
È scontato che il centrodestra dovesse rifiutare l’invito a quella che sarà una passerella costosa e inopportuna, soldi sprecati che gridano castigo per gli italiani in crisi nera e senza lavoro, fare una festa col Paese in ginocchio ricorda davvero le brioches di Maria Antonietta. Incommentabile poi la scusa della sede istituzionale, perché per paradosso se Sergio Mattarella avesse dato il benestare per Castelporziano, il governo avrebbe potuto organizzare un bell’evento sul mare, tra sabbia ed ombrelloni con l’estate alle porte sarebbe stata ancora più forte. Insomma per chiunque abbia buon senso non esiste che in un passaggio, drammatico e triste, si pensi alle feste anziché a riunire il parlamento in seduta permanente, per tirare fuori i provvedimenti che servono alla gente, alle imprese, a coprire i danni e risolvere sul serio i problemi enormi da chiusura. Perché sia chiaro quello che è stato fatto è sotto gli occhi di tutti, inutile ribadire che si tratti di interventi limitati, ritardati, complicati e subordinati a mille condizioni che sanno più di contentino, che soluzioni vere, adeguate e immediate.
Del resto sarebbe bastato che l’esecutivo copiasse l’Inghilterra, la Germania, la Francia, per restare in Europa, visto che in America c’è la Fed che è tutt’altra cosa della Bce, ma non è stato in grado di fare neanche quello è ha fatto provvedimenti che sembrano scritti da uno strizzacervello. Figuriamoci dunque se da un meeting di ricchi, potenti, tranquilli e fortunati, tra brindisi, pietanze prelibate e tavole imbandite, possa uscire fuori dal cappello la formula magica per salvare il Paese e indirizzarlo al meglio nel prossimo decennio. Inutile girarci intorno queste kermesse, oltre ai discorsoni sui massimi sistemi, la pace, vogliamoci bene, quanto è bello il verde, la fame fa male, la tecnologia è una magia, la povertà assoluta e quella relativa, lo sviluppo nei Paesi emarginati e la crescita in quelli globalizzati, servono a poco e niente. Ecco perché aver convocato gli Stati generali con l’intento di scrivere l’Italia del domani, quando per milioni di cittadini quel domani nemmeno ci sarà perché non ce la fanno, è una provocazione, del resto questa idea geniale in giro per il mondo è venuta solo al nostro governo.
Come solo al nostro esecutivo è venuta in mente la task force, le promesse negli show di valanghe di miliardi, soldi a tutti sul comodino, click for money e così via, che tradotto si è dimostrato un escamotage per tenerci buoni, tanto è vero che ancora c’è una montagna di gente, aziende, commercianti, partite Iva, che aspettano la Cig, i bonus, i prestiti e gli aiuti. Per questo ha fatto bene il centrodestra a non accettare l’invito a villa Pamphili, a rispondere che le soluzioni si studiano in parlamento, che la collaborazione raccomandata dal capo dello stato deve tradursi in una mediazione concreta delle proposte e non in un rifiuto mascherato di furbizia. Col centrodestra infatti i giallorossi hanno fatto i furbetti, convocando gli incontri per far vedere la disponibilità apparente e poi buggerandosene altamente, figuriamoci dunque alla kermesse cosa sarebbe stato, solo un Trompe-l’œil per dire che il centrodestra era invitato, ma mi faccia il piacere.
La realtà è che accanto al centrodestra serve il sostegno di tutto il suo popolo, da solo non ce la può fare, vuoi per sbagli di strategia, di tattica politica, vuoi per qualche indecisione, vuoi per qualche divisione, ma l’opposizione resta limitata, basterebbe pensare che a parti invertite i cattocomunisti avrebbero utilizzato tutto l’armamentario, dai girotondi ai viola, gli arcobaleni, i sindacati e il soccorso rosso a più non posso, altroché disponibilità, avrebbero già data una spallata. Serve che tutto il popolo liberale, di centrodestra, anticattocomunista,antistatalista, tutto il popolo garantista, della libertà , il popolo della giustizia riformata e giusta, del fisco equo e pacificato, dello stato minimo e presente, della cultura dello sviluppo e non dell’assistenza e della clientela, delle banche che finanziano l’idea creativa piuttosto che la comitiva degli amici, il popolo che vuole un Paese che premi e favorisca il merito, l’iniziativa,la produzione di ricchezza e di lavoro, si schieri unito affianco a loro, perché solo così si può vincere e cambiare.
Pensate al 2018, il centrodestra arrivò primo ma è bastato quel punto e mezzo in meno, per consentire ai grillini di comandare e a Matteo Salvini di sbagliare tragicamente, sarebbe stato sufficiente che una parte del popolo di centrodestra scoraggiato, pigro e un po’ svogliato avesse votato anziché astenersi, perché L’Italia fosse governata da una maggioranza chiara e vera, unita da un programma utile al futuro. Non ci sarebbe stato Giuseppe Conte, né il reddito grillino, né l’ampliamento del leviatano, il fisco persecutore avrebbe cessato il suo percorso e sulla giustizia, sul lavoro, sullo sviluppo sarebbe stato un altro discorso a partire dal sud, non avremmo avuto la tassa sul contante e saremmo stati liberi di pagare sia con la carta e sia con la moneta come in tutti i Paesi più avanzati, i cantieri sarebbero partiti e in Europa saremmo andati anziché col piattino con una strategia da Paese fondatore al pari di Francia e di Germania, pronti ad ascoltare ma soprattutto a farci sentire. A settembre si voterà per le Regionali, sarà l’ultimo appello per mandarli a casa, per confermare che il Paese vuole altro perché a sfidare la volontà popolare si finisce in un vicolo cieco, a ferire la democrazia bloccando l’alternanza si spezza la corda e soprattutto la pazienza.
Aggiornato il 11 giugno 2020 alle ore 13:23