L’ipocrisia al posto della democrazia

Che dall’esperienza sciagurata del Governo gialloverde in poi, l’ipocrisia politica avanzasse sulla democrazia s’era capito, ma che arrivasse a sostituirla completamente s’è confermato solo coi giallorossi e il Conte bis. Insomma, ci sarà mica qualcuno che ancora creda alla favoletta che dopo la crisi dell’estate 2019 fosse vietato votare, che la Costituzione imponesse la negazione delle urne, oppure che se il capo dello Stato avesse sciolto le camere sarebbe stato alto tradimento? Suvvia aprite gli occhi. Allora non si è votato perché non si voleva che il Paese tornasse ad esprimersi e a favorire il centrodestra, non si è votato perché Francia e Germania ci hanno imposto di non votare per evitare di ritrovarsi a trattare col centrodestra a guida Matteo Salvini e Giorgia Meloni, non si è votato perché l’asse comunista, cattocomunista e tutto il sistema che controlla, dall’informazione ai gangli statali, ha fatto cerchio per impedire una nuova tornata elettorale. Ecco perché ci hanno rimbambito di chiacchiere sul fatto che fosse necessario rispettare la carta e dunque trovare una maggioranza, sul fatto che in presenza dei numeri a sostegno di un governo fosse vietato sciogliere le camere, sul fatto che un nuovo voto avrebbe peggiorato la già difficile situazione del Paese, insomma un lavaggio del cervello per convincerci che l’unica strada per salvare l’Italia fosse una maggioranza ipocrita, litigiosa, che si insultava e offendeva, che se ne diceva di tutti i colori e che in larga parte aveva già fallito l’esperienza precedente. Se non è ipocrisia questa dite voi cosa sia, ma se non bastasse si è rimesso a capo dell’esecutivo lo stesso premier che fino al giorno prima da Matteo Renzi a Nicola Zingaretti, da Laura Boldrini a Emma Bonino, era stato ritenuto incapace, inesperto, inadatto e sospettato di taroccare curricula e concorsi, insomma di tutto e di più.

Eppure la magia della ipocrisia ha risolto ogni problema e in un istante dai vertici istituzionali, ai giornali, agli intellettuali, ai radical chic, un coro di osanna per i giallorossi che ci avrebbero salvati, rilanciati e arricchiti dopo la catastrofe gialloverde. Oltretutto già su questa ovazione di gloria pendeva una falsità grande come una casa, perché se è vero come è vero che l’esperienza gialloverde fosse una sciagura, avrebbero dovuto spiegarci come lasciando in carica più di metà della squadra sciagurata, l’Italia fosse più garantita e tutelata. Ovviamente nessuno ci ha mai spiegato perché nulla c’era da spiegare se non la bugia e la falsità delle ovazioni. Tanto è vero che la maggioranza giallorossa e il Conte bis sin dall’inizio hanno, sbandato, cappottato e sbattuto il muso su tutto, a partire dalla composizione dell’esecutivo pieno di seconde file, di gente impreparata e incompetente rispetto al dicastero, fino ad arrivare al 10 percento del Pil bruciato al vento per incapacità palese. Del resto, se un Governo appena nato si rimette subito nelle mani di esterni, tecnici, task force e commissari, riconosce di sé stesso l’impreparazione e soprattutto l’auto espropriazione delle prerogative costituzionali, insomma una cosa di una gravità assoluta.

Come se non bastasse, oltre all’utilizzo a gogò di personaggi esterni e incapaci essi stessi, ci sono stati Dpcm a ripetizione per limitare libertà sancite dalla Costituzione senza che nessuno battesse ciglio e senza che il Parlamento fosse coinvolto, insomma tecnici e consulenti sì ma Parlamento no, vi pare normale? Vi sembra una democrazia o una fiera dell’ipocrisia? E poi vi sembra democrazia la minaccia costante di rottura che Renzi propina sera e mattina senza dare esito a niente, perché non ci pensa proprio alla crisi e utilizza la minaccia solo per strappare un po’ di ribalta e qualche richiesta in più per i suoi, tanto è vero che il Giullare politico fiorentino da una parte minaccia ma dall’altra dice che mai sarebbe favorevole ad una nuova tornata elettorale, ecco perché parliamo di ipocrisia al posto della democrazia.

Dulcis in fundo siamo in mano ad un governo pieno zeppo di grillini, Luigi Di Maio in testa: Giggino che concede un po’ di libertà per natale e per gentile concessione, ma siamo matti? Insomma, come si permette un signore qualunque che rispetto a noi a più doveri che diritti, visto che serve il paese e dunque tutti i cittadini, a dire certe cose? Lo hanno spiegato a questo genio che la democrazia è diversa dal regime di Nicolás Maduro? Che un ministro non può concedere o negare alcuna libertà costituzionale perché la democrazia non è la geografia? Insomma, possiamo ritrovarci con un ministro, che non risolve l’infamia dei pescatori sequestrati in Libia e straparla sulla libertà che ci concederebbe bontà sua? O con un ministro che spende soldi per i banchi a rotelle che non servono e nemmeno ci sono, oppure con ministri che ci riempiono di monopattini e biciclette quando stanno per saltare milioni di posti di lavoro, o ancora ministri che sparano cifre senza senso che devono correggere in continuazione perché anziché d’economia sono esperti di filosofia? Possiamo ritrovarci con un ministro della Sanità che non ne azzecca una e la salute, almeno quella mentale, rischia di togliercela davvero, per non dire che speranza avrebbe voluto mandarci la polizia in casa per controllare le presenze. Possiamo ritrovarci un ministro che concede gli aumenti agli statali che si grattano la pancia in larga parte, che formano la cosiddetta burocrazia odiata e odiosa, che fanno i furbetti del cartellino e che quando qualcosa non funziona è sempre perché manca il personale, ma siamo matti?

Se c’è una cosa che non solo non manca ma è il doppio di quel che servirebbe è proprio l’apparato statale, e non ci riferiamo a servizi fondamentali, sicurezza, sanità, forze dell’ordine, ci riferiamo a quella montagna di impiego pubblico diretto e indiretto che non serve o serve solo a votare da una parte, a quella pletora che dove né basterebbe uno ce ne sono cinque. Ecco perché l’Italia costa ma non funziona e affonda. Perché il pubblico pesa sul privato e quando la proporzione salta, salta tutto il cucuzzaro. Da noi la Repubblica è fondata sul lavoro statale, sull’assistenza, sui posti pubblici improduttivi ma fissi e sicuri, sugli enti che non servono ma assumono, ecco perché sprofondiamo nei disservizi e non cresciamo nel Pil. Perché oramai chi produce? Chi fattura se tutto è pubblico e improduttivo? C’è solo spesa senza resa. Siamo alla frutta , siamo all’ipocrisia al posto della democrazia, e invece servirebbe verità, libertà, autonomia, impresa, intrapresa, spinta all’iniziativa privata, stimolo fiscale alla produzione di ricchezza, sostegno all’occupazione produttiva, servirebbe la revisione della spesa, dell’apparato leviatano, servirebbe meno stato e più privato con regole certe e chiare, servirebbe insomma più democrazia e meno Cina, Via della Seta, statalismo e plutocomunismo. Meno Maduro e più futuro, servirebbe un nuovo voto per la libertà, il pluralismo, l’alternanza democratica, e una maggioranza scelta dal popolo , servirebbe meno chiesa in politica e più laicità, a proposito di Santità.

 

 

Aggiornato il 11 dicembre 2020 alle ore 09:47