
Giocare a mosca cieca con il virus. Del resto, quando non si sa bene che pesci prendere e il mare delle opinioni si solleva a tempesta, allora la via d’uscita è alzare al cielo le mani congiunte affinché il dio degli uragani abbia pietà di noi. La trovata geniale (si fa per dire) di aver colorato lo Stivale assegnando alla peste i toni vivaci del tramonto non la rende, solo per questo, estetica. Semmai, quel mosaico cangiante è un ritratto allarmante e inquietante, oltreché francamente osceno, delle derive organizzative che portano il vascello della sanità nazionale, con l’albero maestro spezzato, al più che certo e inesorabile naufragio. Inutile ripercorrere la via dolorosa dell’inazione (non è, forse, questo il Paese degli scongiuri e dei cornetti rossi anti menagramo che spera nello stellone?), di quell’indimenticabile “io speriamo che me la cavo”, profondo mix di ignoranza, arroganza e incoscienza di chi, pur ripetutamente messo sull'avviso dell’avvento autunnale di questa micidiale seconda gobba pandemica, ha fatto finta di nulla per tenersi stretto un portafoglio vuoto, non avendo nessuna forza, né intelligenza politica per imporre una progettualità verticale e centralizzata ai fini della ristrutturazione della sanità territoriale. Eppure, l’emergenza sanitaria, come fatto notare a più riprese da illustri costituzionalisti, si sarebbe ben prestata alla costruzione di un cortocircuito perfetto per estromettere dalla gestione d’emergenza i nuovi, potenti e rissosi mandarini della sanità regionale, feudatari medioevali che non tollerano e tradiscono qualunque re o imperatore. Per cui, accordi solenni nottetempo sottoscritti con il Governo nel corso di una tavola riccamente imbandita, vengono smentiti al far del nuovo giorno.
Del resto, giallorosso non è forse anche l’esecutivo Conte-bis? Ci voleva un pensiero…cinese per imporre, derogando motivatamente alla privacy, una efficiente app di tracciamento (magari acquistandola dai sudcoreani che di certo non ci spiano), ottenendo la collaborazione di colossi come Google, che in un solo secondo ingoiano “gratis et amore Dei” miliardi di nostri dati personali da noi stessi regalati graziosamente a tutte le major della Silicon Valley? Sarebbe bastato, poi, a fine pandemia e con una semplice norma di legge, rendere anonimi e del tutto impersonali quei big-data così raccolti, al fine di ricostruire esclusivamente i flussi della circolazione e del contagio del virus, ricavando mappe e zonizzazioni preziosissime per lo studio nel tempo della sua distribuzione e intensità, dall’inizio alla fine del ciclo. Poi, per il follow-up del tracing, ovvero della ricostruzione in tempo reale dei contatti avuti dai contagiati, da sottoporre tempestivamente a test di controllo, bastava predisporre call-center regionali e zonali coordinati a livello nazionale, per spostare tempestivamente, come si farebbe con le truppe in zona di guerra, il personale addetto (tracers o “tracciatori”, formati ad hoc per l’occasione, reclutandoli temporaneamente tra gli studenti degli ultimi anni delle facoltà di Farmacia, Medicina e Biologia) nelle aree a più elevata trasmissione del contagio. Bastava, sarebbe bastato, un minimo di umiltà per fare benchmarking, copiando da chi aveva già fatto meglio di tutti nel controllo della prima ondata pandemica.
E, poi, il disastro assoluto dei dati epidemici gestiti da cacicchi locali e da non si sa bene quali loro strutture decentrate e scarsamente qualificate, che ha creato nell’opinione pubblica un andamento ondivago di incertezza e di timore, generatori di profonda delusione, protesta sociale e disobbedienza collettiva avverso le misure di protezione, aumentando così il rischio di contagio: sensori inequivocabili e drammatici, questi ultimi, dell’assenza di comando univoco che ci contraddistingue dolorosamente da sempre. Eppure, sarebbe bastato comunicare correttamente ai media e al grande pubblico i flussi macro in entrata e in uscita nel periodo prefissato (quotidiano; settimanale) del tipo: contagiati/guariti; degenti/dismessi; terapie intensive/esiti; suddividendoli, per esempio, per piramide d’età, per sesso e comorbidità associate. Era davvero così difficile? Altro aspetto, causa diretta del disastro sanitario indotto dall’attuale, gravissima emergenza (che si sarebbe potuto e dovuto facilmente evitare): la congestione dei pronto soccorso (commistione dei percorsi sporchi/puliti/misti) e dei reparti ordinari ospedalieri. Ancora una volta: ma non si poteva gestire il tutto come si farebbe con una rete neuronale?
C’è da chiedersi come mai nessuno abbia pensato a trattare ogni letto di degenza, ogni ambulanza, come un generatore gps di dati con l’aggiornamento in tempo reale della cartella clinica anonimizzata del degente di turno, registrata da un dispositivo informatico collocato sulla consolle del letto stesso, o della lettiga di trasporto d'emergenza. Questo avrebbe permesso, come si fa con i voli aerei e il loro tracciamento istantaneo (per ricavare la posizione relativa di ciascun velivolo da parte delle torri di controllo), di avere un pannello o cruscotto informatico centralizzato, in grado di calibrare lo sforzo di soccorso e ricovero ottimale, nonché l’invio di materiale sanitario e farmaceutico strategici in base al grafo dei flussi di riempimento/svuotamento e all’ordine di gravità dei ricoveri. Anziché, poi, affidare compiti fuori misura e ineseguibili ai medici di famiglia, sarebbe stato sufficiente attrezzare un numero adeguato di camper mobili per la sorveglianza dei malati curabili a domicilio, e per l’effettuazione dei tamponi ai segnalati dalla rete nazionale del contact tracing.
Per poter realizzare quanto sopra, l’Italia ha messo (a debito) a disposizione enormi risorse che, o sono rimaste nei forzieri della Ragioneria generale dello Stato, o non sono state utilizzate dai soliti cacicchi che controllano i centri di spesa e programmazione della sanità regionale. Si sarebbe dovuto cogliere l’occasione dell’emergenza per gettare a mare la riforma del 2001 del titolo V, cancellando migliaia di centri di spesa decentrati (basta ricordare la storia della normale siringa i cui costi magicamente si moltiplicano, mano a mano che ci si sposta sul territorio nazionale), per ridurle a poche unità, imponendo erga omnes le famose prestazioni standard, con corredo di sanzioni, licenziamenti per giusta causa e denunce penali ai trasgressori. Ma, la Cina è lontana.
Aggiornato il 12 novembre 2020 alle ore 10:03