Quo Vadis

Mentre il governo, l’informazione di supporto, il mondo radical chic e chi più ne ha più ne metta, ancora brinda a quello che sarebbe il trionfo di Giuseppe Conte, nel dramma del Paese nulla è cambiato. Sia chiaro c’era da aspettarselo che il pianeta rive gauche, dagli intellettuali agli amici del quartierino, dagli euro fanatici a quelli delle braccia aperte, magnificassero l’ennesimo salvatore dell’Italia per l’accordo sul Recovery fund in Europa. Del resto, sono gli stessi che brindarono al reddito di cittadinanza, al Decreto dignità, alla sfilata di Villa Pamphili, alla prescrizione, alla task force, alla Via della seta, ai processi di Matteo Salvini e ad ogni show di Conte alla tivù. Ci riferiamo all’universo di sinistra che va dai figliocci di Palmiro Togliatti ai sacrestani progressisti e ai grillini comunisti 4.0. Si tratta di un mondo che pur di sostenere sé stesso sarebbe capace di giurare che Cristo sia morto di freddo e che proprio per questo, ha inventato la disinformazione, l’ipocrisia, la falsificazione della storia, la propaganda e la demagogia. Il solito ritornello della superiorità, della unicità e della capacità di fare il bene del Paese come nessuno farebbe, una verità tanto assoluta che all’est il comunismo è crollato per la fame e la mancanza di libertà, in Italia è stato costretto a cambiare nome e camuffarsi nel tentativo di distrarre i cittadini dai disastri economici e sociali che in decenni ha combinato. Perché sia chiaro l’Italia dal 1946 per 67 anni è stata governata dall’asse Dc-Pci variamente inteso visto che alla fine si è fuso e solamente per 9 da Silvio Berlusconi. Oltretutto col Cavaliere per via di qualche cattivo consigliere gli inciuci con la sinistra ci sono stati eccome, col risultato che Re Silvio è stato fottuto è il Paese non è cambiato.

Per farla breve, la famosa rivoluzione liberale che Berlusconi aveva promesso non si è realizzata sia perché nell’alleanza c’erano doppiogiochisti e sia perché in quei governi si è dato spazio e potere contrattuale all’antagonista naturale, il bipolarismo era viziato. Ecco il motivo per cui anche col Polo delle libertà, le riforme sono rimaste lettera morta, dalla giustizia al fisco, dalla forma di governo all’architettura regionale, dalla burocrazia alla previdenza, dal negozio del lavoro a quello dell’impresa, fino ad una grande riforma della spesa. Non solo 9 anni su 76 sono poco o niente ma in quel periodo il cambio di governo è stato apparente, perché gli eredi di Togliatti, i cattocomunisti, non solo hanno mantenuto potere ma addirittura guadagnato poltrone anche con Berlusconi. Il risultato sostanziale di quelle esperienze è stato molto marginale rispetto all’aspettativa liberale. Non c’è stata cesura verso un pensiero, uno stile, una linea politica del Paese statalista, assistenzialista, giustizialista, clientelare, spendacciona per motivo elettorale e fiscalmente da ossessione generale. Tutto ciò per dire che lo sfascio del Paese, del debito e dei conti, della previdenza e della assistenza assieme, della burocrazia e del leviatano, del paga Pantalone, della giustizia ingiusta e politicizzata, degli enti inutili e dei privilegi statali, del fisco Torquemada, del deficit spending non per sviluppare ma rimpolpare il bacino elettorale, nasce e cresce cattocomunista e il centrodestra di Berlusconi ha avuto solo la colpa grave di andargli dietro.

In buona sostanza, l’Italia della repubblica è vissuta e cresciuta con una sola opzione politica reale e quello che non funziona, costa un’eresia, danneggia alla follia, depreda i conti, esalta la spesa senza resa, nega il futuro ai giovani e lo sviluppo al Sud, impedisce e rallenta la giustizia, mortifica la libertà d’iniziativa e produzione, trasforma i cittadini in sudditi è figlio del cattocomunismo. Come siamo, ci siamo diventati piano piano. C’è stato qualcuno che l’ha fatto e l’ha voluto, una politica che l’ha costruito questo sistema, che ha emanato leggi e creato condizioni, ha seminato il germe dello sfascio che viviamo. Ecco perché scriviamo Quo Vadis, non solo per via del fatto che i soldi dell’Europa arriveranno tra un anno e fino ad allora non si sa come faremo visto che i quattrini non ci sono, il debito punta all’infinito e il Pil all’inferno. Ma perché il Conte 2 è figlio della stessa cultura che ci ha ridotti in questo stato, con l’aggravante dei grillini così bravi da devastare Roma. Questo governo è la somma del comunismo più aggiornato e camuffato, del cattocomunismo evoluto che dalla dottrina economica sociale è passato al capitalismo di Stato e del potere garantito. È figlio di una sinistra che ha fallito gli interessi nazionali a favore di quelli elettorali, tanto è vero che l’Europa ci aiuta solo per evitare l’alternanza elettorale altroché per il successo personale di Conte.

Al Paese per cambiare, crescere e rinascere, per trasformarsi e svilupparsi, serve un’opzione politica alternativa che cancelli il passato e riparta da zero con una linea liberale di riscrittura di tutta l’impalcatura economica, sociale, statuale, altrimenti continua il gattopardismo. Dopodiché, la domanda è una sola: saprà farlo il centrodestra per come è messo? Che farà Berlusconi che strizza l’occhiolino a Conte come successe con Walter Veltroni e con Matteo Renzi? Che farà la Lega con un leader che ne sbaglia troppe e troppo spesso? L’unica più brava è Giorgia Meloni che però da sola non basta. Ecco perché il centrodestra deve chiarire alleanze, programma e condizioni, deve fugare dubbi e incertezze, selezionare al meglio il capitale umano, presentarsi al voto quando sarà con un manifesto elettorale inequivocabile. Al Paese serve onestà intellettuale, trasparenza, bipolarismo vero e non il cattocomunismo che per definizione non può essere sincero.

Aggiornato il 22 luglio 2020 alle ore 10:42