
Abbiamo tutti ancora negli occhi la sceneggiata di Vincenzo De Luca alla volta di Matteo Salvini, il somaro politico che osa criticare il piccolo Fidel campano sui festeggiamenti a Napoli per la vittoria della Coppa Italia. In quell’occasione, con una protervia tanto aggressiva quanto triviale, il Sultano di Napoli ci insegnò che non è competenza del “lider maximo” della Regione vigilare sulle manifestazioni di piazza dato che ci sono le autorità competenti sul tema. Seguì un auto-sbrodolamento teso a farci capire quanto i partenopei fossero stati bravi a gestire il fenomeno pandemico e in che modo eccelso lui avesse guidato lo storico successo.
È ormai acclarato che Vincenzo De Luca si senta Maradona, ma è altrettanto chiaro che nessuno se ne sia realmente accorto tranne l’interessato e i suoi lacchè. Quello che invece è universalmente riconosciuto è che il Clint Eastwood di Salerno sia rimasto vittima del suo personaggio un po’ Masaniello, un po’ pescivendolo, un po’ caporione e un po’ sceriffo di periferia. Purtroppo, quando sei abituato a spararle grosse abusando degli avverbi “mai” e “sempre” con il fare categorico da “Togliatti ai friarielli”, la sfiga ti può anche baciare mettendoti di fronte alla imbarazzante prospettiva di dover smentire quanto detto un attimo prima. E il malocchio ha colpito a Mondragone nelle palazzine ex Cirio occupate in prevalenza da cittadini bulgari, dove ci sarebbe un focolaio che supera i trenta contagiati. Ovviamente non è certo colpa del Governatore se si è venuto a creare un focolaio. Il problema però è che – mentre sui festeggiamenti di Napoli, De Luca declinava ogni competenza o responsabilità – sulla Caporetto di Mondragone, De Luca si è impalcato in prima fila manco fosse l’ultimo dei Borboni. Comprendiamo il perché: Mondragone – se il contagio disgraziatamente si dovesse allargare e nessuno di noi se lo augura – rischia di innescare un autogol capace di dimostrare che anche la Campania è sotto il cielo, che il caso ha per ora risparmiato la regione e che quanto verificato in altre regioni può ripetersi anche lì con una capacità di reazione tutta da scoprire (auguriamo ovviamente il meglio ai campani).
È per questo che il John Wayne con gli attributi grandi quanto due zizzone di Battipaglia si è interessato alla questione chiamando Esercito, polizia, carabinieri, la Protezione civile per gli aiuti alimentari, coordinando la questione e pretendendo che i palazzi fossero messi in quarantena. Si è spinto a dire che – se dai dati dovesse emergere un numero alto di contagi – lui è pronto a chiudere Mondragone, isolandola. Comprensibile dato che De Luca è convinto di rischiare la faccia sulla vicenda. Ci domandiamo però che differenza ci sia tra il De Luca che nulla può sui festeggiamenti di Napoli e il De Luca che fa intervenire l’Esercito a Mondragone.
La verità è che Vincenzo De Luca è un vero populista che ama compiacere il popolo anche se ciò induce in contraddizione: era gigione dire ai tifosi che sono “guaglioni” che non hanno fatto niente di male tanto quanto adesso è gigione dimostrare polso fermo sui fatti di Mondragone. Ovviamente è sempre colpa degli altri: sul clamore relativo ai festeggiamenti è colpa di Salvini (il quale faceva solo notare il doppiopesismo di chi prima si interessa della pandemia e poi se ne disinteressa quando non conviene) e adesso sui palazzi ex Cirio è colpa delle Istituzioni (non la sua ovviamente) che del bubbone non si sono mai accorte. De Luca è un Santo. De Luca ha capito tutto sempre, prima e meglio degli altri. Gli altri sono tutti coglioni. Lui è il designato, cioè colui che illumina gli ignoranti col suo sommo sapere. Questo è il ragionamento filosofico deluchiano.
Aggiornato il 26 giugno 2020 alle ore 16:52