Soluzione Draghi per un altro metodo

Una novità c’è e speriamo presto ci sia anche un altro metodo. Il retroscena del giorno sono i contatti sempre più stretti tra il Quirinale e Mario Draghi, come riferiscono sulla stampa Augusto Minzolini e ambienti della Lega, e come da tempo si è battuto su “L’Opinione”, Alfredo Mosca. Di certo l’ex governatore della Bce ha di fresco rifiutato la presidenza della Goldman Sachs, facendosi trovare disponibile per eventuali richieste di “incarichi di responsabilità”. Sarebbe una mossa molto acuta quella di Sergio Mattarella, che si muove prudente nella tensione e felpato in vista del rinnovo del mandato presidenziale, ma non può non prendere atto che ormai il Governo di Giuseppe Conte sia in caduta libera. Chiamare Mario Draghi potrebbe essere la mossa giusta per ricompattare il Parlamento, ridare fiducia al Paese stremato e di conseguenza rassicurare anche le cancellerie europee. Ma, nello stesso tempo, l’attuale inquilino del Quirinale eliminerebbe un pericoloso avversario dai papabili alla presidenza, magari offrendo a Conte l’onore della corsa finendo così per spuntarla lui, il mite Mattarella, grande equilibrista sul baratro Italia.

Anche se il presidente non è un politico scaltro, il metodo invece potrebbe rientrare nel suo stile di abile ex democristiano. Draghi adesso potrebbe essere proprio “la quadra” nella fase più difficile del Covid-19 e della crisi socio-economica. Una personalità autorevole, in grado di coagulare le forze intorno alla sua guida, senza quelle pregiudiziali smaccatamente antifa e antiopposizioni che hanno portato al muro contro muro e di certo non il supporter dei grillini, le stampelle rotte di Conte. Accetterebbe Draghi un governo tecnico di responsabilità nazionale per rimettere Parlamento e Paese in piedi, dare “lo scatto” su misure e conti, come ha definito la necessità Barbara Palombelli? La clausola potrebbe essere non rifiutabile dal bravo economista, banchiere, accademico dell’alta finanza auspicato dall’Europa. Anche se Giorgia Meloni non sarebbe del tutto contenta dell’ennesimo Governo non votato, ma come ha fatto notare Paolo Mieli le leadership del centrodestra Matteo Salvini-Giorgia Meloni non si cambiano. Però attenti a non fare gli errori del passato di urne e spallate mancate, mentre Silvio Berlusconi su “Il Giornale” ha esplicitato il suo “no” alla maggioranza, ma “sì” a voti di responsabilità. Che aspetta Mattarella a sondare Draghi, i morti nelle strade? Sarebbe troppo tardi.

Il recupero di Conte sembra difficile, se non impossibile. È vero che Matteo Renzi di giorno rompe e di notte ricuce, ma nell’intervista su “La Repubblica” va giù forte: “Il Dpcm ha creato tensione, ma non ferma i contagi”, ha stigmatizzato, passando almeno a parole dal riscatto di “yes men” a vero accusatore. E in aula Maria Elena Boschi, annoverabile tra “le cortesi signore” del premier, è parsa comunicare ai banchi del Governo il benservito. Tutto il mondo cattolico di sinistra è in subbuglio. Non solo Graziano Del Rio ha anticipato “la rivolta dei miti” e Walter Veltroni da giorni disegna scenari di unità nazionale, ma dal filosofo Massimo Cacciari al guru Roberto Saviano nessuno perdona gli errori Conte e Rocco Casalino rispetto a una seconda ondata ampiamente annunciata e del tutto fuori controllo, facendo ricadere sul Paese le colpe, provocando quel rigurgito di rabbia e rivolta pericolosamente totale.

Attenzione, che non sia proprio la guerriglia teppista a salvare il Governo giallorosso. Ci proveranno a tutto spiano. La ex presidente della Camera, Laura Boldrini, grande sostenitrice del Governo, spara ad alzo zero contro le destre, accusando Forza Nuova di cui chiede lo scioglimento. Ma i segnali sono pessimi anche per lei e arrivano le prime defezioni sinistre, mentre la ex presidente annuncia con enfasi che la Camera ha approvato i primi articoli della legge Zan sull’omotransfobia, aizzando contro Salvini e Meloni. Risposta secca sulla sua pagina: “Non era la priorità, avete fatto tutto da soli, era necessario un dibattito più ampio, avete ignorato le femministe, vergognatevi”. Per forza, una legge che penalizza la donna ridotta a silente macchina riproduttrice per i gay. Anche Papa Bergoglio “pro Lgtb” corre veloce ai conclavi, nominando tra i vescovi quelli più favorevoli alla sua linea. Insomma, assistiamo a una accelerazione spasmodica, a poche ore dalla sfida all’Ok Corral della Casa Bianca. D’altro canto, che il Covid-19 sia una pandemia politicamente strumentalizzata è ampiamente dimostrato. Esiste, certo. Ma il terrore e l’ansia prodotti dalla comunicazione di palazzo Chigi sono l’unico elemento negativo su cui sono d’accordo tutti i virologi del Barnum televisivo, senza che il Governo coi suoi pluricomitati scientifici sia riuscito ad evitare la baraonda. Come ha stigmatizzato la più mite delle scrittrici italiane, Susanna Tamaro: “Non si potevano dire poche cose e chiare, come ha fatto la Merkel, invece che tutto questo terrorismo quando è la paura il peggior nemico della salute pubblica perché abbassa le difese immunitarie”. Come dire, lievemente, “Conte, va dove ti porta la crisi”. Cioè a casa.

Aggiornato il 30 ottobre 2020 alle ore 10:01