
Quello che è capitato a George Floyd è qualcosa di incompatibile con un Paese civile, non ha scusanti e va condannato con chiarezza. Chi trova attenuanti a una simile barbara esecuzione dice una cretinata ed è connivente con chi lo ha ammazzato. Proprio come gli agenti che hanno assistito con indifferenza a quella crudele mattanza. Parimenti, i finti amici che speculano sul corpo di George Floyd non sono però migliori dei negazionisti perché fanno propaganda sulla morte di un povero disgraziato per mera esigenza di bottega. La domanda cruciale che in questi giorni agita il dibattito, riguarda i possibili moventi razziali. Ciò non tanto per sete di giustizia quanto per bramosia di polemica, per attaccare cioè la solita stucchevole pippa che nulla ha a che fare con le rivendicazioni antirazziste. Noi onestamente non sappiamo dire se l’omicidio di Floyd sia a sfondo razziale oppure se si tratti di una atto di disumanità fine a sé stesso. D’altronde in America la polizia non si sottrae certo a gesti di violenza generalizzati. Quello che sappiamo è che molte delle manifestazioni di solidarietà viste in questi giorni puzzano maledettamente di ipocrisia.
Compresa quella dei parlamentari italiani che hanno preso il Parlamento per un inginocchiatoio inscenando una pantomima buona per le telecamere. Questo perché molti hanno il vizietto di inginocchiarsi a giorni alterni compiendo un implicito atto di razzismo al contrario: se muore George Floyd sotto i colpi di un assassino (è bene sottolinearlo, assassino) bianco ci si inginocchia e se invece muore Pamela Mastropietro sotto i colpi di un massacratore di colore allora c’è un’improvvisa e diffusa epidemia di meniscopatia che non permette di inginocchiarsi. La stessa cosa vale per Desirée Mariottini, per Pasquale Apicella o per molti onesti servitori dello Stato che ovviamente non fanno clamore e non portano voti. Se la tecnica di strangolamento con il ginocchio è esercitata su George Floyd scatta la genuflessione mentre se la stessa pratica viene utilizzata su uno studente di Hong Kong ad opera di aguzzini al soldo del Governo cinese allora nessuno sente l’esigenza di proferire verbo. Il razzismo è una brutta bestia ma l’antirazzismo militante è una forma di razzismo più subdola: in realtà ciò che veramente andrebbe condannata è la violenza indipendentemente dal colore della pelle o dai gusti sessuali dell’abusato. Una violenza non è più efferata se chi la subisce è un afroamericano o un gay.
La violenza è esecrabile e tutti dovremmo imparare a condannarla in quanto tale perché il miglior modo per evitare che esista il razzismo è quello di non dare peso al colore della pelle, alle propensioni sessuali piuttosto che al credo religioso o politico delle vittime. Altrimenti una morte “di colore” sarà più morte di una morte da “viso pallido”, una violenza su una donna sarà meno violenza di quella su un gay, uccidere un fascista continuerà a “non essere un reato” e la vita di migliaia di cristiani massacrati nel mondo sarà meno importante di quella dei Palestinesi. La qual cosa, a suo modo, è una forma di razzismo mascherata dietro il perbenismo. Ma il mainstream del politicamente corretto fa finta di non capire e preferisce fare idiozie propagandistiche tipo censurare il film Via col vento perché palesemente razzista (per la cronaca, Hattie McDaniel, la Mami di quel film, ha vinto un oscar mica è stata discriminata). La prossima volta censureranno Colpa di Alfredo di Vasco Rossi e I Watussi di Edoardo Vianello in perfetto stile tra il macabro e il marchettaro.
La qual cosa potrebbe sembrare un’esagerazione grottesca se non fosse che non siamo andati troppo lontano dalla realtà: qualche buontempone in Svizzera ha ritirato i cioccolatini “Moretto” dal mercato perché razzisti. Da oltre oceano qualcun altro risponde provvedendo all’abbattimento delle statue di personaggi ritenuti razzisti (ci sarebbe anche Cristoforo Colombo nella lista). In Italia c’è chi pensa di abbattere la statua di Indro Montanelli perché era un colonialista. Non avendo udito nemmeno una mezza pernacchia, una condanna o un amorevole buffetto, siamo autorizzati a pensare che più di qualcuno sia d’accordo. Pensate se Fratelli d’Italia o la Lega avessero fatto una cosa del genere. A quest’ora saremmo qui a parlare di una quintalata di fascicoli aperti dalle procure di mezza Italia, di fascismo, di deriva autoritaria, di una destra ignorante e muscolare che non è mai cambiata, di offesa all’arte e di squadrismo. Dai palazzi occupati alle proteste, la musica non cambia: dipende tutto dal colore dei protagonisti. Uno spettacolo pietoso.
Aggiornato il 12 giugno 2020 alle ore 10:44