Regionali M5s, il voto passa per Rousseau

Il voto su Rousseau per dirimere il bivio alleanze e per tentare di evitare la spaccatura del Movimento 5 Stelle sui territori.

I vertici pentastellati vivono la settimana decisiva per sciogliere il nodo sul loro posizionamento alle Regionali. È un nodo dirimente sia (in alcune Regioni in particolare) per un’eventuale vittoria di un’alleanza che è anche quella di governo, sia per il futuro stesso del Movimento, in bilico tra “terza via” e dialogo con i dem. Probabile che il dossier sia tra i temi sul tavolo del Villaggio Rousseau che Davide Casaleggio riporta in auge questo week-end. Ma, al momento, un’intesa tra M5S e Partito Democratico appare praticabile solo nelle Marche. In Puglia - l’“Ohio” del voto di settembre - l’accordo sul nome di Michele Emiliano resta al limite dell’impossibile. Anche se Nicola Zingaretti rinnova il suo appello al M5S: “Non lasci solo il Pd contro le destre”.

La miccia è stata accesa anche dalle perplessità che Luigi Di Maio, nei giorni scorsi, ha avanzato su Ferruccio Sansa come candidato Pd-M5S in Liguria. Perplessità che avevano sfiorato anche Beppe Grillo, sebbene l’ex comico sia tra gli “sponsor” dell’alleanza. Ma se in Liguria l’intesa è ormai assodata, in Puglia - dove forte, spiegano fonti pentastellate, è il pressing dei dem - il nocciolo duro dei parlamentari tiene fermo il suo stop. Da Giuseppe Brescia a Barbara Lezzi in tanti, con diverse sfumature, hanno già espresso la loro contrarietà a Emiliano, governatore che, sul territorio, il M5S combatte di fatto da 5 anni. Eppure, non tutti i giochi sono chiusi. La Puglia è Regione strategica, per il Pd, nella campagna di settembre. Ed è una Regione molto in bilico, anche perché, senza Italia Viva e senza M5S, i dem si trovano “da soli” ad affrontare Raffaele Fitto, già mister preferenze alle Europee. Ma la Puglia è anche la Regione di Giuseppe Conte. Il premier, dopo aver “consigliato” un’alleanza anti-destre alle Regionali, ha smesso di parlare di Regionali. Ma è chiaro che, se Pd e M5S corressero separati, per il capo del Governo sarebbe sbarrata ogni via di un endorsement elettorale. Più percorribile l’intesa nelle Marche, dove una lista di ex M5S e Articolo 1 già appoggia il candidato dem Maurizio Mangialardi. Intesa che, come Casaleggio ha spiegato nella sua recente sortita a Roma, comunque passerebbe da Rousseau.

Nelle restanti 3 Regioni - Veneto, Toscana e Campania - M5S e Pd correranno divisi salvo svolte dell’ultima ora. Tra i due partiti, sottolinea Zingaretti, non c’è alcun patto di desistenza “ma è un dovere morale” tentare un’alleanza. Parallelamente al nodo Regionali, si fanno strada i malumori sulla riorganizzazione del Movimento. Malumori che “investono” anche gli attuali vertici e che hanno l’obiettivo si stoppare qualsiasi ulteriore slittamento a dopo l’autunno degli Stati generali. E poi c’è Di Maio. Il ministro degli Esteri si mantiene prudente ma in diversi, tra i parlamentari, hanno cominciato a cercarlo. E al Villaggio Rousseau, raccontano, farà un intervento “molto politico”. Sull’altra sponda, la tensione tra Pd e Iv è oltre il livello di guardia.

“In Liguria l’accordo con il M5S è una resa al populismo”, attacca Matteo Renzi ribadendo il suo “no” a Emiliano in Puglia. E la tensione cresce anche sulla legge elettorale, in vista dell’approvazione del testo base, fondato su un sistema proporzionale. “In questo momento non c’è una maggioranza sul testo base su cui Pd e 5 Stelle stanno accelerando. Due partiti della maggioranza non lo condividono. Chi dice che non ci sono problemi di numeri ha bisogno di un pallottoliere”, attacca Iv evocando un riequilibrio dei rappresentanti dei gruppi in commissione Affari costituzionali. “C’è chi in un tv polemizza più con gli alleati che con il centrodestra, io non vado in tv a polemizzare con gli alleati, io voglio vincere”, è la replica del segretario del Pd.

Aggiornato il 09 maggio 2022 alle ore 12:56