociale è già una realtà in Italia, rappresentando oltre 360mila organizzazioni e il 5 per cento del nostro prodotto interno lordo. Il cosiddetto non profit, con quasi sei milioni di volontari e un milione di occupati, rappresenta per la sua capillarità, flessibilità e pluralità di intervento il motore sul quale fare leva per attuare un sistema davvero resiliente. Non si tratta di un settore cui destinare risorse in modo residuale e assistenzialistico, bensì un modello economico stabile su cui innestare i pilastri della ripartenza nel solco della sostenibilità, della transizione ecologica e sostenibile, e dell’innovazione.

Per sua natura, si tratta di un ambito produttivo finalizzato alla generazione di valore sociale in molti ambiti di interesse generale con la precipua caratteristica dell’assenza di scopo di lucro, dove la cura e la presa in carico si esplicano in attività di assistenza socio-sanitaria, educazione e formazione, cultura, sport, ambiente e valorizzazione del territorio e dei beni comuni”.

“Infine una nota sul passato – ha terminato – spesso citi i Governi precedenti come parte del problema. Se ti riferisci all’esperienza del Governo gialloverde, siamo con te: gli errori fatti, a cominciare da quota 100, sono ancora oggi una pesante eredità per i conti pubblici. Ma se ti riferisci ai nostri a solo scopo di riaffermare la verità ti allego lo studio del professor Fortis sul periodo 2014-2017. Amicus Plato, sed magis amica veritas. Ti abbiamo detto, caro presidente, che abbiamo fatto un Governo per evitare i pieni poteri a Matteo Salvini. Non li affideremo a altri. L’insistenza con cui non ti apri a un confronto di maggioranza sul ruolo dell’Autorità delegata è inspiegabile. L’intelligence appartiene a tutti, non è la struttura privata di qualcuno: per questo ti chiediamo di indicare un nome autorevole per gestire questo settore. Io mi sono avvalso della collaborazione istituzionale di Marco Minniti, tu non puoi lavorare con te stesso anche in questo settore. Ci hai sempre chiesto di essere trasparenti e di dire le cose alla luce del sole. Come vedi lo facciamo animati solo da un desiderio: che l’Italia torni a correre”.

Aggiornato il 17 dicembre 2020 alle ore 13:17