Braccio di ferro tra Giuseppe Conte e Italia Viva sul Recovery plan. Nel Consiglio dei ministri convocato ieri è accaduta la qualunque: tensioni, dubbi, perplessità. Matteo Renzi ha parlato di atteggiamento sprezzante da parte del premier mentre il ministro dell’Agricoltura, Teresa Bellanova, ha detto: “Il testo sulla governance è per noi inaccettabile. Esautora i ministeri e tutte le strutture dirigenziali, comprese quelle delle Regioni. Si pone attenzione alla struttura invece di stare al merito. Operazione opaca con una norma che presenta evidenti profili di costituzionalità. Se dovesse essere inserito emendamento in Legge di bilancio, si valuti con attenzione, perché in Parlamento potrebbero mancare i voti”. Maria Elena Boschi, in una intervista al Corriere della Sera, ha riferito: “Abbiamo chiesto da mesi di discutere in Parlamento del Recovery fund. E abbiamo promosso una discussione interna alla maggioranza. Italia Viva chiede, pubblicamente, un dibattito alla luce del sole. Il premier ha fatto un’intervista sabato per dire che aveva già deciso tutto, che si sarebbe creata una governance con trecento consulenti, che i progetti erano già stati predisposti con commissari in grado di avere poteri sostitutivi rispetto ai ministeri. Noi non stiamo sfidando il premier, stiamo solo difendendo le istituzioni di questo Paese”. E su rischio di una rottura del Governo, ha notato: “Spero di no, ma temo di sì”.
Oggi è prevista una nuova riunione. Il presidente Conte punterà a cucire lo strappo con la componente degli scontenti. Nella premessa del Piano di resilienza e ripartenza ha commentato che il Piano “per dare concretezza ai suoi obiettivi persegue molte linee di azione sulle quali ci sarà il totale impegno del Governo, ma per il cui successo è necessario l’apporto di tutte e di tutti. Anche perché il tempo stringe”. Sul piatto cifre consistenti: 196 miliardi per gli investimenti, con 48,7 che andranno alle voci digitalizzazione e innovazione. Mentre 74,3 alla transizione ecologica e rivoluzione verde. E poi 27,7 alle infrastrutture, 19,2 a istruzione e ricerca, 17,1 alla parità di genere, 9 alla sanità.
AGGIORNAMENTO ORE 15,45
Il Consiglio dei ministri previsto per questo pomeriggio per continuare l’esame del Recovery Plan e della task force sull’attuazione dei progetti, è stato rinviato. È quanto si apprende da fonti di Governo.
Non ha portato alla fumata bianca la lunga riunione del pre-consiglio sul decreto ad hoc per la governance del Recovery Plan, terminata a notte fonda.
Una riunione, con toni accesi e a tratti molto tesa, che non ha portato a una intesa, in particolare con Italia Viva, sulle norme per la gestione degli oltre 200 miliardi di fondi europei per la ricostruzione post-Covid. Si tratta ancora, quindi, per cercare di arrivare a una quadra ed evitare strappi sul piano da presentare nel più breve tempo possibile a Bruxelles e al Parlamento. I tecnici hanno a lungo analizzato i due articoli e i 32 commi della bozza del provvedimento, soffermandosi per più di due ore sui poteri sostitutivi da affidare alla squadra di 6 capi-missione chiamati a coordinare l’attuazione del Piano, con la supervisione e il controllo della cabina di regia politica formata dal triumvirato Conte-Gualtieri-Patuanelli. Secondo quanto viene riferito l’architettura di massima della governance manterrebbe, almeno per ora, il suo impianto ‘a piramide’, compreso il coinvolgimento delle parti sociali in un ‘Comitato sociale’ consultivo. La riunione del preconsiglio, iniziata attorno alle venti e finita dopo le due di notte, non ha però portato a una intesa.
“La struttura di Conte pensa a moltiplicare le poltrone ma non va a dare una mano ai disoccupati, ai negozi chiusi a chi soffre. Se le cose rimangono come sono voteremo contro. Per noi un ideale vale più di una poltrona. Circa il rischio di una rottura, spero proprio di no, ma temo di sì”, ha detto il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, al Tg2.
“L’Europa ha urgentemente bisogno di un Piano per la ripresa e la crescita; gli strumenti chiave del Recovery Plan europeo, il Quadro Finanziario Pluriennale e New Generation Eu, sono oggi più importanti che mai e devono diventare operativi senza ulteriori ritardi”. È questo il passaggio chiave della lettera congiunta firmata dai Presidenti di Bdi (Germania), Medef (Francia), Confindustria (Italia), Ceoe (Spagna) e Lewiatan (Polonia) inviata ai Presidenti delle tre principali Istituzioni europee, alla vigilia del Vertice dei Capi di Stato e di Governo in programma a Bruxelles il 10 e 11 dicembre.
Aggiornato il 08 dicembre 2020 alle ore 15:49