
Silvio Berlusconi si dichiara disponibile ad entrare in un nuovo governo, a patto che sia sostenuto da una maggioranza diversa da quella attuale. Il leader di Forza Italia in un’intervista a Repubblica, esclude un esecutivo “di unità nazionale”. Secondo il Cavaliere, “non esistono le condizioni e non credo servirebbe all’Italia un governo con forze politiche antitetiche fra loro. Noi e i cinque stelle, per esempio, abbiamo una visione diametralmente opposta su tutto. Se però in questo Parlamento si creassero davvero le condizioni per una maggioranza diversa, più efficiente, più rappresentativa della reale volontà degli italiani, andrebbe verificata, naturalmente prima di tutto con i nostri alleati”.
In merito all’invito rivolto ieri dal premier Giuseppe Conte alle opposizioni, Berlusconi non ha dubbi: “Sin dall’inizio della crisi Forza Italia è stata disponibile al confronto. Parteciperemo, insieme con Lega e Fratelli d’Italia, e consegneremo un dossier di proposte per la ripartenza. Sul Mes non è un mistero che abbiamo opinioni diverse dai nostri alleati. Il centrodestra è un’alleanza, non un partito unico e non lo diventerà mai. Quindi è ovvio che vi siano differenze di vedute”.
Parlando della sentenza Mediaset, secondo Berlusconi, “fare chiarezza su fatti così gravi penso vada nell’interesse della credibilità della stessa magistratura: molti magistrati sono persone serie e perbene che non meritano di essere accomunate con quel gruppo di loro colleghi che si sono prestati ad operazioni politico-giudiziarie come quella condotta ai miei danni”, rileva l’ex premier.
Giorgio Mulé, deputato e portavoce di Forza Italia di Camera e Senato, nel corso del programma Cofee Break, in onda su La 7, ha detto che “quello che i cinque stelle omettono o non capiscono perché intrisi della loro logica giustizialista, è che il dramma giudiziario che si è compiuto ai danni del presidente Berlusconi non riguarda solo lui, la sua singola persona, ma riguarda l’intero Paese, tutti i cittadini italiani. Perché dove non funziona la giustizia non ci può essere libertà e rispetto dell’altro. Il sistema raccontato dalle ultime rivelazioni del giudice Franco e di Palamara è un sistema marcio che va risolto alla radice, legato a correnti e ad appartenenze politiche che in nome dell’interesse personale e particolare ha deviato dalla strada maestra: quella dell’equità e dell’imparzialità nel giudizio”.
Aggiornato il 02 luglio 2020 alle ore 14:09