
Scomparso solo poche settimane fa, Vittorio Mathieu (1923-2020) è stato un filosofo morale che ha avuto la capacità di occuparsi, con grande originalità, di ambiti molto diversi fra loro. Era uomo di vasta cultura, che ci ha lasciato importanti contributi anche nel campo della giustizia penale.
Per ricordare la figura e il pensiero di Mathieu, ma soprattutto le sue riflessioni contenute nel libro “Perché punire?” (pubblicato originariamente nel 1977 e successivamente ristampato da Liberilibri), si è tenuto ieri il webinar “Perché punire? Dialogo in ricordo di Vittorio Mathieu”, che ha visto la partecipazione di Silvia Cecchi (magistrato e sostituto Procuratore della Repubblica) e Carlo Lottieri (direttore del dipartimento di Teoria politica, Istituto Bruno Leoni).
In apertura d’incontro, Lottieri si è chiesto perché vale la pena rileggere oggi Mathieu. In “Perché punire?”, ad esempio, si è interrogato su temi molto cari alla tradizione liberale: cosa rende un uomo libero, se esiste l’individuo, oppure se esiste la causalità. Per Mathieu, non possiamo dare una risposta scientifica a queste domande: il problema non è quindi teoretico, bensì pratico. La scienza pertanto non ha nulla da dire sulla responsabilità.
Ma è proprio della responsabilità che occorre occuparsi in ambito penale. Lottieri ha ricordato come il libro scatenò un acceso dibattito per le sue tesi provocatorie. Se gli atti non sono determinati e se la responsabilità non è collettiva, allora si ha il dovere di difendere la giustizia e di infliggere la pena al reo.
Lottieri ha infine ricordato come nel libro si affronti anche il rapporto tra diritto penale e Stato. Per Mathieu infatti il diritto penale non doveva essere a difesa dello Stato, ma l’opposto: lo Stato deve occuparsi di alcuni aspetti fondamentali, come la creazione di una cornice penale all’interno della quale gli individui possono vivere liberamente.
Successivamente Silvia Cecchi ha raccontato del suo modo di intendere la pena, una posizione maturata in parallelo con l’esercizio della sua professione: un approccio, il suo, molto concreto, che si basa sul vivo dei fatti dell’uomo. Nel suo libro pubblicato nel 2011 sempre per Liberilibri (e con postfazione dello stesso Mathieu), l’autrice si è occupata del nesso esistente fra la responsabilità penale e il reato da un lato e la sanzione carceraria dall’altro, chiedendosi proprio quale debba essere la corretta sanzione di ogni atto criminoso.
Aggiornato il 06 novembre 2020 alle ore 17:44