
Le ricette per ora sono due. La prima: le navi da quarantena della ministra dell’Interno Luciana Lamorgese. La seconda: centri di accoglienza più piccoli e disseminati sul territorio, un’idea lanciata dal Vaticano. Entrambe le indicazioni non vanno nella destinazione di fermare gli sbarchi, ma nel folle tentativo di regolarizzarli. Questa ipotesi rischia di mettere a repentaglio la salute, la stabilità e il futuro non solo dell’Italia, ma dell’Europa. Sono anni che i Paesi “terzi”, Africa e Asia, riempiono le coste italiane di immigrati e siamo vicini al punto zero, cioè al nodo critico, che potrebbe mettere a repentaglio la tenuta di un continente. Perché il virus e la crisi economica conseguente non consentono più la gestione indiscriminata degli sfollati. Il dilemma si è aperto anche a sinistra e almeno una buona parte ha percepito che non sono solo i puntigli di Matteo Salvini e Giorgia Meloni dall’opposizione, ma una concreta condizione di pericolo. L’ex ministro dell’Interno Marco Minniti si è reso conto della correlazione che anche L’Opinione da settimane denuncia. Come per gli “spring rolls cinesi” è scoppiata la contraddizione, che tanto abbiamo sostenuto. Minniti ha sancito che “è vero” esiste una correlazione tra Covid-19 e immigrati.
E dalle pagine del Foglio l’ex ministro ha incalzato il Pd a svegliarsi: “In fatti di immigrazione la sinistra deve sfidare i nazional-populisti”, ha detto esortando a varare un nuovo piano di accoglienza e una nuova legge. È talmente critico il momento che Piero Fassino, espressione del Pd ante 5 stelle, vorrebbe per sé il ministero degli Esteri, convinto di poter mediare e rimediare. Ma siamo in caduta libera, l’Italia è al centro di uno stato di guerra da parte dei Paesi delle coste del Mediterraneo, della Libia e dell’Asia che si riconosce nella guida dell’islamismo di Erdogan, per cui i prossimi passi non possono essere solo politica, servono la diplomazia, l’intelligence e l’Europa. Lo abbiamo visto nell’ultima puntata di Quarta Repubblica dov’è il nodo da sciogliere. Il filosofo francese Bernard-Henry Lévi invitato da Nicola Porro ha manifestato tutta la sua “sinistra” posizione e scagliandosi contro Matteo Salvini, in studio, ha espresso tutto il suo risentimento per la Lega. Per l’ispiratore del falso buonismo immigratorio “la Lega e Erdogan sono i pericoli da fronteggiare”. E ha proseguito inveendo che “se l’Europa può sperimentare il vaccino è merito dei tanti clandestini”. Follie che non reggono più. E di fatti anche Henry-Lévi, a parte la propaganda, scricchiola e sbanda correndo a incitare i suoi referenti a trovare una rapida soluzione. Insomma, si è arrivati al nocciolo. Così non può continuare. L’idea della Lamorgese sarebbe quella di fermare gli immigrati su navi da quarantena, tanto per non dare ragione a Giorgia Meloni e ai sindaci della Sicilia che invocano il blocco navale.
La soluzione vaticana di piccoli centri, dove i controlli sarebbero più facili e gli immigrati più gestibili, appare vana e costosa. Il torrido luglio ci ricorda che siamo su una polveriera pronta ad esplodere se non sarà affrontata con tutta l’emergenza necessaria una soluzione vera in modo unitario. E stavolta la raccomandazione è all’opposizione, che non può pensare né di risolvere la situazione per via elettorale, né facendo cadere il Governo Conte ora, né dividendo il Paese e accendendo la miccia delle colpe. Occorre massima responsabilità e guidare la crisi dall’interno, conducendo la maggioranza a scegliere soluzioni sensate distaccandola dalle frange estremiste, che finora hanno condizionato la politica estera. Questa è la partita: fermare le Ong, fermare i falso buonisti, gli ideologi del caos e i destabilizzatori. La confusione e i negazionismi non aiutano. L’Europa non può essere assente e non può limitarsi a godere delle difficoltà italiane facendo il vigile. È indispensabile una risoluzione unitaria per contenere gli attacchi migratori. Il segnale di questo confronto importante è stata la presa di Santa Sofia da parte della Turchia di Recep Tayyip Erdoğan, che come ha ben detto Matteo Salvini se si salda col comunismo cinese, che nonostante il Covid-19 corre economicamente, rischia di mettere sotto scacco la nostra area. Fermare gli sbarchi e una forte politica estera non sono più idee avversarie, ma una priorità di ordine pubblico, sanitario e istituzionale italiano ed europeo. Il Governo Conte, dunque, metta presto mano alle gravità.
Aggiornato il 29 luglio 2020 alle ore 13:24