
Nell’attacco mondiale alla cultura della destra liberale, democratica e repubblicana, sul podio c’è Donald Trump, al secondo posto Boris Johnson e al terzo l’immancabile Viktor Orbán, che nonostante l’appartenenza al Partito popolare europeo è considerato neofascista da tutta la sinistra internazionale.
Sia chiaro, nulla di nuovo perché a sinistra il concetto di alternanza democratica è inesistente, oppure esiste solo quando a una sinistra se ne sostituisca un’altra, altrimenti come abbiamo scritto e ripetuto, scatta l’allarme rosso e l’appello al contributo di tutte le truppe speciali nazionali e internazionali. È questo il motivo per cui mentre il pianeta è alle prese col virus più misterioso della storia che sta colpendo duro, la salute e l’economia, nel mondo ci si preoccupa solo di attaccare quotidianamente e frontalmente Trump e a seguire Johnson e Orbán.
Insomma, il paradosso vuole che mentre la Cina che ha lasciato fuggire inspiegabilmente il Covid-19 obbligando il pianeta al dramma che viviamo, viene lasciata in pace; chi l’ha subito non solo è aggredito, ma dentro l’aggressione, la sinistra che attacca, fa una bella selezione. Perché non si capisce la ragione per cui l’America di Trump e l’Inghilterra di Johnson siano finite nel mirino per la gestione del Covid che imperversa, mentre la Francia di Emmanuel Macron o la Spagna di Pedro Sánchez siano trascurate nonostante la situazione sia drammatica anche da loro.
A pensar male si fa peccato ma, come diceva Giulio Andreotti, ci si azzecca spesso, oppure per utilizzare un gigante della letteratura, Stendhal, “quanta ipocrisia e quanta menzogna in quella miscela della politica e dei governi rappresentativi”.
Per farla breve, la sinistra nazionale e internazionale si è coalizzata per colpire solamente chi disturba e crea problemi per un disegno che, giusto o sbagliato, appare eccome, quello di una normalizzazione di intenti e di pensieri a livello mondiale. Del resto questa idea viene da lontano e noi lo sappiamo bene, perché tra la fine del 2011 e l’inizio del 2012 sono accadute due cose incredibili per importanza e gravità: fu cacciato con un colpo deciso a tavolino un Governo regolarmente in carica e mai sfiduciato, quello di Silvio Berlusconi, e, peggio ancora, mandato in pensione un Papa per insediarne uno nuovo forse più adatto.
Insomma, è chiaro a tutti che in quegli anni in costanza del Governo del Cavaliere e soprattutto del pontificato Ratzinger, una certa politica europea ed internazionale, sull’immigrazione, sui rapporti con la Cina e con l’Africa sarebbe stata impossibile. Così come è noto a tutti il fatto che in questi ultimi anni, due, siano state le cose tanto importanti quanto impreviste in grado di scompaginare parecchi obiettivi: la Brexit accompagnata dalla conferma dei conservatori e ancora di più l’elezione di Trump negli States.
Parliamoci chiaro, con l’asse angloamericano schierato a destra e guidato da due ossi duri come Trump e Johnson per la sinistra mondiale s’è messa male, specialmente in una Europa franco-tedesca che con la Cina amoreggia, perché Germania e Francia coi comunisti dell’impero celeste di affari enormi ne fanno da sempre. Lo stesso laboratorio di Wuhan, quello del virus, è franco-cinese, per non dire degli scambi commerciali tra Germania e Cina, che la cancelliera Angela Merkel ha amplificato in ogni modo fino a renderli prioritari, compresi quelli dell’Africa che la Cina sta monopolizzando massicciamente.
Ecco perché, tranne Trump, nessuno si azzarda ad inchiodare come sarebbe doveroso la Cina alle sue responsabilità sul virus, ed ecco perché nessuno si chiede come sia possibile che il Paese dal quale è partito il Covid sia l’unico nel mondo ad averlo circoscritto, superato, praticamente archiviato, tanto sanitariamente che economicamente. Perché, sia chiaro, la Cina è l’unica nazione a crescere tanto quanto prima, l’unica ad avere tutto aperto, l’unica ad aver ripreso la vita di sempre, l’unica a proporsi senza limiti ad investimenti e acquisizioni ovunque, Italia in testa.
Ma allora, visto che due più due a casa nostra fa quattro, chi è nel mondo l’unico in grado di stoppare, incalzare, intimorire la Cina nel suo percorso di leviatano planetario? L’unico che è stato in grado di costringerla a trattare? Metterla nell’angolo e in difficoltà? Ovviamente Trump, ancora di più se affiancato dall’Inghilterra sovrana e conservatrice non vi pare? Ecco perché nel mondo di sinistra nazionale ed internazionale è scattato l’attacco più grande della storia alla destra liberale, repubblicana e conservatrice democratica, per depotenziare Johnson ma soprattutto delegittimare in ogni modo Trump nella speranza che sia sconfitto a novembre prossimo.
Va da sé infatti che una vittoria di quella statua di cera di Joe Biden, dei democratici, aprirebbe definitivamente le porte a quella politica di sinistra di accordi con la Cina, con George Soros, con l’Africa e il Medioriente che con Trump rieletto sarebbero, se non impossibili, quasi. Ecco perché c’è stato l’appello rosso a contrastare, dileggiare, attaccare Trump perfino sul virus che, tranne in Cina, in tutto il mondo è una tragedia, ed ecco perché anche il Vaticano a guida del Pontefice Bergoglio ha preso posizione, mentre con Ratzinger sarebbe stato diverso.
In conclusione, siamo di fronte ad un passaggio storico finale e non si tratta di avere in simpatia per Donald, Boris piuttosto che Viktor, dei quali francamente ci interessa niente, si tratta della difesa della cultura di destra liberale, democratica, pluralista, garantista, che sta subendo una offensiva planetaria senza precedenti dalla sinistra ipocrita e pericolosa, che vuole monopolizzarci la vita e il pensiero definitivamente. Per questo noi speriamo che rivinca Trump, altrimenti seppure in formato 4.0 sarà di nuovo come scriveva Arthur Koestler “Buio a mezzogiorno”.
Viva la libertà, la democrazia, il pluralismo e il libero pensiero, viva l’anticomunismo e soprattutto viva l’Italia.
Aggiornato il 09 ottobre 2020 alle ore 19:04