È sicuro! La Toscana è tornata al centro della politica nazionale; il palcoscenico sul quale, domenica e lunedì prossimi (20 e 21 settembre), si giocheranno partite incrociate da una parte come dall’altra. A sinistra dove la paura di perdere lo storico “bastione rosso”, supera abbondantemente i novanta. Ma anche a destra dove Fratelli d’Italia tenta il sorpasso sulla Lega (meta davvero a portata di mano) per divenire il partito guida della coalizione e dove – per contro – Forza Italia, serbatoio poderoso di consenso per il Pdl fino a qualche anno fa (16 consiglieri nel 2010), rischia – per la prima volta – di non entrare in Consiglio regionale. Come sempre tra i pronostici e la realtà c’è di mezzo il mare ma stavolta le preoccupazioni al Nazareno, sembrano moltiplicarsi di giorno in giorno ed oltrepassare persino le buie (quanto improbabili) previsioni avanzate da fior di notisti e politologi.

Una cosa è certa: la sconfitta del centrosinistra nel Granducato non lascerebbe scampo al segretario Dem Nicola Zingaretti e l’auto-defenestramento dell’intero gruppo dirigente risulterebbe un – semplice ed ineludibile – atto dovuto. Ma c’è di più! Da giorni una preoccupazione sembra turbare i sogni della segreteria Zingaretti. Ed una domanda aleggia nelle stanze off limits del Nazareno: siamo proprio sicuri che anche una vittoria del centrosinistra in Toscana sia sufficiente a mantenere “al sicuro” la leadership del partito? E se Eugenio Giani, come appare assai probabile – continuano a chiedersi al Nazareno – dovesse vincere in Toscana ma con –numeri alla mano (e gli ultimi sondaggi pubblici lo farebbero intuire) – l’apporto decisivo e determinante di Matteo Renzi e della sua Italia viva, Zingaretti potrebbe davvero fare finta di niente e continuare la navigazione senza rimettere il mandato? Tutto è possibile, ma una Toscana consegnata al nemico giurato (per l’ala ex Ds-Pci) del Pd, sarebbe dura da buttar giù; da far digerire ai tantissimi che nel partito si sentono (e sono) ormai sideralmente lontani dalla linea politica di appiattimento sulle posizioni grilline come quella del sostegno al referendum costituzionale sul taglio dei parlamentari (in aperto contrasto con i “No” annunciati da personalità influenti come Romano Prodi, Walter Veltroni, Goffredo Bettini e l’ex capogruppo al Senato Luigi Zanda).

Posizione letta da molti nel partito come uno schiaffo sonoro rifilato a Renzi e alla sua riforma costituzione che proprio il Pd dei D’Alema, Bersani e Zingaretti (tutti ex Ds-Pci) avevano affossato e che prevedeva, al pari della riforma pentastellata, la riduzione dei seggi parlamentari. Uno schiaffo al momento incassato ma certamente non dimenticato dal senatore di Scandicci, che proprio in Toscana, contro il Pd zingarettiano, potrebbe prendersi una sonora rivincita. Tutti i conti si faranno la sera del 21 settembre, ma come si dice a Firenze chi la fa, l’aspetti!

Aggiornato il 17 settembre 2020 alle ore 12:55